Non ho mai pensato che una lista di suggerimenti per i regali di Natale possa essere esaustiva, che rileggendola il giorno dopo ci si possa compiacere di aver pensato a tutto ed a tutti. E questo è ancor più valido quando si tratta di musica, e di dischi. Si cerca di metterci dentro tutti i generi, da quelli più impegnati a quelli più leggeri, (anche se non proprio frivoli) e di tener conto di tutti i gusti, cercando sempre che un elemento di sorpresa – nella scelta del programma o nella qualità dell’interpretazione – sia in qualche modo presente.
Ma poi si scopre sempre che qualcosa la si è dimenticata, tra tutti i cd che vengono pubblicati durante l’anno, o un disco arrivato all’ultimo momento ti fa pensare che questo no, proprio no, non lo si può rimandare all’anno venturo. Come questa registrazione – che è in DVD, a dire il vero, ma l’elemento visivo è essenziale, se non determinante, per poter apprezzare tutta l’originalità di questa musica e delle scelte interpretative. Si tratta di un opera e di un autore sino ad oggi assolutamente sconosciuti al gran pubblico, pur se, all’origine, essi furono popolarissimi.
Il genovese Giovanni Maria Pagliardi compose il suo Caligula (o, più esattamente del Caligula Delirante, Melodrama da Rappresentarsi in Musica Nel Teatro Famoso Grimano di Ss. Giovanni e Paolo l’anno 1672. Consacrato Alle .. Altezze .. Gio. Federico Et Ernesto Augusto di Bransuich) nel dicembre 1672, su libretto di autore sconosciuto.
La follia di Caligola è abbastanza conosciuta, anche in campo teatrale – da Albert Camus a Carmelo Bene – ma i suoi deliri trovano nella musica di Pagliardi – e sopratutto nei pupi siciliani di Mimmo Cuticchio, poiché sono loro a portarne in scena gli amori e e le sregolatezze, tra avvelenamenti e duelli mortali – un quadro unico, assolutamente originale e sorprendente. I pupi sono manovrati dai loro alter ego umani presenti sulla scena, appena dissimulati dai loro abiti neri, mentre i cantanti e gli strumentisti del Poème Harmonique diretto da Vincent Dumestre sono accanto al teatrino, appena visibili. Nulla è dissimulato, quindi, ma la magia opera, comunque, per questo delirante dramma fuori dal tempo e da ogni consuetudine teatrale.
Giovanni Maria Pagliardi
Caligula – Vincent Dumestre, Le Poème Harmonique, Mimmo Cuticchio – Alpha (83’)
Un disco frizzante, vertiginoso, che dà alle dense architetture del genio di Bach una dimensione inedita, aerea e trasparente, edificata da un consort di 5 flauti becco. Niente a che vedere con le sonorità laceranti e discordanti a cui ci hanno abituato i saggi di fine d’anno delle scuole di musica che affidano a questo strumento, apparentemente semplice, primario, il compito di iniziare i giovanissimi interpreti – spesso scoraggiandone ogni velleità musicale. Nel soffio e nelle sapienti diteggiature dei Brouillamini i flauti a becco rivelano, invece, tutta la ricchezza di sonorità che da un densità quasi organistica possono passare alle cristalline trasparenze del clavicembalo.
E sono appunto le trascrizioni di due Concerti per uno e due clavicembali, di due Concerti per organo (trascrizioni da Vivaldi), di due Preludi corali e di un Preludio e di una Fuga dal Clavicembalo ben temperato che formano il programma di questo bel cd, un regalo di sicura, evidente seduzione.
Bach
Flûtes en fugue – Consort Brouillamini – Paraty (56’28)
Ancora due Couperin (François) nella ricca e variata produzione in occasione del trecentocinquantenario della sua nascita. Dopo il Couperin religioso di cui ho parlato nello scorso numero, quello teatrale, in un fantasioso pastiche che il clavicembalista, musicologo e direttore d’orchestra statunitense Skip Sempé ha ideato per e con il suo ensemble Capriccio Stravagante. Una versione inedita dell’ottavo concerto dei Goûts-Réunis (I gusti riuniti, cioè lo stile francese associato a quello italiano, di moda a Corte in quegli anni) che ha come sottotitolo Dans le goût théatral (Nel gusto teatrale). Immaginato da Sempé come musica di base per un balletto, è completato dall’integrale delle Arie di corte.
Anch’esso dedicato a questa “riunione” del gusto francese con quello italiano, il secondo cd. Due celebri composizioni che Couperin presentò alla fine dei Goûts-Réunis, due Apoteosi dedicate ad Arcangelo Corelli e a Giovan Battista Lulli – che a Parigi divenne il celebre Lully. La caratteristica di queste opere è l’alternarsi delle musiche – brillantemente eseguite dai clavicembali di Olivier Baumont e Béatrice Martin accompagnati dalla tiorba di Claire Antonini – con una serie di didascalie che l’attore Julien Cigana solennemente recita in un francese del ‘700, evocatore di fasti e teatralità a Corte.
Completano il programma del cd – ad ulteriore illustrazione del gemellaggio musicale Francia-Italia – due composizioni di Jean-François Dandrieu, anch’esse dedicate a Corelli e Lully, e due di Armand-Louis Couperin – cugino del grande François – L’Italienne e La Françoise.
François Couperin
Concert dans le Goût Théâtral, avec l’intégrale des airs de cour – Capriccio Stravagante, Skip Sempé – Paradize (60’46)
F. Couperin, J-F. Dandrieu, A-L. Couperin
Apothéoses – Olivier Baumont, Béatrice Martin: clavicembalo, Claire Antonini: tiorba, Julien Cigana: recitante – NoMadMusic (59’30)
Ho parlato di questa splendida edizione dell’Orfeo ed Euridice di Gluck in settembre. Non posso far a meno di rievocarla come il regalo ideale per gli appassionati di opera lirica, con un Philippe Jaroussky in gran forma in un ruolo che sembra creato per lui. Diego Fasolis ha scelto la versione napoletana, la meno conosciuta, che fu data per la prima volta al Teatro di Corte del Palazzo reale di Napoli nel 1774, con qualche aggiunta di mano napoletana attribuita a un misterioso Egidio Lasnel (in realtà l’aristocratico e dilettante di musica Diego Naselli, della famiglia dei Principi d’Aragona) ed I Barocchisti sono perfettamente a loro agio in questi inferi partenopei che gli antichi immaginavano, appunto, avessero uno dei loro ingressi nel lago Averno, presso Pozzuoli.
Gluck
Orfeo ed Euridice – Philippe Jaroussky, Amanda Forsythe, Emöke Baráth, Coro della Radiotelevisione svizzera, I Barocchisti, Diego Fasolis – Erato (77’38)
Quel che sorprende al primo ascolto delle interpretazioni della rumena Axia Marinescu è la sua giovanile incoscienza. Il programma di questo cd è formato da capolavori ascoltati e riascoltati tante volte – dal Mozart della Sonata in la maggiore KV331 con la sua Marcia alla Turca al primo libro delle Images di Claude Debussy, passando per i Klavierstücke op.118 di Johannes Brahms – che si ha l’impressione che essi abbiano scavato nelle nostre coscienze musicali trincee insormontabili dalle quali è ormai impossibile rimuoverli. Ma Axia riesce a ridestarli da questa paralizzante consacrazione e la sua energetica visione sgomina quei polverosi, imbarazzanti chiaroscuri che son la morte di ogni vitalità.
Axia sarà a Palermo il 3 febbraio prossimo, per il Festival Palermo Classica, e sono sicuro che farà sensazione.
Introspections
Mozart, Brahms, Debussy – Axia Marinescu: pianoforte – Polymnie (62’)
Ha trent’anni, ma il look e l’energia innovatrice di un liceale contestatore: Maxim Emelyanychev è il nuovo astro sorgente della musica classica. Dopo una folgorante carriera di clavicembalista e pianista – ha brillantemente registrato un premiatissimo cd dedicato ale Sonate di Mozart per Aparté – poi come direttore dell’ensemble barocco Il Pomo d’Oro, Maxim dirige l’orchestra da camera di Nizhny Novogorod – la città ove egli è nato, figlio di padre trombettista e madre cantante, ed ha compiuto la sua prima educazione musicale – in un repertorio che scivola verso il romanticismo.
I contrasti tempestosi della Sinfonia n°3, op.55 “Eroica” di Beethoven risuonano tragicamente trionfanti, grazie anche all’adozione degli strumenti d’epoca, ed alle sonorità dominanti di trombe e corni naturali.
Contrapposto alla tensione del Beethoven innovatore, il Brahms solenne ma non monumentale delle Variazioni su un tema di Haydn op.56a, la sua prima grande composizione per orchestra, quasi una prova generale prima di affrontare l’impegno delle Sinfonie. Qui il fuoco del giovane direttore si placa, diventa brace ardente attorno al crogiolo nel quale le sonorità dell’orchestra si fondono e si rinnovano nei colori e nello smalto.
Beethoven
Symphony n°3 “Eroica” – Nizhny Novogorod soloists chamber orchestra, Maxim Emelyanychev – Aparté (64’26)
Una preziosa rarità, mai registrata sino ad oggi, da offrire agli appassionati di musica da camera sono questi Quartetti di Charles Gounod, compositore noto più per la sua produzione vocale e sopratutto operistica che per la sua musica strumentale che egli concepiva esclusivamente come un ambito di sperimentazione per la scrittura orchestrale. Partner di questa rievocazione – nel bicentenario della nascita di Gounod – è il Centro per la musica romantica francese, ospitato a Venezia nel Palazzetto Bru Zane, che ne ha altresì organizzato la presentazione in concerto sia a Venezia che a Parigi, dove i Quartetti sono stati registrati nella Galerie dorée della Banca di Francia.
Gounod
Intégrale des Quatuors à cordes – Quatuor Cambini-Paris – Aparté (102’18)
Esiste molta musica che, anche se non la si può definire “indispensabile”, è, tuttavia, preziosa testimonianza di un’epoca, di un gusto, di abitudini ormai tramontate. Il grammofono – e la radio – non erano stati ancora inventati, ma già la musica risuonava nelle case borghesi. Lo studio del pianoforte faceva parte degli impegni delle fanciulle di buona famiglia e le serate musicali erano l’indispensabile, il principale vivaio delle occasioni matrimoniali. Il Second Empire, nella seconda metà dell’ottocento, con la sua rivoluzione industriale e la costruzione di strumenti musicali economici, democratizzò la pratica musicale, e, quando la famiglia poteva permetterselo, nel salon un harmonium fiancheggiava il pianoforte onde permettere ai casti sguardi di incrociarsi sulle tastiere nell’esecuzione di facili trascrizioni dei successi alla moda, pretesto per innocenti distrazioni sentimentali.
Questo prezioso cd riunisce una composizione originale per harmonium e pianoforte, la Sonata di Lefébure Wely – qui registrata per la prima volta – la trascrizione di un capolavoro, il Preludio, Figa e Variazioni op.18 che César Franck dedicò a due sue allieve, e Sei duetti di Camille Saint-Saëns.
E se si vuol fare un regalo ancor più completo, segnalo il cofanetto delle Opere per pianoforte, violino e harmonicorde di Louis James Alfred Lefébure-Wely, colui che hai suoi tempi veniva chiamato “Il Principe delle tastiere” (di cui ho recentemente parlato in questa rubrica).
Fantaisies du second Empire
Duos harmonium et piano – Emmanuel Pélaprat: harmonium, Jérôme Granjon: pianoforte – Hortus (62’15)
Lefébure-Wely, Prince des claviers
Oeuvres pour piano, violon et harmonicorde – Marian Jacob Maciuca: violino, Pascal Auffret: pianoforte e harmonicorde – Hortus (63’16 + 63’52)
Partendo dalla concezione del quintetto di fiati come la cellula, il nucleo originario dell’orchestra sinfonica, non pochi compositori hanno dedicato a questo ensemble – accompagnato o no dal pianoforte – opere fondamentali nel repertorio della musica da camera. Il brano più interessante di questo bel cd non è stato, tuttavia, originariamente concepito per i fiati ma per gli archi da un compositore, Antonin Dvorak, il quale ai fiati ha tuttavia dedicato una bellissima Serenata. Ma l’ambiziosa trascrizione del Quartetto Americano che propone il giovane ed avventuroso Ensemble Ouranos – formato da flauto, oboe, clarinetto, corno e fagotto – è estremamente pertinente, poiché evoca, con la sua tavolozza ricca di colori e di accenti, la grande ricchezza, quasi sinfonica, della scrittura del grande boemo. Stimolante è movimentata è l’altra trascrizione – opera, questa, del compositore stesso, György Ligeti – di sei Bagatelle all’origine scritte per il pianoforte e incluse nella sua raccolta Musica Ricercata, qui animate da un umorismo teso e una movimentata dialettica. Completa il programma di questo cd, che farà la gioia degli appassionati di musica per strumenti a fiato, il Quintetto op.43 del danese Carl Nielsen. Esemplare la qualità della registrazione.
Ensemble Ouranos
Ligeti, Nielsen, Dvorák: Quintettes à vent – Ensemble Ouranos – NoMadMusic (61’55)
Un autore che mi era assolutamente sconosciuto, ma l’ascolto di questo bel cd – ancora una straordinaria scoperta di Ad Vitam Records – mi ha aperto le porte del suo mondo, un universo fantastico e molteplice, abitato da una musica che coinvolge ed accompagna, facile senza mai esser superficiale, ispirata e originale.
Il lionese Alexis Ciesla è clarinettista appassionato e compositore autodidatta. È evidente che è stata la passione per il suo strumento a guidarlo in questo variegato viaggio di esplorazione attraverso i mille itinerari suggeriti dalle seducenti sonorità del clarinetto, che hanno illuminato il repertorio della musica classica, popolare e tradizionale europea (particolarmente quella klezmer) e del jazz. E si sente come e quanto questa passione animi i suoi interpreti ed amici, primo tra tutti Philippe Berrod, primo clarinetto solista dell’Orchestre de Paris e dedicatario della Sonata.
La vivacità e gli slanci della musica klezmer sono spesso presenti e sempre coinvolgenti, ma è l’intensità e l’impegno della Sonata che rivelano il versante più originale della musica di Ciesla, senza dimenticare la giovanile freschezza del Coro di clarinetti del Conservatorio Nazionale Superiore di Parigi e i timbri e i ritmi indiavolati del Quartetto di sassofoni Morphing.
Clarinet Fantasia
Philippe Berrod and friends play Alexis Ciesla – Philippe Berrod, Alexis Ciesla: clarinetti, percussioni, Nicolas Dessenne: pianoforte, Quatuor Morphing: sassofoni, Quintette à cordes de l’Orchestre de Paris, Coro di clarinetti del CNSMD di Parigi – Ad Vitam Records (47’)
La transgressione enunciata dal titolo del cd inizia già dagli strumenti: è un fisarmonica, infatti, a rimpiazzare il bandoneon, con le sue primitive sonorità così rappresentative del tango, delle sue evocazioni e dei suoi sussulti. Poi le percussioni di Vassilena Serafimova – marimba, bongos ecc. (purtroppo l’elegante grafica del cd, in grigio scuro su bleu oltremare, ne rende l’elenco difficilmente decifrabile …) – anch’esse inedite sulla scena del tango. Ma il risultato è esaltante e prova che, quando l’anima del tango è presente, essa nutre e trasfigura ogni apporto, anche quand’esso fuoriesce dal quadro tradizionale.
Poi c’è il programma, per la maggior parte opere di compositori francesi contemporanei – Matthieu Stefanelli et Alexandre Fontaines, ma anche una donna, Graciane Finzi, e il celebre Richard Galliano -, di audace innovazione, che il giovane Quartetto associa, con grande vitalità e invenzione a musiche più tradizionali.
Ed il programma di questo movimentato, coinvolgente cd – registrato dal vivo – termina appunto con due brani – Romance del diablo e Camorra III dell’italo-argentino Astor Piazzolla, colui che, più che ogni altro, ha saputo integrare la complessità del classico al fascino primitivo della musica popolare.
TrANsGressiOns
SpiriTango Quartet, live with Vassilena Serafimova – Paraty (75’05)
Se in Italia Georges Brassens è conosciuto – pur senza aver la stessa immensa, mitica, popolarità che ha in Francia – lo deve a Maurice André, che non si è limitato a tradurre ed a portare sulla scena i suoi più grandi successi, ma ha, in qualche modo, incarnato il suo personaggio nel vasto panorama della “canzone d’autore” italiana.
Questo divertente cd, immerso in un’atmosfera densa di nostalgie e di allusioni, entusiasmerà non soltanto chi conosce ed ama Brassens, ma anche gli appassionati del patrimonio storico della canzone, dalle sue poetiche origini, quando essa era il patrimonio di aedi, trovatori e menestrelli. Le canzoni del grande Georges si alternano quindi a quelle degli autori più imprevedibili, più o meno sconosciuti, da Gaultier Garguille a Lully passando per numerosi Anonimi.
Il baritono Arnaud Marzorati, di cui ho già parlato in occasione di un suo divertente cd dedicato alle canzoni … elettorali, ha elaborato queste musiche per i suoi Lunaisiens (lunatici ? gli abitanti della luna, secondo lo scrittore Raymond Queneau), decorando il tutto con una fantasiosa e policroma strumentazione che si giova dell’accompagnamento di flautino, fagotto, viola da gamba e arciliuto.
Les ballades de monsieur Brassens
Les Lunaisiens, Arnaud Marzorati – Muso (58’20)
Per finir, poi, con la lista dei cd e goderci in pace musica e Feste, ecco i miei regali: due video di Luca Marconato.
Luca è un noto liutista e tiorbista – ed all’occasione si cimenta altresì con la chitarra barocca – ma è anche – se non sopratutto – un bravissimo e fantasioso regista che ha realizzato i video-clip per la presentazione di alcuni successi discografici di questi ultimi anni, di cui vi ho parlato, come il cd che Luca Oberti a dedicato a Louis Marchand o quello di Ercole Nisini sul trombone barocco.
Al Festival internazionale “Magie Barocche” di Catania, Luca si è filmato – con una camera fissa – assieme ad Andrea Piccioni, lo straordinario percussionista, virtuoso – uno dei più famosi a livello mondiale – di tamburello ed altri “tamburi a cornice”, che qui si esibisce accompagnando Luca con il kartal – strumento originario del Rajasthan formato da due paia tavolette di legno, dal suono simile a quello delle nacchere ma che permette ritmi ben più complessi e indiavolati – in Jacaras dello spagnolo Gaspar Sanz.
Nel secondo video, Maremosso, più astratto, poetico, in un sublime bianco e nero, Andrea Piccioni “accompagna” con un tamburo a cornice Stefano Cianti in una sua performance visuale.