Care Marina e Rebecca,
sono Eleonora e già ci conosciamo: vi ho scritto tempo fa la mia prima lettera e ho visto la mia storia pubblicata: grazie per i vostri consigli. Vi ho raccontato del mio amore per un uomo più grande di me che mi ha tradita e maltrattata, ma poi quando, a seguito del suo comportamento, mi sono decisa a lasciarlo, lui ha cominciato a cercarmi, corteggiarmi, adularmi, dicendo che sono la donna della sua vita. Voi mi avete giustamente consigliato di lasciarlo perdere, il mio bel Narcisista, ma io, nonostante sappia che sto sbagliando, continuo a uscire con lui una volta alla settimana e, anche se sento di non amarlo più, e mi vedo con un altro uomo; anche se a ogni incontro gli dico che non lo amo più, non sono ancora riuscita a dirgli addio. Comincio a chiedermi che cosa ci leghi: forse, vista la mia età molto più acerba della sua, lo vedo come un padre? Io abito lontana dalla mia famiglia d’origine, mi sono trasferita a Milano per lavoro, e con mio padre ho sempre avuto un rapporto speciale. Mi chiedo se forse io veda in lui una figura paterna e per questo non riesco a lasciarlo definitivamente. Forse, in qualche modo, ho bisogno di lui. Voi cosa dite? Grazie di nuovo dei vostri consigli, se vorrete darmene.
Eleonora
Cara Eleonora,
ben ritrovata! Grazie per averci scritto di nuovo. Che dire? Avevo avuto l’impressione che la tua storia avrebbe potuto finire così…ovvero non finire. Eri indecisa, già nella tua prima lettera, dalla quale trapelava il grande affetto che nutri per questo uomo maturo che è riuscito ad ammaliarti in modo straordinario, fin da subito. Non preoccuparti, hai fatto bene, a mio parere, a seguire il cuore invece di costringerti a fare qualcosa di cui ti saresti pentita, prima o poi. “Meglio fare e poi pentirsi che pentirsi di non aver fatto”, si dice. Adesso, però, è venuto il momento di andare più a fondo a questa storia, per capire meglio te stessa. Ti interroghi su un possibile “complesso di Elettra” nei confronti di tuo padre, per dirla con Sigmund Freud, che potrebbe essere all’origine di questo tuo affetto. Ti chiedi perché non riesci a separarti da questo padre che, pur lontano fisicamente, è ancora così presente a livello emotivo nella tua vita. Il mio suggerimento è questo: perché non andare a fare qualche colloquio con uno psicanalista? Nell’antichità, Socrate invitava i suoi discepoli a conoscere meglio se stessi, perché è proprio dalla conoscenza di sé che si sviluppa ogni cosa. E’ impossibile evolvere, nelle nostre vite, se prima non impariamo a conoscerci a fondo. Perciò ti consiglio di far germogliare questi dubbi che giustamente ti poni e di avere l’umiltà di rivolgerti a qualcuno che possa farti da specchio e aiutarti a uscire da questo piccolo, grande “empasse” sentimentale. Buona fortuna!
Rebecca
Cara amica,
concordo pienamente con Rebecca (e non capita spesso, voi sapete) nel suggerirti un lavoro psicoanalitico che ti permetterà di capire meglio i legami affettivi che ti tengono unita a quest’uomo (il quale, per la verità, rivela doti cospicue di ammaliamento). Mentre leggevo la tua lettera, però, pensavo all’altro, quello che frequenti da poco e che liquidi in mezza riga. Forse è meglio che non apri altri discorsi sentimentali finché non hai fatto chiarezza al tuo interno. L’altro, che chissà quanto è simile o diverso dal modello maschile che ti porti dentro, non merita di essere coinvolto in una storia a tre (o forse più) “voci”. Aggiornaci!