In un momento dell’anno in cui molti stanno preparandosi ad affrontare la montagna di fine estate volentieri presentiamo alcune IMMAGINI DALL’ARCHIVIO FOTOGRAFICO DI ALFREDO CORTI C. A. I. – Sezione Valtellinese – Sondrio e del filmato che è stato realizzato qualche anno fa grazie alla disponibilità di Nello Corti , figlio di Alfredo, che ha mantenuto l’archivio del padre e ne ha fatto lascito al C.A.I. di Sondrio.
La Capanna Marco e Rosa, oggi Rifugio Marco e Rosa De Marchi – Agostino Rocca, fa parte dell’immaginario di gran parte del mondo alpinistico, per la sua quota (3.596 mt. slm.), per la sua collocazione al centro di uno dei gruppi montuosi più spettacolari dell’intero arco alpino, per le difficoltà alpinistiche da superare per raggiungerla sia dal versante italiano sia da quello svizzero. Il C. A. I. – Sezione Valtellinese di Sondrio, tra le tante iniziative promosse per celebrare la ricorrenza del centenario della costruzione della prima Capanna, ha scelto anche di rendere visibili le immagini scattate da Alfredo Corti (Tresivio – SO 1880 – Roma 1973), grande naturalista, appassionato alpinista e infaticabile fotografo. Alfredo Corti fu promotore della costruzione della Capanna Marco e Rosa, documentò i lavori della sua ardita costruzione, la sua inaugurazione il 13 Settembre 1913 e le successive vicende della capanna, le attività alpinistiche che interessavano le cime del Gruppo del Bernina.Le immagini scelte tra quelle che compongono l’amplissimo “Archivio Corti”, di cui la Sezione Valtellinese sta curando il riordino, la conservazione e la fruizione, si concentrano proprio sulla capanna e sulle cime circostanti, e si concludono con una immagine moderna, l’unica a colori, che documenta la sopravvivenza centenaria dell’originaria capanna .
Alfredo Corti – Alpinista, fotografo, scienziato. Nato a Tresivio nel 1880, primo dei sei figli di Linneo Camillo, il medico condotto, e Caterina Menatti, Alfredo Corti trascorse la sua giovinezza in Valtellina e, compiuti gli studi classici al liceo ginnasio Piazzi, si laureò, ventiduenne, in scienze naturali all’Università di Pavia. Seguì la carriera universitaria dapprima a Parma e in seguito a Torino, dove nel 1924 gli fu affidata la cattedra di Anatomia Comparata, che tenne come professore emerito sino al 1955, a compensazione di un’interruzione forzata, dovuta al suo arresto nel 1942 e al successivo invio al confino a Sala Consilina per punirlo della sua aperta avversione al regime fascista.Il Corti ebbe molti interessi e tre passioni: le scienze innanzitutto, alle quali diede il proprio contributo con numerosissime pubblicazioni nel suo campo di studio preferito, il regno animale; la montagna, che frequentò assiduamente sin da bambino, quando accompagnava il padre nelle sue visite agli abitanti degli alpeggi; la fotografia. Grazie ai figli di Alfredo Corti, Rosetta, Lucia e Linneo, e alle loro famiglie, la Sezione Valtellinese è oggi depositaria del prezioso archivio, una “montagna di lastre, negativi e positivi” che, uscita dalle scatole ove il Corti le aveva così amorevolmente riposte, è oggi patrimonio comune, grazie ad un procedimento che lui stesso, così aperto alle novità, avrebbe certamente apprezzato e fatto suo: la digitalizzazione.
In questo filmato l’intervista a Nello Corti e la visione delle fotografie: una testimonianza che resiste nel tempo. Nello Corti è scomparso, a Roma, nel 2017, ma i suoi ricordi di montagna accompagneranno le imprese alpine di tanti altri appassionati, giovani e non.