Forse arriva un nuovo lockdown. Forse non sarà drastico come il primo. Ma già le indicazioni di “coprifuoco” sono presenti in alcune regioni ed è probabile che si inaspriscano.
In generale, è abbastanza realistico pensare che per l’autunno e l’inverno i nostri spostamenti saranno limitati, i distanziamenti continueranno e così l’invito a rimanere a casa. Questa volta il lockdown, però, non ci coglie del tutto impreparati, e questo è un vantaggio. Oltre a tutto, nei mesi scorsi non avevamo ripreso completamente la solita vita, ma avevamo convissuto con parecchie limitazioni. Che certo, rispetto ai rigori di marzo e aprile, sembravano quasi il paradiso.
Qualche giorno fa sul mio blog facevo delle considerazioni su reale e virtuale, sull’essere presenti, a se stessi e nelle cose che si fanno, perché una mia lettrice mi aveva raccontato di una sua giornata, in cui aveva seguito dei corsi online e assistito a delle video conferenze, ma alla fine della giornata aveva avuto la sensazione di avere “visto tanto, guardato niente”.
E in effetti l’offerta eccessiva dell’online, la presenza implacabile di Whatsapp e degli altri social, la pratica di Zoom e altre chat room, ci ha fatto diventare marionette che stanno davanti a uno schermo, che sembrano essere presenti, ma, invece, non ci sono davvero. E mentre essere assenti in una situazione reale ha delle conseguenze, esserlo davanti a uno schermo fa poca differenza per gli altri. La fa per noi, però. Il rischio che corriamo è quello di ritrovarci, dopo aver passato ore davanti a uno schermo o al display del cellulare, con un senso di scontentezza, di vuoto, di insoddisfazione.
Penso che dovremo affrontare questo lockdown, parziale o integrale che sia, in un modo diverso. Certo con la massima libertà di scelta da parte di ciascuno.
Penso, però, che siano dei criteri di “buona salute mentale” che tutti possiamo tenere presenti e che possono farci da guida di fronte alle difficoltà. Criteri di buon senso, alla fin fine. Sapendo che quello che ci manca più di tutto è lo stare insieme ai nostri cari che non vivono con noi o vicino a noi, ma ci mancano anche le vecchie abitudini: il caffè al bar, la pizzeria con gli amici, il cinema o il teatro o i concerti, la palestra, il ballo…
- Penso che innanzitutto, dovremmo accettare che quello che ci manca ci manca. Invece di cercare dei sostituti a tutti i costi, pensiamo che sì, soffriamo di non poter fare quello che vorremmo fare. Ma siccome la maggior parte di noi non è nata ieri, lo sappiamo che nella vita ci sono i momenti difficili e che durano anche parecchio. Ma come dicono gli inglesi, When you are going through hell, keep going (“Se stai affrontando l’inferno, continua ad andare avanti”). Nel senso che alla fine tutto finisce, anche il brutto. E l’importante è andare avanti.
- Di fronte alla sterminata offerta del web, bisogna essere molto selettivi. Quasi tutto è gratis, e quindi viene da pensare “intanto mi iscrivo e poi semmai non lo seguo oppure quando mi stufa lo pianto lì”. Che è vero e che si può fare, non c’è nulla di male. Ma mentre il webinar è gratis, il nostro tempo non lo è. Il tempo che usiamo anche solo per collegarci e vedere l’inizio, non torna più. Se l’abbiamo sprecato, non ce lo rimborsano. Per cui meglio selezionare prima. Meglio usare un pochino di tempo per capire di che cosa si tratta, e per chiederci se ci interessa davvero o se stiamo dicendo di sì solo perchè abbiamo paura di restare da soli senza fare nulla. Anche come forma di rispetto per chi organizza e offre online. Il tempo è prezioso per tutti.
- Sostituiamo i messaggini su Whasapp con delle belle telefonate. La voce ha un grande potere. La voce trasmette le nostre emozioni e i nostri sentimenti con grande immediatezza. La voce, quella di ognuno di noi, è unica e inimitabile. Anche se i nostri nipoti ci dicono “mandami un messaggino”, noi telefoniamo. Ci sentiranno più vicini. E lo stesso vale per gli amici, per i colleghi di lavoro, per i conoscenti. Il telefono consente uno scambio che i messaggini non permettono. Il telefono è davvero lo strumento che più si avvicina alla presenza fisica. Ce l’abbiamo, sfruttiamolo!
- Usciamo a camminare, possibilmente nel verde. Il restare a casa del lockdown è soprattutto un non andare dove vanno tutti. Cerchiamo delle strade poco frequentate, dei tratti di campagna, dei parchi grandi o poco frequentati. Sicuramente ce ne sono, e se anche non sono vicinissimi li possiamo raggiungere. Un giaccone caldo, scarpe da ginnastica o scarponcini, berretto, guanti, scaldacollo, mascherina e via!
- Curiamo le piante. Possiamo comprare i ciclamini ora che è la stagione giusta. Togliere le foglie secche. Annaffiare quando ci sono state delle giornate di sole. Le piante sono estremamente reattive alla nostra presenza, capiscono subito se ci stiamo occupando di loro, se le riteniamo importanti e gli dedichiamo del tempo. E se non ci possono ripagare con i fiori e le gemme e le foglie nuove perché è autunno, comunque ci mostrano se stanno bene e sono in armonia con noi.
- Dedichiamoci del tempo. Tendiamo a concentrarci su quello che c’è da fare, a stare dietro ai bisogni degli altri, a volte anche ai falsi bisogni. Prendiamo il tempo che il lockdown ci regala e usiamolo per noi. Sano egoismo. Cuciniamo se ci piace, leggiamo, lavoriamo a maglia, dipingiamo, costruiamo modellini, ricamiamo, facciamo i puzzle, le parole incrociate, il sudoku. Tutto quello che ci piace, concediamocelo senza sensi di colpa.
- E ascoltiamoci. L’assenza di rumore di fondo, di impegni, di disturbi, rende più facile avvicinarsi a se stessi. Siamo noi stessi spesso i primi trascurati in un’esistenza affollata e affrettata come è spesso la nostra. Ma ascoltare se stessi è prezioso, e abbiamo già sperimentato nel lockdown precedente che ci aiuta a superare le difficoltà. Lo farà anche ora, se ci dedichiamo attivamente e attentamente a questo ascolto.
Vi sembra tutto troppo ottimistico? Vedrete che non lo sarà!