Pianoforte e violino, ma sopratutto la viola da gamba per ben inaugurare in musica questo 2023 che, peraltro, non promette certo gli orizzonti sereni e radiosi che ci propone Lucile Boulanger. Questa giovane e affascinante virtuosa, dallo sguardo fiero e misterioso che ben si accompagna alle austere e al tempo stesso seducenti sonorità del suo magico strumento, è stata definita dal BBC Music Magazine «la Jacqueline du Pré della viola da gamba». Non so quanto questa lusinghiera associazione calzi a Lucile – che, peraltro, non ne ha alcun bisogno – anche se, effettivamente l’energia del suo archetto, la franca volontà e l’energia dei suoi attacchi e del suo fraseggio potrebbero far pensare alla divina Jacqueline.
Solo è il titolo di questo bellissimo album di 2 cd, e sola è la viola da gamba di Lucile in un programma che associa Johann Sebastian Bach e Carl Friedrich Abel. Abel fu forse allievo di Bach e certamente l’ultimo grande virtuoso di questo strumento che il violoncello aveva già quasi ovunque soppiantato all’accompagnamento. Suo è il famoso Arpeggio in re minore, WK 205 e qualche altro solo meno noto ma egualmente coinvolgente nelle sue atmosfere austere e meditative.
Altrimenti interessanti sono le composizioni di Bach in programma. Johann Sebastian non ha mai scritto per la viola da gamba sola (o, comunque, nulla è giunto sino a noi), ma Lucile ha mirabilmente trascritto tre danze dalla Suite n.6 per violoncello solo «poiché esse, scritte all’origine per il violoncello piccolo a cinque corde (o viola pomposa), suonano particolarmente bene alla viola», ed altre composizioni, all’origine per violino o liuto.
Come sovente, si giustifica l’operazione (di trascrizione) con i soliti argomenti. Certamente Bach – come peraltro molti altri compositori dei suoi tempi – ha spesso trascritto la sua musica; non credo, comunque, che sia oramai necessario legittimare queste appropriazioni altrimenti che con la bellezza del risultato.
Solo
Bach-Abel – Lucile Boulanger: viola da gamba – Alpha (90’)
Violin Concertos
Benda, Graun, Sirmen, Saint-Georges, Mozart – Zefira Valova: violino, Il pomo d’oro – Aparté (68’)
Creato nel 2012, Il pomo d’oro è l’ensemble del momento, e non soltanto per le iniziative non esclusivamente musicali che lo impegnano, in particolare modo El sistema Greece, un progetto umanitario che è attivo in diversi campi di rifugiati in Grecia ed ha per obiettivo combattere lo sradicamento e la perdita della propria identità e rendere possibile l’integrazione associando l’educazione linguistica a quella musicale.
Già affermatissimo nel campo discografico per le sue 4 produzioni operistiche – tre opere poco note di Handel ed una sconosciuta di Leonardo Vinci – Il pomo d’oro è altresì protagonista di numerose registrazioni sinfoniche e concertistiche. Tra le più recenti questo cd nel quale la sublime Zefira Valova interpreta e dirige quattro dimenticati Concerti per violino della seconda metà dell’800, in un’esemplare illustrazione dell’evoluzione del genere. Franz Benda e Johann Gottlieb Graun (in prima registrazione mondiale), poi la virtuosa veneziana Maddalena Lombardini Sirmen e l’esotico ed iconoclasta Georges Bologne de Saint-Georges (fantastico virtuoso, compositore e spadaccino, anche questo suo concerto è una prima mondiale). Per concludere, in bonus, il famosissimo Rondo in C K. 373 di Mozart.
Mozart – The Symphonies
The beginning and the end – Il pomo d’oro, Maxim Emelyanychev – Aparté (77’)
È il primo cd di un vasto ed impegnativo programma che Il pomo d’oro sta realizzando con Maxim Emelyanychev, qui nel duplice ruolo di direttore e solista al pianoforte : l’integrale delle Sinfonie di W.A. Mozart. La prima, in Mi bem. maggiore K.16 e l’ultima, n. 41, in Do maggiore, K.551 “Jupiter’’, assieme al Concerto n.23 in La magg. K.488 per pianoforte (per la registrazione è stata usata la copia di un Conrad Graf del 1823). In ogni futuro cd dell’integrale a due Sinfonie – una della giovinezza, la seconda della maturità – sarà associata un’altra composizione di Mozart (nel prossimo sarà il Concerto per oboe) interpretata da un solista invitato.
Le registrazioni son realizzate in un antico monastero di Monte San Savino (un villaggio in provincia di Arezzo), trasformato nel secolo scorso in stalle ed ora in modernissimo studio di registrazione.
Il pomo d’oro sarà in tournée in Italia, il 7 febbraio a Torino, Auditorium G. Agnelli al Lingotto, e l’8 febbraio al Teatro Valli di Reggio Emilia.
Marie Jaëll
18 Pièces pour pianoforte d’après la lecture de Dante – Célia Onet Bensaid: pianoforte – Présence Compositrices (69’23)
Compositrice e pianista virtuosa, Marie Jaëll (1845-1925) animò, scosse e perturbò la vita musicale parigina al passaggio del secolo, tra una fine ‘800 che non vedeva di buon occhio le donne compositrici ed un’inizio del XX secolo nel quale le donne – grazie anche a personalità come quelle di Marie – son sempre più protagoniste, sopratutto nel mondo delle Arti.
«Madame Marie Jaëll non vuol più che si parli del suo talento di pianista. – scriveva Camille Saint-Saëns – Non sa cosa farsene e non c’è altro che la alta composizione che la interessi. I suoi primi tentativi sono stati tumultuosi, eccessivi, qualcosa comme l’irrompere d’un torrente devastatore». Senza dimenticare che Marie si interessò anche, ed in maniera originale ed innovatrice, alla tecnica pianistica, giovandosi delle prime ricerche neuro-psicologiche per approfondire il potenziale della mano dell’interprete e pubblicando, tra l’altro, La musique et la psychophilologie.
18 Pièces pour pianoforte d’après la lecture de Dante, pubblicato da Présence Compositrices, che, evidentemente, dedica il suo catalogo ad opere di compositrici di tutte le epoche e nazionalità, ben rappresenta la creatività fantastica e romantica ancor più che innovatrice di Marie Jaëll. «… on ne voit pas tous les jours de la musique comme cela.» scriveva la compositrice a Saint-Saëns, e Célia Onet Bensaid è interprete appassionata di questo grandioso affresco che evoca tutti i tormenti, le attese e le estasi di Ce qu’on entend dans l’Enfer, dans le Purgatoire et dans le Paradis.
Mili Balakirev
Islamey – Katherine Nikitine: pianoforte – Hortus (62’12)
Con il programma del suo primo cd registrato come solista, Katherine Nikitine, che ha al suo attivo concerti dalla cattedrale di Nôtre Dame a Parigi al MetLife Stadium di New York (nel ciclo di 22 concerti con il gruppo rock tedesco Rammstein che lo scorso anno si è esibito davanti a più di un milione di spettatori) ha voluto rendere omaggio al padre della musica romantica russa. Mili Balakirev, incredibile personaggio, arrivato alla musica attraverso dieci lezione di pianoforte solamente (non poteva permettersene di più), anima del Gruppo dei Cinque che poi abbandona – e la musica con lui – per fare il capostazione durante cinque anni sulla linea ferroviaria che porta a Varsavia.
Katherine anima del suo talento e della sua fantastica energia questo programma che raccoglie composizioni dei tre periodi cruciali dell’attività musicale di Balakirev, in cui egli si fece altrettanti nemici che discepoli. Islamey, fantasia orientale, L’Alouette, Poustinya, Romance, son gli sconfinati slanci di un’ispirazione ribelle, mai convenzionale, che sembra ad ogni passo stupirsi delle sue scoperte.
Il pianoforte Paulello Opus 102 è il mirabile complice di Katherine nell’avventurosa impresa.
Aurelio Canonici
Piano Préludes – Gilda Buttà: pianoforte – Aulicus Classics (46’53)
Un panorama sonoro fatto di lentezze che procedono in un sereno espandersi, di elevazioni nell’introspezione, in una sconfinata attesa fatta di risonanze meditative. Non conoscevo i protagonisti de questo affascinante cd, né il compositore Aurelio Canonici – che è anche direttore d’orchestra formato alla Hochschule für Musik di Vienna e divulgatore musicale, animatore del programma La Gioia della Musica su Rai3 – né l’interprete, Gilda Buttà, pianista prediletta da Morricone (sua è la colonna sonora de La leggenda del pianista sull’oceano di Giuseppe Tornatore). Il che vuol dire che il mondo della Musica, ed, in particolare modo, quello del disco, ci riserva sempre, e fortunatamente, felici sorprese.
Con un linguaggio semplice e allo stesso tempo armonicamente raffinato, animato de echi tra impressionismo francese e minimalismo, Aurelio Canonici ha composto questi 16 brani ”… pensando all’idea di preludio, di attesa, di preparazione, quasi fossero canzoni senza parole, privilegiando l’aspetto narrativo, vocale e dedicando molta attenzione al timbro, al colore e al suono del pianoforte”. E Gilda ne è l’interprete appassionata – devota, si potrebbe dire – pudicamente attenta a nulla aggiungere, a mai sottolineare queste cosi delicate atmosfere.