Raggiunta l’età in cui succede che qualcuno sul metrò si alzi per cedergli il posto, Marc Augé scava nei propri ricordi personali per sviluppare una riflessione, acuta e delicata, sul tempo che passa. “Conosco la mia età, posso dichiararla, ma non ci credo”, scrive il grande antropologo per evidenziare la differenza tra il tempo e l’età. Perché sono gli altri a dire che siamo vecchi, a definirci secondo luoghi comuni, ma questa etichetta resta superficiale e lontana da quel che avvertiamo dentro di noi.
Dunque, la vecchiaia non esiste. Certo, i corpi si logorano, ma la soggettività resta, in qualche modo, fuori dal tempo ed è così che, come scrive Augé alla fine del suo libro luminoso, “tutti muoiono giovani”.
“Quanti anni ha?”. Da qualche tempo, quando mi si rivolge la domanda sprofondo nell’imbarazzo. Anzitutto proprio nei confronti di chi me la pone, visto che mi appare prova di un’indelicatezza di cui non sospettavo l’esistenza e, secondariamente, perché devo ben riflettere prima di rispondere. Come posso dire? Conosco la mia età, posso dichiararla, ma non ci credo…..
Siamo vecchi ma continuiamo a non rendercene sempre conto, come se, spostandoci tutti insieme parallelamente e nella stessa direzione, avessimo perso la consapevolezza del movimento….
Il libro di Marc Augé non ha bisogno di recensioni: si commenta da sé, esplicito e geniale, impietoso e tranquillo.
Leggetelo, amici grey-panther, e discutete insieme a noi, qui di seguito. Perché l’esperienza vissuta possa trasformare questo libro in una “Carta della terza e quarta età”. La vecchiaia non esiste, finché continuiamo a riflettere sulla sua esistenza.
L’autore: Marc Augé