Molti sono i cd di cui ho parlato quest’anno che meritano di essere ricordati, in occasione delle prossime Festività, come idea regalo. Per l’amico che ha già tutto, per quello che non se ne intende e ha paura di fare il primo passo, per il (o la) nipote che ascolta solo rock e pensa che la musica classica sia una barba, e ancora i capolavori da riscoprire attraverso una nuova, originale interpretazione o trascrizione (al titolo di ogni cd è collegato un link che permetterà di rileggere la presentazione).
In apertura qualche novità, appena pubblicata, augurando a tutti un sereno Natale e un felice 2022 pieno di musica.
Dalla biblioteca di Vivaldi?
Sue-Ying Koang: violino, Vincent Bernhardt: clavicembalo e organo, Diana Vinagre: violoncello, Parsifal Castro: tiorba e chitarra – Calliope (55’33)
Un cd piacevolissimo, un programma che fa sognare, volare sulle ali di questo punto interrogativo (ce ne sarebbero stati bene due …). Un manoscritto frettolosamente copiato (forse? perché no … ma cosa importa ?) da un misterioso allievo del Prete Rosso e probabilmente scoperto negli scaffali della sua presunta biblioteca.
Non si può che essere entusiasticamente riconoscenti al clavicembalista Vincent Bernhardt per questa geniale trovata e per le eventuali, altrettanto geniali, sue contribuzioni. Al diavolo l’autenticità ! Musica esuberante, piena di vita, come all’epoca continuamente se ne sfornava, alimentando ovunque l’ispirazione. Musica da godere in libertà, senza farsi tanti scrupoli musicologici.
Concerti all’Arrabbiata
Telemann, Platti, Vivaldi, Geminiani – Freiburger Barockorchester, Gottfried von der Goltz – Aparté (50’)
La copertina del cd elimina ogni dubbio. Un cucchiaino in vermeil esibisce l’ingrediente princeps degli Spaghetti all’arrabbiata: il peperoncino (lo chef scrupoloso criticherà forse il peperoncino macinato …). Ed il programma non smentisce l’allusione: concerti «forti» senza essere aggressivi – come gli Spaghetti all’arrabbiata devono essere – piccanti ma ricchi di sfumature, di umori impliciti e contagiosi, che si rivelano nei sapienti sviluppi del discorso musicale e negli interventi degli strumenti solisti: oboe, fagotto e chalumeau (l’antenato del clarinetto). Il violinista-direttore Gottfried von der Goltz è il sapiente e sensibile chef di una brigade de cuisine all’altezza del compito.
Gioachino Rossini
Petite Messe Solennelle – Sandrine Piau, José Maria Lo Monaco, Edgardo Rocha, Christian Senn, Francesco Corti, Coro Ghislieri, Giulio Prandi – Arcana (86’46)
Rossini aveva 71 anni, e da 34, ormai, la sua attività di compositore si limitava a qualche estemporanea nota schizzata sul pentagramma per compiacere una bella ammiratrice (i suoi Péchés de vieillesse). Ed ecco che, su domanda del conte (e banchiere) Alexis Pillet-Will, per la sua sposa Louise, Rossini compone questo gioiello, con la dedica «Bon Dieu. La voilà terminée cette pauvre petite messe. Est-ce bien de la musique sacrée que je viens de faire ou de la sacrée musique ? J’étais né pour l’opera buffa, tu le sais bien ! Peu de science, un peu de cœur, tout est là. Sois donc béni et accorde moi le Paradis» (Buon Dio, eccola terminata questa povera piccola messa. È della musica sacra che ho scritto o della sacrée musique ? Ero nato per l’opera buffa, lo sai bene! Un po’ di scienza, un po’ di cuore ed è tutto. Si, dunque, benedetto ed accordami il Paradiso).
Ed ecco la Petite Messe nella preziosa interpretazione di Giulio Prandi sull’edizione critica della Fondazione Rossini di Pesaro, con l’accompagnamento di strumenti d’epoca, due pianoforti Érard e Pleyel ed un armonium Débain.
Chant d’Adieux
Fréderic Chopin, Auguste-Joseph Franchomme – Juliette Salmona: violoncello, Katherine Nikitine: pianoforte – Hortus (71’08)
Credo sia questo il primo cd che celebra la profonda – e feconda – amicizia che legò il grande virtuoso del violoncello Auguste-Joseph Franchomme e Fréderic Chopin. Dal Chant d’Adieux, op. 9, mistica celebrazione dell’amicizia tra i due musicisti, alle numerose trascrizioni che Franchomme fece delle musiche di Chopin (i tre Notturni op.15 e sette Preludi op.28 sono qui registrati) ed alla Sonate pour Violoncelle et Piano, op. 65 che Chopin dedicò al suo amico.
Juliette e Katherine – a loro va anche il merito del ritrovamento di alcune di queste composizioni, qui registrate per la prima volta – sono interpreti raffinate e attente, legate anch’esse da una lunga amicizia e dalla comune passione per queste opere poco conosciute.
Fauré & Schumann
Martin Löhr: violoncello, Marie-Pierre Langlemet: arpa – Indesens (75’12)
Non sono certo un integrista in musica, ma accolgo con prudenza queste operazioni di trasformazione, di travestimento, sopratutto quando esse operano su capolavori consacrati nella loro forma originale, manifestazioni di una «poesia di superiore potenza» come Schumann definiva nel suo diario la musica da camera.
Ma il genio di Robert Schumann e di Gabriel Fauré splende di nuove luci e colori nelle trascrizioni per violoncello ed arpa delle loro più note composizioni – per la maggior parte scritte all’origine per violoncello e pianoforte, dai Fünf Stücke im Volkston, op. 102 ai Fantasiestücke, op. 73, dall’Elegia, op. 24 alla Siciliana, op. 78 e Après un rêve, op. 7.
Martin Löhr al violoncello e Marie-Pierre Langlemet all’arpa ritrovano in duo l’affermata solidarietà della loro presenza in orchestra (la Filarmonica di Berlino).
Voltiges
Tristan Pfaff: pianoforte – Ad Vitam Records (57’)
Tristan si diverte, ed il suo scatenato virtuosismo diventa coinvolgente umorismo. Attenzione: qui non si tratta di facili caricature, destinate alle capriole dei clowns del circo, ma di raffinatissime parodie e trascrizioni, dalla Danza delle spade di Aram Khatchaturian (nella versione di György Cziffra) al Printemps di Komitas/Adriasyan, passando per la Danse macabre di Saint-Saëns/Liszt/Horowitz, la Parafrasi da concerto sulla morte di Thäis di Massenet/Saint-Saëns ed ancora tante altre composizioni che hanno concesso a compositori ed interpreti virtuosi un momento di vertiginosa libertà.
Un cd singolare e memorabile.
The Landscapes of the Soul
Rachmaninov: 24 Préludes – Fanny Azzuro : pianoforte – Rubicon (78’47)
I Paesaggi dell’Anima, un titolo di sogno che ben illustra il primo brano in programma, il Morceaux de fantaisie, op. 3:II (Prélude in C-Sharp Minor), una delle composizioni più conosciute di Sergei Rachmaninov, che nell’ispirata interpretazione di Fanny Azzuro dà vita al pensiero del compositore: «Ogni nota è importante – scriveva Rachmaninov, che considerava il Preludio come una forma musicale «assoluta» – ma c’è qualcosa di altrettanto importante delle note ed è l’anima». E quest’anima illumina di nuove iridescenze ogni Preludio (il programma comprende anche quelli dell’op.23 e 32), trasfigura la tecnica cristallina di Fanny in un susseguirsi di paesaggi onirici, come congelati in vibrante attesa, abitati da un’emozione che, tra istinto e meditazione, trascende il sereno – mai frenetico – virtuosismo dell’interprete.
Marion Ralincourt
Les Siècles: Bach, Reich – Marion Ralincourt: flauto – NoMadMusic (74’39)
Un’ardita operazione di accostamento: il capolavoro di Johan Sebastian Bach per flauto solo – la Partita in la minore, BWV 1013 – introduce alcune musiche di Steve Reich, il compositore americano pioniere del minimalismo, che si alternano alle trascrizioni di altre composizioni di Bach – particolarmente bella quella della Suite per liuto in do minore, BWV 997.
Il confronto con le ardite architetture musicali del genio di Bach propone una nuova lettura delle singolari opere di Reich, al di là della loro stravagante innovazione. E se sorprende il racconto ossessivo dei 10 minuti Music for pieces of wood (trascrizione – autorizzata da Steve Reich e dal suo editore – per cinque flautisti che suonano in slap, generando suoni percussivi sullo strumento a fiato), l’alternarsi del rigore bachiano con i sussulti di Nagoya Marimbas (che Marion ha trascritto per due flauti alto) sino al fantastico, ossessivo, Vermont Counterpoint, costituiscono un omaggio inedito e una stimolante sfida al flauto traverso.
Voyage avec un violon seul
Bach, De Mey, Khatchaturian – Agnès Pika: violino – Klarte (55’)
Un esaltante, sorprendente itinerario per un violino virtuoso, danzante (ed un’altrettanto virtuosa registrazione ne esalta la presenza e la versatilità). A quattro secoli di distanza la Passacaglia del belga Thierry de Mey – compositore e cineasta – si confronta con la Partita n°2 di J. S. Bach e la sua famosissima Ciaccona. Il folklore dei Balcani della Sonata-Monologo di Aram Khatchaturian conclude questo originalissimo cd.
From Russia with Harp
Prokofiev, Rachmaninov, Tchaikovsky – Alexander Boldachev: arpa – Calliope (52’42)
Con grande delicatezza e aleggiante poesia l’arpa di Alexander Boldachev ci racconta una lunga storia abitata da uccelli e da fiori, animata dal ricordo dei più celebri balletti russi – Romeo e Giulietta di Prokofiev, Lo Schiaccianoci di Tchaikovsky, Raimonda di Alexandre Glazounov – e delle grandi opere pitturali, come Il vecchio Castello dai Quadri di un’esposizione di Modesto Mussorgski.
Arpista virtuoso e compositore, Alexander Boldachev – figlio del filosofo e futurologo dallo stesso nome – non è qui alla sua prima impresa discografica, ma questo cd rappresenta, forse, il suo opus più rappresentativo per chi voglia lasciarsi trasportare dal fascino del magico strumento.
Les Itinérantes
Voyages d’hiver – Noëls du monde a cappella – Les Itinérantes: trio vocale, Thierry Gomar: percussioni – Ambronay (49’)
Un viaggio misterioso e mistico nel cuore dell’inverno (Franz Schubert non ha nulla a che vedere …), fatto d’arrangiamenti e trascrizioni di arie tradizionali o classiche, ed un ideale regalo di Natale, illuminato dalle atmosfere boreali di stagione, da sante aspirazioni ed ancor migliori intenzioni. Il solstizio d’inverno è appena trascorso, si va ormai verso la luce, evocata dalle ghirlande festive; invitiamola anche in musica …
E Les Itinérantes sono il complemento indispensabile di questa festa. Tre soliste dalla voce pura e libera da ogni costrizione stilistica: si erano incontrate in una scuola che a Parigi forma alla commedia musicale, si sono messe alla prova in un concerto «uno solo, giusto così, per provare …», poi hanno continuato, sino a questo cd. Splendido !
Le Bestiaire Abécédaire
Ensemble Artifices – Seulétoile (41’)
E per non dimenticare i bambini, per suscitare o incoraggiare eventuali passioni per la musica cosiddetta classica (o seria …) ecco il cd ideale. Un bestiario-abbecedario scritto, illustrato e messo in musica da artisti, insegnanti e allievi della scuola elementare – tra i 3 e i 10 anni – molto motivati. 26 animali, tanti quante sono le lettere dell’alfabeto (francese), illustrati da favole, filastrocche, ballate e canzoni. I testi (sempre in francese) scritti dagli allievi si alternano quelli di Guillaume Apollinaire e di La Fontaine e alle musiche – non soltanto barocche …- cantate e suonate da Etienne Bazola (canto e tamburino) Takahisa Aida (clavicembalo), Julie Dessaint (viola da gamba), Matthieu Bertaud (flauti), e Alice Julien-Laferrière (violino e direzione artistica).
Un cd delizioso ed affascinante, che ravviva di inediti umori i capolavori di un repertorio sin troppo conosciuto.
Eroica
Beethoven e Bonaparte – Silete Venti, Simone Toni – Fornasetti (51’)
Doveva essere il Disco dell’Anno 2020, e il Principe nella mia lista dei cd suggeriti come regalo di Natale. Ma il Covid-19 ci si è messo di mezzo anche se non è riuscito a frenare i deliranti impulsi di questa Eroica che mi giunse, tuttavia, in ritardo.
Questa registrazione non ha perduto il posto che le spettava, ed è rimasta Disco dell’Anno 2021, incoraggiando e alimentando le nostre affaticate speranze per un miglior 2022.
Tango
Pascal Contet – Royal Chamber Orchestra of Wallonia, Paul Mayer – Aparte (54’)
Quatuor Ellipsos
Works by Fernande Decruck – Saxophonie – NoMadMusic (64’33)
Cellopera
Ophélie Gaillard – Morphing Chamber Orchestra, Frédéric Chaslin – Aparte (75’)
Camille Saint-Saëns
Duos pour Pianoforte et Cordes – Ensemble le Déluge, Laurent Wagschal: pianoforte – Ad Vitam Records (69’49 + 71’54 + 68’51)
À Claude
Benedetto Boccuzzi: pianoforte – Digressione Music (76’)
Haydn – Mozart
Flute Quartets – Noémi Gyóri: flauto, Katalin Kokas: violino, Péter Bársony: viola, Dóra Kokas: violoncello – Hungaroton (68’28)
Quartetto Italiano
Prima la musica, The Complete Warner Recordings – Warner Classics (14 cd)
Célimène Daudet
Haïti mon amour – Célimène Daudet: pianoforte – NoMadMusic (51’18)
Beethoven
Fortepiano Sonatas – Cyril Huvé: fortepiano – Calliope (57’52 + 51’28)
Nino Rota
Chamber music – Alpha (62’25)
Le Carnav(oc)al des animaux
Pour choeur, ensemble instrumental et récitant, d’après Le Carnaval des Animaux de Camille Saint-Saëns – Choeur de chambre Mélisme(s), Orchestre National de Bretagne, Maitrise de Bretagne, Gildas Pungier – Ad Vitam Records (50’44)
Vous avez dit Brunettes ?
Les Kapsber’Girls – Alpha (61’53)
John Field
Nocturnes – Florent Albrecht: fortepiano de Meglio – Hortus (76’)
Dalla biblioteca di Vivaldi?
Caro Ferruccio,
Vincent Bernhardt ed io ti ringraziamo molto per aver notato e scelto il nostro disco. Essendo il nostra prima registrazione insieme (ai nostri colleghi Diana Vinagre e Parsi Castro), ci tocca ancora di più, sei uno dei primi a parlarne.
Vorrei semplicemente precisare alcuni elementi…
1.Parli di un misterioso allievo di Vivaldi: Non lo è per niente, come spiegato nel libretto, Johann Georg Pisendel fu uno dei violinisti più importanti dell’epoca, direttore dell’orchestra della corte di Sassonia a Dresda, niente di meno… Che ha conosciuto Vivaldi durante un viaggio negli anni 1716-1717 con il principe ereditario che stava facendo il “Grand tour” tipico dei giovani aristocratici dell’epoca. È rimasto circa nove mesi presso Vivaldi che gli ha dedicato brani, come Albinoni o altri grandi compositori italiani dell’epoca, “pour monsieur Pisendel”. Pisendel ha portato la musica italiana, e soprattutto quella di Vivaldi in Germania e l’ha fatta conoscere lì.
Non è poco…
2.A proposito di autenticità (degli autori dei brani anonimi): Quello che si deve capire qui è che, per la mancanza di prove materiali,
per esempio, la sonata che potrebbe essere di Vivaldi (in sol minore) può essere solo analizzata da un punto di vista stilistico. Da questo punto di vista però, secondo Vincent Bernhardt ma anche secondo alcuni grandi specialisti vivaldiani, ci sono somiglianze abbastanza convincenti. Un articolo musicologico verrà pubblicato in 2022 sul argomento. In breve, “al diavolo l’autenticità” non è proprio il raggionamento sotto il lavoro sul disco ma è vero che la musica di quell’epoca ci lascia ancora tanti “misteri” da risolvere!
3.Per chi capisce il francese o almeno vorrebbe sentire estratti del disco, sono stata invitata dalla radio svizzera ieri per parlare di questo disco, tra altri del lavoro che ha richiesto il fatto di suonare da manoscritto abbanstanza difficile da leggere. https://www.rts.ch/audio-podcast/2021/audio/sue-ying-koang-archet-de-bibliotheque-25786109.html
Grazie Ferruccio in ogni caso per il tuo interesse e la tua pubblicità!
Cara Sue-Ying, grazie per queste tue precisioni, che completano le informazioni relative al vostro interessantissimo cd.
Non tento neanche di giustificarmi, ma colgo l’occasione per segnalare un punctum dolens dell’attuale produzione discografica, intendo dei cd. E cioè i libretti. Il corpo (le dimensioni, minuscole) dei caratteri – quando il testo non è addirittura stampato in grigio su bleu …- rendono le sovente preziose informazioni illeggibili per chi, come me, ha gravi problemi di vista.
Quindi io ascolto la musica – non ho, per fortuna, ancora problemi di udito … -, parlo della musica e dell’interpretazione, poi fantastico, divago … E quel punto interrogativo del titolo mi ha fatto, evidentemente, divagare un po’ troppo.
Conosco certamente – di nome e di musica – Georg Pisendel e gli chiedo scusa per la mia negligenza.
Ed a voi faccio tanti auguri, per l’avvenire di questo bel cd e per un 2022 pieno di musica.