L’inizio dell’autunno è l’età dell’oro. Basta guardare l’uva, le foglie, il cielo del tardo pomeriggio: tutto ha una venatura di giallo. Intenso ma non sfacciato, patinato senza essere platinato. Da sempre tale periodo viene paragonato alla nostra età (La terza? La seconda? La 2,5? Boh! Quella delle rughe rampanti, insomma).
Dovremmo imparare un po’ di cose da questa stagione. Tipo arrendersi alla sera che arriva presto e a dare più di quanto riceviamo. Eh, sì, perché l’autunno, nel breve termine di ore delle giornate che si accorciano, è capace di fornire una gradita messe di frutti, colori, cose belle e rare: funghi, vino, pace serale, pretesti per evitare di essere attivi a tutti i costi quando invece si ha voglia di starsene in casa a leggere, scrivere, pensare e insomma a fare quello che si vuole.
Forse per riscoprire l’autunno è proprio vero che bisogna invecchiare, ma non è obbligatorio che nel secondo mezzo secolo di vita si debba stabilire una relazione stretta tra il proprio modus vivendi e le foglie che cambiano colore e cadono. Questo anche no.
Non è necessario immedesimarsi con il caco spiaccicato ai piedi dell’albero o con l’uva pressata per prendere coscienza del tempo che passa. Ma riscoprire in questa stagione la varietà che riesce a regalare senza ansia e con calma ispira continuità e utilità senza evocare fretta e ansia. Viene voglia di assomigliarle.
All’autunno non mancano le forze: ha solo imparato a dosarle, proprio come dovremmo fare noi.
Non a caso piace a poeti e filosofi, tutta gente abituata a scendere nella profondità dei concetti, a osservare tutte le possibili sfumature.
Tipo Albert Camus. “L’autunno è una seconda primavera, quando ogni foglia è un fiore”.
O come Søren Kierkegaard. “Preferisco l’autunno alla primavera perché, se in primavera si guarda la terra, in autunno si osserva il cielo”.
In fondo poi che c’è di male nello stabilire un paragone tra le nostra ossa e il cervello che scricchiolano, ma funzionano ancora e la stagione del letargo e del vino buono?
Ma sì, accogliamo l’autunno con un sorriso, un bel sorriso. Anche se ridere troppo fa venire le rughe, anzi soprattutto per questo motivo.
“L’autunno è la stagione più dolce, e quello che perdiamo in fiori lo guadagniamo in frutti”
(Samuel Butler).
Quindi niente depressione, ma zero frenesia. Non cachi spiaccicati, ma opere d’intelletto.