Da qualche tempo, ormai, la televisione ci propone come parametro di valutazione per i giovani prodigi della musica classica un virtuosismo che è fatto di quella stucchevole – spesso approssimativa e, comunque, vuota – esibizione tecnica contro la quale, già una quarantina d’anni fa, nel bellissimo documentario Da Mao a Mozart, Isac Stern metteva in guardia i giovanissimi prodigi cinesi appena affrancati dalla Rivoluzione Culturale che anche nei Conservatori aveva imposto i suoi diktat.
“Essere un virtuoso – diceva Stern – non vuol dire suonare il maggior numero di note possibile nel più breve tempo …”, e dava, col suo magico violino, un esempio caricaturale di come il brano più suggestivo, sotto le dita di un acrobatico macina-note, poteva svuotarsi di ogni significato.
Questa premessa dovrebbe, a contrario, illustrarvi il sollievo prima, l’entusiasmo poi all’ascolto di quella straordinaria musicista, e autentica virtuosa – al di là di ogni esibizionismo – che è Maïté Louis. La scopro attraverso questo suo cd, Inspirations, che è, credo, la miglior illustrazione della sua arte, molteplice e variata (come lo dimostra un’altra, e molto diversa, sua registrazione di cui vi parlerò qui di seguito).
Maïté ha scelto tre vertici del repertorio per violino solo: la Partita n.3 in Mi maggiore BWV 1006 di Johann Sebastian Bach associandola a due composizioni ispirate, ma si potrebbe dire”generate”, da questo capolavoro: la Sonata “Obsession” di Eugène Ysaÿe – nella quale il tema della Partita si alterna a quello del Dies Irae – e la Sonata n.1, op.91 di Max Reger, splendido esempio di come l’ispirazione genera la riflessione, in un meditare che si illumina di devozione.
Maïté riesce a interpretare queste opere “senza denaturarle e senza perdermi nelle mie proprie evocazioni“, e aggiunge “Questa registrazione è l’omaggio dell’umile musicista che si confronta a questi capolavori per dare agli ascoltatori, lo spero, la visone di un movimento verso un incessante perfezionamento”
Vorrei dire à Maïté che le sue intenzioni sono pienamente realizzate, e augurarle che questo impulso, questo sacro entusiasmo, continui ad animare la sua ricerca.
La registrazione è esemplare, sopratutto per i primi due brani.
Inspirations
Maïté Louis: violino – Continuo classics (47’29)
Black turf
Irish kind of – Maite Louis: violino, Jacques Huert: flautino, Bruno Fourel: chitarra – Irish kind of (48’)
Ed ecco che Maïté Louis ci dà un’altra prova della sua straordinaria versatilità in questo piacevolissimo cd, il secondo registrato con il suo ensemble Irish kind of (Una specie d’irlandese), tre musicisti provenienti da orizzonti diversi, dal classico al jazz, con il quale si esibisce in concerto e partecipa a numerosi festival di musica etnica, in Irlanda ed in Europa (il video-clip del primo cd, registrato dal vivo a Dublino, è stato visto 865.683 volte – almeno sino a questa mattina …).
Jacques Huert è oboe solista, insegna questo strumento al Conservatorio di Ginevra e qui lo suona assieme al flautino e al corno inglese; il chitarrista Bruno Fourel, pratica e insegna anche lui la chitarra jazz, ma la carriera dei tre straordinari interpreti è stata, per tutti, marcata dai numerosi viaggi in Irlanda e dalla scoperta di una musica, che oltre ad esser quella che, forse, ha radici più profonde, è la più aperta verso altri mondi e altre culture (non per nulla i celti sono una delle popolazioni indo-europee che, nelle sue vastissime migrazioni, ha lasciato tracce riconoscibili in una vastissima aerea).
E, per concludere, il programma ci permette di scoprire la deliziosa voce di Maïté che si alterna alla magia del suo violino in questo travolgente repertorio che ha tutto il fascino delle brezze animate dagli odori dell’oceano e della torba che brucia nella stufa del pub.
Alessandro Scarlatti
L’Assunzione della Beata Vergine – Ensemble Baroque de Monaco, Matthieu Peyrègne – Paraty (63’15)
Su le sponde del Tebro (del Tevere … ove le Dee latine / fecero à gl’archi lor / corde del crine …) è il titolo della Cantata di Alessandro Scarlatti che tanti anni fa (60 ?), grazie a una delle prime registrazioni (microsolco) dell’Archiv mi fece scoprire gli splendori della musica barocca su strumenti originali. Poi dell’”Italico Orfeo”, eclissato dalla dilagante popolarità del figlio Domenico, ascoltai ben poco di memorabile, con l’eccezione di un cd di Cantate e Duetti – tra i quali Ammore, brutto figlio de pottana – diretti dal geniale Rinaldo Alessandrini che di lui registrò anche un bellissimo cd di Sonate.
Ed ecco che l’Ensemble Baroque de Monaco – fedele alla tradizione barocca del Principato – propone un nuovo, affascinante cd dedicato del prolifico e multiforme compositore, siciliano di nascita poi napoletano di adozione, che da taluni è considerato come un precursore di Mozart.
Matthieu Peyrègne, direttore dell’Ensemble, ha scelto – tra le oltre 800 composizioni di Alessandro Scarlatti che ci sono pervenute – L’Assunzione della Beata Vergine, un Oratorio – il testo è del cardinale Pietro Ottoboni, nipotino del Papa Alessandro VIII, mecenate e scatenato librettista – mai eseguito nella sua integralità in tempi moderni (un laborioso lavoro di ricostruzione della partitura, partendo dai frammenti degli spartiti originali è stato necessario).
Non si può certo dire che questa Assunzione sorprenda per la sua originalità, ma l’Oratorio è denso di quegli umori mediterranei, di quei fuochi e dei colori che Matthieu e le soliste vocali – i soprano Béatrice Gobin e Aurora Peña e il contralto Mélodie Ruvio – rendono gloriosamente.
Un cd inevitabile per gli appassionati di musica sacra barocca.
Boccherini
Ophélie Gaillard – Sandrine Piau: soprano, Pulcinella Orchestra – Aparté (67’37 + 50’02)
Dopo le sue numerose, intense e quasi sempre rivelatrici registrazioni per Aparté dedicate a C.P.E. Bach, ecco che Ophélie Gaillard ci propone la sua appassionata visione del violoncellista più rivoluzionario della storia della musica, di quel viaggiatore virtuoso, innamorato del Bel Canto, che fu Luigi Boccherini.
Già una decina d’anni fa, un primo cd con due Concerti, un’Aria accademica per soprano ed il celebre Fandango aveva mostrato l’affinità elettiva tra l’interprete e il geniale compositore che – periodicamente rievocato per poi esser nuovamente dimenticato – non ha finito di rivelarci il fuoco di una genialità nutrita dalla tragedia dell’esilio.
«So bene che la musica è fatta per parlare al cuore dell’uomo ed a questo m’ingegno di arrivare se posso: la Musica senza affetti, e Passioni, è insignificante… » scriveva Luigi Boccherini al suo amico, il poeta francese Marie-Joseph Chénier: un’affermazione sorprendente di chi, per tantissimi , troppi anni, fu condannato a esser identificato, quasi crocifisso, senza scampo, al famigerato Minuetto.
Ed ecco che Ophélie ritorna a Boccherini con uno splendido cofanetto di due cd, ed un programma che “amplifica” quello del suo primo cd: ancora due Concerti per violoncello, una Sinfonia, la famosa Casa del Diavolo – con la Ciaccona ispirata a C.W. Gluck -, il Quintetto “Musica notturna delle strade di Madrid”, una Sonata per violoncello e quell’altro capolavoro che è lo Stabat Mater, per il quale, anche qui, la solista è la bravissima Sandrine Piau.
Il violoncello di Ophélie Gaillard s’identifica idealmente con quello del compositore in tutte le sottigliezze di un racconto che, dietro le appariscenti, alate volute virtuosistiche, invoca e reclama quella libertà e quei riconoscimenti di una dignità artistica che, Boccherini vivente, non gli vennero mai riconosciuti.
Non si può che sperare che questo non sia che un inizio, e che Aparté abbia in programma la riscoperta delle tantissime opere del compositore – Sinfonie, ma anche Zarzuelas e Villancicos – ignorate o dimenticate.
The Einaudi Sound
by Dalal – Warner Classics (73’27 + 79’05)
Dalal Bruchmann è una giovane pianista austriaca (un suo antenato scrisse i testi di alcuni lieder di Franz Schubert). A 12 anni Dalal ha iniziato i suoi studi musicali e di pianoforte alla Broadway Connection music school, che non si trova a New York, come si potrebbe pensare, ma a Vienna. In America – a Los Angeles – tuttavia, e in Inghilterra, si svolge oggi la sua carriera, dedicata particolarmente alla musica ed ai musicisti cosiddetti “trasversali”, ai compositori cioè, che tracciano ponti tra la musica cosiddetta classica e quella contemporanea, spesso funzionale, dedicata al cinema o a pubblici eventi più o meno impegnati, non esitando ad assicurare il fondo sonoro delle fashion weeks. Ed uno dei suoi favoriti è, appunto, Ludovico Einaudi, il geniale rappresentante italiano della categoria, che tre anni fa ha suonato il suo inedito Elegy for the Arctic su una piattaforma galleggiante tra i ghiacci del mar Glaciale Artico di fronte al ghiacciaio Wahlenbergbreen, presso le Isole Svalbard (l’evento fu organizzato da Greenpeace per la sua campagna di sensibilizzazione alla difesa dell’Artico).
Anche se è difficile costringere il genio di Ludovico Einaudi in una categoria, non possiamo che citare il compositore al proposito: “Non amo, in generale, le definizioni, ma minimalismo è un termine che significa eleganza ed apertura, quindi preferisco essere definito minimalista piuttosto che altrimenti”
Ed è in questa ricerca di minimalistica purezza, come in un giardino zen giapponese, che Dalal evoca l’ipnotica bellezza delle composizioni di Einaudi, con una grazia che illumina la trasparenza di un’infinita meditazione, dilatata negli echi dei molteplici riflessi.