È questo il sesto Natale che passo con voi, cioè la sesta volta che mi impiccio degli affari vostri, intervenendo con i miei consigli per gli eventuali regali musicali. Mi sembra quindi inutile ripetervi, ancora una volta, le ragioni per le quali penso che l’offerta di uno – o più – cd sia un regalo ideale: potete andarle a leggere nei numeri degli scorsi anni, non sono cambiate.
Avrò quindi più spazio per l’elenco dei miei suggerimenti, che quest’anno sono veramente numerosi: sia perché le case discografiche si sono veramente date da fare in questi ultimi mesi con registrazioni di grade qualità e interesse, sia perché non mancano i dischi che durante tutto l’anno mi hanno entusiasmato e che val la pena di ricordare.
Come, per esempio il primo volume dell’Integrale della musica di Johann Sebastian Bach per organo e clavicembalo. La prima pietra di un monumento che in pochissimi hanno affrontato nella sua complessa integralità e che Benjamin Alard sviluppa con ammirevole serenità (ha in questi giorni completato a Strasburgo la registrazione del secondo volume).
Johann Sebastian Bach
The complete work for keyboard 1: The young heir – Benjamin Alard: organo e clavicembalo – Harmonia Mundi (4h7’55)
Un’altra memorabile edizione che ha illuminato il repertorio discografico dell’anno che sta per terminare è quella delle Sonate del Rosario di Biber, protagonista una geniale interprete, Hélène Schmitt, che aveva già al suo attivo numerose registrazioni dei capolavori del repertorio per violino, dalla Sonate e Partite di Johann Sebastian Bach alle opere di autori dimenticati, come Ignazio Albertini e Nicola Matteis.
Heinrich Ignaz Franz von Biber
Die Rosenkranzsonaten – Hélène Schmitt: violino, François Guerrier: claviorgan, Massimo Moscardo: arciliuto, tiorba, Francisco Mañalich: viola da gamba, Jan Krigovsky: violone – Aeolus (145’38)
Hélène è una specialista di questo periodo che tanta e sì genialmente variata musica ha affidato al suo strumento, e la credevo totalmente ad esso dedicata. Una sua recentissima registrazione è venuta a smentirmi, che unisce la Sonata per violino solo di Johann Georg Pisendel – discepolo e amico di Vivaldi – a musiche di una (nostra) contemporanea, la francese Florentine Mulsant.
Tornerò certamente in futuro su questa interessantissima registrazione, che merita certo se ne parli più a lungo. Ve la segnalo intanto come regalo per l’amico/a a qui si vogliono far scoprire gli invisibili, tenui ponti che legano – al di là del tempo e degli stili – la musica antica e quella contemporanea.
Pisendel, Mulsant
Oeuvres pour violon seul – Hélène Schmitt: violino – Maguelone (59’)
Restando ancora nel barocco e tornando a Bach, una lussureggiante registrazione dei Concerti Brandeburghesi realizzata dall’ensemble Zefiro con l’abituale giovanile dinamismo – Zefiro ha oramai quasi trent’anni ma non li dimostra – e sovrabbondanza di mezzi, convocando quanto di meglio offre il mercato della musica antica, dalla tromba di Gabriele Cassone al flauto di Marcello Gatti ed il violino di Cecilia Bernardini, oltre ai fondamentali fondatori dall’ensemble, i fratelli Grazzi (oboe e fagotto) e Alfredo Bernardini (oboe e direzione). Completa il programma dei due cd la Suite n°2 BWV 1067.
Johann Sebastian Bach
The Brandenburg Concertos – Zefiro, Alfredo Bernardini – Arcana (53’12+58’46)
Dopo la sua clamorosa entrata in scena con un acrobatico cd, Vertigo, dedicato alle musiche del sino ad ora sconosciuto Pancrace Royer – un torinese che nel ‘700 trionfò a Parigi – il clavicembalista rockettaro Jean Rondeau aveva dato l’impressione di aver finalmente messo la testa a partito e questo suo cofanetto di due cd dedicati a Domenico Scarlatti ne sembrava una prova. Comincia saggiamente, poeticamente, senza peraltro rinunciare a quella elegante, scattante nervosità che è la firma del grande napoletano che realizzò per la corte madrilena il suo capolavoro. Ed ecco che alla fine del primo cd, dopo il cantabile della Sonata K.132 un martellare di note ci fa appizzare l’orecchio : ma chi è, diomio, ma che gli ha preso, ma è Scarlatti o chi …?
Appena un mezzo minuto di una musica che “potrebbe” essere di uno Scarlatti in preda agli allucinogeni ma non è che un effimero, scatenato Interludio “à la Bartok” che Jean ha improvvisato al bel mezzo delle 16 Sonate.
Scarlatti
Sonatas – Jean Rondeau: clavicembalo – Erato (81’21)
Si possono oggi – nelle condizioni in cui versa il nostro pianeta a causa del cambiamento climatico – suonare le Quattro Stagioni di Vivaldi come si son sempre suonate, dalle interpretazioni più convenzionali a quelle su strumenti d’epoca sino a quelle rock-barock ?
La risposta di Daniele Orlando con i suoi Solisti Aquilani è originale e stimolante, più di tanti discorsi politici: due letture differenti, la prima dalle sonorità più note, naturali, seguita da una versione più contrastata, in un’ambientazione sonora drammatica se non disperata, si succedono sullo stesso cd. Devo dire che dopo tanti (troppi) ascolti di un capolavoro che resiste comunque ad ogni attacco mantenendo immutata la sua vitalità, questa registrazione mi dice finalmente qualcosa di nuovo.
Il regalo ideale per l’ecologista musicofilo, ma anche per lo scettico che forse la bellezza e la molteplicità del linguaggio di Vivaldi riusciranno a convincere.
Vivaldi
Le quattro Stagioni – I Solisti Aquilani, Daniele Orlando: violino solista e direzione – Muso (76’41)
Quest’anno, il 350° dalla nascita di François Couperin, è stato particolarmente ricco di registrazioni della sua musica. Era soprannominato “Le Grand” per distinguerlo dagli altri numerosi membri della sua famiglia, organisti e clavicembalisti, anch’essi ben noti al loro tempo, a Parigi ed a Corte, poiché egli fu il più grande, per fama, produzione ed attività (egli apprese la musica prima ancora di saper leggere e scrivere ed, ancor fanciullo, alla morte di suo padre fu nominato organista à Saint Gervais).
Molto è stato pubblicato della sua musica da camera e strumentale – e ve ne parlerò più tardi – ma oggi, per un regalo eccezionale, anche perché fuori stagione, vi segnalo queste emozionanti Lezioni delle Tenebre per il Mercoledí Santo, che Couperin compose nel 1714 “pregato dalle Dames Religieuses de Longchamps”, qui presentate dalle splendide voci dei contraltisti Jean-François Lombard e Romain Champion accompagnati dai Paldins. Con una scelta originale Jerôme Correas ha voluto alternare le Lezioni ad alcuni movimenti di grande spiritualità e ricchezza armonica del primo e secondo dei Concerts Royaux che Couperin destinò alla distrazione di Louis XIV negli ultimi mesi della sua vita (è stata scelta la versione con la viola da gamba, raramente registrata. Termina il programma il Motetto per il giorno di Pasqua.
Couperin
Leçons de Ténèbres – Les Paladins, Jerôme Correas – EnPhases (64’50)
E torniamo, per gli appassionati dell’opera lirica, ad una sensazionale apparizione che ha movimentato – è il caso di dirlo – questo trascorso 2018 così ricco di musica. Il capolavoro di Wolfango Amadeo, il Don Giovanni che il geniale Simone Toni ha portato sulla scena – a Milano e Firenze – ed in disco in un’edizione memorabile.
Ne ho detto tutto il bene possibile e non è il caso, qui, di riassumermi. Preferisco citare Angelo Foletto che su la Repubblica ha scritto: “Susciterà polemiche ma è già un capitolo della storia critica dell’esecuzione moderna del capolavoro di Mozart”.
Un regalo per stupire, entusiasmare, eventualmente convertire …
Mozart
Don Giovanni – Silete Venti, Simone Toni – Warner Classic (56’16 + 54’23 + 37’14 + DVD)
Per restare nel classico – ma anche qui rinnovato da una esaltante ventata di energia – due capolavori di Beethoven nella dinamica, caracollante interpretazione di Enrique Mazzola – il giovane direttore di origine italiana che abbiamo seguito sino ad ora nelle sue interessanti registrazioni per NoMadMusic e che ha scelto, per quest’ultima, di sbarazzare Beethoven di tutto il peso della retorica post-romantica che ne ingombrava la lettura.
Accanto a lui, nel Concerto pour pianoforte n°1, Cédric Tiberghien che con Mazzola e l’Orchestre Nationale d’Île de France ha presentato durante cinque stagioni consecutive l’integrale dei cinque concerti.
Conclude il programma, in guisa di bis, la Fugue In C Major, WoO215, Hess 64 per pianoforte. Nessuna spiegazione, nel libretto che accompagna il cd, illumina le ragioni della scelta di questo rapido, intenso momento beethoveniano il quale, tuttavia, come punctum finale ci sta proprio bene.
Ludwig van Beethoven
Concerto pour piano n°1, Symphonie n°5 – Orchestre Nationale d’Île de France, Enrique Mazzola, Cédric Tiberghien: pianoforte – NoMadMusic (73’06)
Musicista atipico, molto particolare nel suo isolamento, Alexander Lonquich, pianista tedesco, vive da tempo in Italia, dove ha ricevuto i primi gloriosi riconoscimenti: il Premio Alessandro Casagrande a Terni a soli 16 anni e più tardi il Premio Abbiati per la sua attività discografica. Le sue registrazioni sono lungamente meditate, spesso intraprese dopo un lavoro di anni, ed il libretto che accompagna questi due cd, scritto da Lonquich, testimonia di questo tempo vissuto con la musica che Franz Schubert scrisse nel suo ultimo anno di vita, logorato da una frenetica attività artistica, impregnata della coscienza della prossima fine. Le ultime tre Sonate e tre Klavierstücke di cui egli ha personalmente curato registrazione ed editing, utilizzando, a controcorrente, un pianoforte Steinway moderno.
È evidente, in questi dischi, l’omaggio ed il tormento dell’interprete che, più che non volere, non può evocare il fantasma dello Schubert a disposizione di tutti (che tutti credono di conoscere). Questo lungo periodo (anni?) di comunione con una musica che non può che stravolgere, straniare da ogni consuetudine, gli hanno dato una coscienza di delle tre Sonate che va oltre la struggente seduzione che da tempo gli riconoscevamo.
Ci ha confidato, Lonquich, tutto quel che Schubert gli ha rivelato? Non posso ancora dirlo, ma certo è che questi dischi, pur allontanando la sua immagine da quella a me nota da tempo, mi hanno fatto intravvedere una nuova dimensione del suo genio.
Schubert 1828
Piano Sonatas D.958, 959, 960, 3 Klavierstücke D.946 – Alexander Lonquich: pianoforte – Alpha (151’03)
Un giovane duo che esplora gli ultimi istanti di un romanticismo tardivo, ormai prossimo alla decadenza, alle soglie della modernità e che porta la classica forma-sonata a livelli prossimi all’implosione, aurore boreali rivelatrici di remoti, inesauribili, esasperati cataclismi. Tre Sonate per violoncello e pianoforte (quella di Franck è la trascrizione della notissima Sonata per violino) interpretate con attonita passione, e con una ricchezza di sonorità messa in evidenza dalla preziosa registrazione a cui nulla sfuggire: l’attesa di un respiro, l’intensità di un attacco, le sfumature di un crescendo, mai ascoltati in una sì struggente intimità.
Crepuscule
Franck, Fauré, Vierne – Duo Luperca: Aurélienne Brauner: violoncello, Lorène de Ratuld: pianoforte – Anima Records (72’37)
Dei musicisti che sono attori e degli attori che divengono musicisti per evocare senza alcun soccorso visivo i personaggi della parabola cruda, se non crudele, nata dall’incontro di Igor Stravinsky con lo scrittore e poeta svizzero Charles Ferdinand Ramuz, ispirata da un racconto popolare russo ma marcata sopratutto dagli eventi della prima Guerra Mondiale appena finita.
Un giovane soldato che rientra dal fronte incontra il diavolo e gli vende il suo violino – cioè la sua anima – in cambio di un libro in cui è scritto l’avvenire e che lo farà ricco. Ma la sua nuova condizione di uomo libero e fortunato finirà per essergli fatale? Il centenario della prima rappresentazione de L’Histoire du Soldat a Losanna è degnamente celebrato da questa gloriosa edizione – in francese – grazie a tre grandi attori della Comédie Française ed ai quattro solisti de l’Orchestra de Paris.
Igor Stravinsky
L’Histoire du Soldat – Didier Sandre, Denis Podalydès, Michel Vuillermoz: recitanti, Olivier Charlier: violino, Ensemble instrumental, Jean-Christophe Gaillot – Harmonia Mundi (58’05)
Come parlare del geniale Karol Beffa a chi, forse, non lo conosce, senza elencare l’innumerevole elenco di lauree, diplomi, premi, riconoscimenti, presenze, partecipazioni … non è questo, oggi, lo spazio per illustrarlo, ma ci tornerò in altra sede, promesso! Mi limito, per questa volta a parlarvi di un nuovo cd che illumina, attraverso l’esaltante virtuosismo di Tristan Pfaff, una delle opere più compiute di Karol Beffa e la più interessante, fondamentale, per pianoforte solo: i Dodici Studi. Scritte da Karol in due Quaderni tra il 2000 ed il 2011, queste brevi composizioni che dietro un’apparente linearità celano un’affascinante complessità di sviluppi hanno trovato in Tristan l’interprete che, giocando sulle trame e le trasparenze, riesce a decifrare finemente, delicatamente ma fermamente tutti i labirinti di un pensiero che non è soltanto musicale, ma architettonico, filosofico (non per nulla il compositore è anche laureato in filosofia).
Alla fine del programma, Tre corali nello stile di Bach illustrano tutta la luce e la profondità di una scrittura che sa elevarsi nella semplicità.
Un cd eccezionale, da offrire per schiudere una porta a nuove dimensioni dell’ascolto musicale.
Karol Beffa
Douze études Tristan Pfaff, pianoforte – Ad Vitam Records (63’02)
Anche quest’anno, qualche giorno prima di Natale, Warner Classic pubblica un cd per celebrare quello che in Francia è diventato un immancabile appuntamento per gli appassionati della musica ed i cuori sensibili al virtuosismo del giovani talenti. Prodiges è un’emissione-competizione televisiva che mette a confronto bambini e fanciulli (da 6 a 16 anni), cantanti, strumentisti e ballerini. Evidentemente i ballerini non sono in alcun modo presenti nel disco, ma le voci d’angelo e i virtuosi diavoletti son lì a rievocare il loro successo e ad aprir la strada alla prossima competizione, che inizierà giusto prima di Natale per consacrare in gennaio i nuovi prodigi.
Quest’anno è stata per la prima volta una cantante a vincere il concorso, la commuovente Roxane Macaudière, seguita dall’intenso Maxime Grizard (violoncello) e Florian Le Bleis al corno, uno strumento complesso e non facile di cui, a soli 13 anni, questo giovanissimo virtuoso domina agevolmente tutte le difficoltà. Nel cd i tre solisti si esibiscono nel repertorio più svariato, da Mozart a Gershwin, ma non si tratta di brani facili, né vanamente esibizionistici, da saggio di fine d’anno, ed il disco è il regalo ideale per il giovanissimo che già comincia ad appassionarsi alla musica classica o per il nipotino che si vuol iniziare a questo affascinante universo.
Les Prodiges
Saison 4 – Warner Classic (77’28)
Per poi mostrare sin dove un itinerario iniziato sotto sì buoni auspici può condurre, Warner Classic pubblica un ennesimo cd delle sorelle Berthollet.
Violinista e violoncellista, Camille Berthollet vinse il concorso nel 2014 e da allora la sua carriera ha progredito in un glorioso crescendo. Assieme alla sorella Julie, violinista e violoncellista anche lei, ha un’intensa e regolare carriera concertistica ed il loro dischi incontrano tutti un immancabile successo. In quest’ultimo le due virtuose rivisitano gli standard della canzone francese, da Jacques Brel a Stromae (belgi ambedue) passando per Serge Gainsbourg. Ed oltre al violino, alla viola ed al violoncello, si ascolta anche la loro adorabile voce.
entre 2
Camille & Julie Berthollet – Warner Classic (49’39)
Parlo raramente di jazz in queste pagine – non è certo la mia specialità – ma il desiderio di proporvi una lista il più completa possibile di regali musicali per i destinatari più diversi e più variamente appassionati, e l’ascolto di un cd che mia ha veramente affascinato, mi inducono a presentarvelo.
Olivier Anthony Theurillat ha studiato e suonato la tromba classica in giro per il mondo, ma è fuor di dubbio che sono i suoi soggiorni negli Stati Uniti e i suoi incontri e scambi con i grandi del jazz – primo tra tutti Winton Marsalis – ad aver influenzato le sue scelte, ed il primo concerto con la sua band – nel 2013 – ha consacrato un virtuoso capace, con la sua tecnica raffinata ed una grande ispirazione, di rivisitare gli standard del jazz evocandoli in un’atmosfera personale e inconfondibile.
La sua “europeizzazione” del genere – magistralmente esemplificata nell’ultimo brano: “I Remember Maurice André” (Mistico/Allegro), evidentemente dedicato a quel mito della tromba (classica) che fu Maurice André, non è mai abusiva né irriverente.
Olivier Anthony Theurillat jazz Quartet
1st Set – Gérald Bringolf: pianoforte, Bernard Fedi: bass, Denis Vonlanthen: percussioni – Indésens (51’27)
È arrivato, ora, il momento dei cd fusion, un concetto che, di questi tempi, seduce sempre di più i musicisti (classici) e le case discografiche, con una produzione in notevole aumento, anche se non sempre l’interesse e l’originalità sono presenti.
Nell’affollamento, tuttavia, non poche sono le perle da segnalare. Prima tra tutte questa complessa, raffinata, ben articolata divagazione che il Quartetto Debussy ci propone – nel centenario della sua morte – a partire dalle musiche di quel genio che ha dato il nome all’ensemble e che tanto spesso, nelle segrete architetture e nel mistero della sua musica ha anticipato il jazz.
Numerosi sono gli ospiti di questa registrazione – degni di nota particolarmente la fisarmonica di Vincent Peirani ed il vibrafono di Franck Tortiller – ad accentuare le connotazioni esotiche de La filla aux cheveux de lin, Les Tièrces altrnées, La puerta del vino – ma è il Quartetto che conserva il controllo della poetica allucinazione ed evita ogni possibile uscita di strada.
Debussy … et le jazz
Preludes for a quartet – Quatuor Debussy – Harmonia Mundi (66’28)
Un’imprevedibile associazione: un raffinato e multiforme bandoneonista ed un quartetto d’archi che ha già dato le sue prove nel repertorio classico si incontrano per proporci l’inedita lettura dei temi di un mito della canzone – e non soltanto francese – Edith Piaf e del mito – italo-argentino – del tango, Astor Piazzolla.
Sabatier, che è anche compositore, non è nuovo a questo genere di esperienze – al Festival di musica barocca di Ambronay è stato protagonista del progetto Monteverdi-Piazzolla, da un’idea di Leonardo Garcia Alarcon – è dà coerenza a questo confronto tra il quartetto d’archi, massima espressione della tradizione classica europea, le canzoni della Piaf, emblematiche dell’anima immortale di una Parigi ormai che ormai non esiste più, ed il bandoneon, eterna incarnazione del tango e dell’Argentina.
Piazzolla – Piaf
William Sabatier, Quatuor Terpsycordes – Fuga Libera (67’)
E, per finire, una delle più belle voci dell’opera lirica, quella di Barbara Hendricks che – riconoscibile tra tutte – appassionatamente si piega alle esigenze delle sonorità , mistiche e sensuali, del blues (Barbara ha, del resto, iniziato la sua carriera cantando Negro Spirituals nella chiesa del padre, pastore protestante nell’Arkansas).
Il programma del concerto, registrato dal vivo, ha inizio con un’improvvisazione strumentale – Improvisation on Feeling Bad Blues – nella quale brilla tutta la singolarità dell’ensemble che accompagna la diva: due chitarre – di cui una bottleneck (cioè suonata con un dito della mano sinistra infilato in un tubo metallico, una tecnica propria al blues) -, pianoforte e organo Hammond. Poi continua con le canzoni blues e gospel che hanno giocato un ruolo importante accompagnando ed inspirando gli attivisti che hanno lottato per i diritti civici accanto a Martin Luther King negli anni ’50 e ’60.
Non è questo il primo cd che Barbara registra dedicato a questa musica o al jazz, ma è uno dei più riusciti ed emozionanti.
Barbara Hendricks & her blues band
The road to freedom (live) – Arte Verum (63’18)