L’estate è finita. Non quella astronomica, che dura ancora qualche giorno, ma quella delle vacanze, dei grandi caldi che ci fanno sognare, nostalgicamente, boschi rosseggianti d’autunno e brezze rinfrescanti (e benefiche piogge per chi ha orti o giardini …), e con la fine dell’estate cominciano ad arrivare le novità discografiche, che si aggiungono agli ascolti, un po’ sonnolenti, degli ultimi cd primaverili.
Ho chiuso, in giugno, la stagione con Marin Marais e la viola da gamba e la viola da gamba e Marais la riaprono. Già in aprile vi avevo parlato, con entusiasmo, del cd Pièces favorites, con il quale François Joubert-Caillet e L’Achéron annunciavano l’ambiziosa avventura dell’integrale dei Cinq Livres de Pièces de Viole registrata da Ricercar. Ed ecco il primo cofanetto di 4 cd – gli artisti sono, evidentemente, sempre gli stessi – con il Primo Libro e la sua decina di Suites per la viola sola (due sono a due viole) con un basso continuo di tiorba, clavicembalo, arciliuto e chitarra. Completano questa densa antologia, che illustra tutte le virtù del fantastico strumento alcuni pezzi di carattere o descrittivi, come la Fantasia in eco e la Paysane, ma sopratutto quel capolavoro che è il commuovente Tombeau de Monsieur Méliton dedicato ad uno dei maestri di Marais (il Tombeau era un monumento in musica, un omaggio scritto “in memoria” di una persona cara o famosa).
Senza dimenticare la serie di Variazioni su di un tema che era stato donato a Marais da un “estranger” (straniero), che annuncia i Couplets sur les Folies d’Espagne, una delle principali composizioni del Secondo libro su uno dei soggetti più frequentati dai compositori barocchi, da Corelli in poi.
Abbiamo ascoltato – ed amato – Marin Marais sin dalle prime, illuminanti rivelazioni proposte da Jordi Savall tanti anni fa. Per lungo tempo il Marais di Savall è rimasto unico ed esemplare; oggi i gambisti si son moltiplicati – e non vanamente -, e la scuola italiana (di cui tanto ho parlato nella mia rubrica) ha avuto la sua a dire. Ma François Joubert-Caillet “evoca atmosfere più trasparenti e delicate di quelle che i suoi più o meno illustri predecessori hanno instaurato attorno a questi magici acquerelli dai colori autunnali “, ed i suoi complici di Acheron – Andreas Linos al basso di viola, Miguel Henry alla tiorba, Vincent Flückinger, chitarra e arciliuto, e Philippe Grisvard al clavicembalo – “accendono, sfumandole, le luci degli opportuni crepuscoli”.
Marin Marais
Premier Livre des pièces de viole – François Joubert-Caillet: viola da gamba, L’Achéron – Ricercar (4cd: 4h16’17)
Marc Mellits
String Quartets n° 3,4,5 – Quatuor Debussy – Evidence (55’)
Anche se il pensiero, all’ascolto di questo splendido cd del Quartetto Debussy, corre inevitabilmente a Philip Glass e Steve Reich, l’intensità termica delle atmosfere dei tre Quartetti di Marc Mellits differenzia ben presto questa musica dalle glaciali, cristalline strutture dei due compositori minimalisti, come lui americani.
Tapas – sì, come l’equivalente spagnolo dei “cicchetti” veneziani -: schegge sonore che si susseguono come in una suite barocca (“Se dovessi mangiare della musica, vorrei che suonasse proprio così” ha detto il compositore …), Prometheus e Waníyetu (Inverno, in Lakota, un dialetto amerindio) si susseguono, alternando i momenti sospesi, fuori dal tempo alle sequenze frenetiche, al limite dello stordimento, in questa prima registrazione mondiale,
Del Quartetto Debussy ho già parlato varie volte con entusiasmo in questa rubrica – sopratutto in occasione di un cd (sempre Evidence) dedicato ai Quartetti di Dmitri Shostakovich. La sua interpretazione è appassionata e travolgente, ed anima il movimentato tracciato delle tre composizioni dell’indispensabile serrata complicità con le inebrianti idee del compositore, per condurle felicemente in porto senza uscir di strada nelle avventurose, aggressive accelerazioni né addormentarsi – o estinguersi – negli Adagio incantati.
Père Michel-Marie
Bonjour la vie – Warner Music (57’)
In questa rubrica condivido con voi da ormai oltre quattro anni i miei ascolti e le mie passioni musicali: si tratta quasi esclusivamente musica classica, con qualche divagazione nel contemporaneo (ma sempre “serio”) o nel jazz. Mai vi ho parlato della cosiddetta “musica leggera” nelle sue innumerevoli articolazioni pop, rock, funk, rap … Non perché consideri questo genere “minore”, ma per mia ignoranza, per non aver – francamente – nulla da dire a proposito (e credo che tenersi aggiornato in questo settore sia ben più impegnativo che per i territori musicali da ma frequentati).
Quest’estate, tuttavia, un cd – o, piuttosto, un cantante ed il suo programma – ha attirato la mia attenzione: me lo sono procurato e posso quindi parlarvi del coraggioso Père Michel-Marie (al secolo Michel-Marie Zanotti-Sorkine – con qualcosa di italiano, quindi …) e della sua sorridente disinvoltura nell’affrontare un repertorio che solitamente viene presentato con il condimento di indicibili, insopportabili smorfie.
Père Michel-Marie non è, di certo, il primo sacerdote ad esibirsi sulla scena musicale, né il primo sul mercato discografico. Non so se a tal fine è necessaria un’autorizzazione vaticana o diocesana, ma immagino, del resto, che queste sue prestazioni canore non possono che giovare alla frequentazione della sua parrocchia ed – eventualmente – del suo confessionale. Come la sua tonaca, rigorosamente old fashion, il suo repertorio non è “moderno”, ma il suo entusiasmo e il suo look “bon enfant” (bravo ragazzo) associato ad un fisico tra il boy scout ed il rugbyman e ad una voce calda e coinvolgente, illuminano le sue canzoni – è lui l’autore delle parole e della musica di quasi tutto il programma di questo cd – di una simpatia e di una credibilità oggi rare nel mondo della musica leggera.