CD di Natale (2), di Ferruccio Nuzzo

Pubblicato in , da Ferruccio Nuzzo

Comincio anche questo mio secondo elenco di cd da offrire come regalo di Natale – senza starvi tuttavia a ripetere le ragioni per cui penso che la musica sia il regalo ideale – con due album dedicati a Johann Sebastian Bach. Anche qui mi sembra inutile motivare la scelta, anche se piuttosto personale; ma mi è sembrato che queste due recentissime registrazioni siano l’esempio di come la musica di Bach – come uno sconfinato paesaggio che alterna cime gloriose, valli serene e misteriose foreste –  sia sempre, all’infinito, occasione per l’interprete di continue, rinnovate scoperte, sovente originate da un minimo cambiamento di luci, da un accento o da un’attesa che, come una riflessione lascia il tempo per ancor più profondamente penetrare il miracolo di questi capolavori.

Bach   

Suites – Valerie Aimard: violoncello – EnPhases (77’50 + 78’27)

«Sono indispensabili all’esistenza di ogni violoncellista», dice Valerie Aimard, la straordinaria interprete di questi capolavori, ed aggiunge: «Nulla che non vi sia essenziale; ogni nota è indispensabile: Bach apre sempre, non chiude mai … di ogni istante  fa un’immensità… come in una sorta d’eco di quel che precede, Bach crea uno spazioso completo, vertiginoso di libertà: UNICO».

E Valerie riesce ad introdurci a questo Universo che ad ogni istante si schiude diverso, multiforme, al procedere dei movimenti di danza. È nel loro susseguirsi che queste Suites si affermano, divengono qualcosa di particolare, di assoluto, di mai ascoltato: le Suites di Valerie Aimard. (È in seguito a questa radicale, quasi mistica esperienza che la solista ha avuto l’idea di creare su Youtube Only Cello, un’antologia per violoncello solo: 65 brani, 22 compositori, quasi 6 ore di musica : dai primi Ricercari composti nel 1680 agli Haikus di Guy Reibel scritti per Valerie nel 2020.

 

Johann Sebastian Bach   

Variazioni Goldberg BWV 988 – Julien Wolfs: clavicembalo – Flora (84’45)

Flora, la divinità romana della fioritura dei cereali ma anche la dea della primavera. Ed un nuovo label creato dal violinista François Fernandez, dal gambista – e direttore – Philippe Pierlot e dal violoncellista (e gambista) Rainer Zipperling – tre virtuosi ben noti nel mondo della musica barocca – con il lodevole impegno di far sì che sia il musicista al centro del progetto che egli anima, garantendogli, sopratutto, l’indipendenza.

Dopo aver accolto tre cd con i capolavori che Bach ha dedicato agli strumenti dei fondatori, Flora presenta ora un altro vertice dell’opera del compositore. Le Variazioni Goldberg BWV 988 che Julien Wolfs interpreta animando di continuamente rinnovate emozioni la scienza incomparabile del contrappunto e le fantastiche architetture delle 30 variazioni che Bach dedicò al suo giovanissimo allievo Johann Gottlieb Goldberg, variazioni che, narra la leggenda – propagata da Forkel e da molti contestata -, servirono per dare sollievo alle notti insonni del conte von Keyserling (e che valsero all’autore un calice pieno di 100 luigi d’oro).

Élisabeth Joyé   

Miscellanées: pièces de clavecin de Gibbons, D’Anglebert, Froberger, Fischer… – Élisabeth Joyé: clavicembalo – L’Encelade

Ci sono dei dischi, ma non sono poi tanti, che rassomigliano al loro interprete. La geniale ispirazione, il garbo delicato di Élisabeth Joyé non potevano scegliere un programma più adatto a raffigurare il suo madreperlaceo talento e la sua raffinatezza meditativa. 

Come un in un viaggio attraverso i contrastanti paesaggi di un’Europa tra il XVI e l’inizio del XVIII secolo questa variegata scelta di brevi composizioni è come la rivelazione, quasi una confessione, di sentimenti delicati, vulnerabili, sovente ombrosi, sospesi in uno spazio irreale, distaccati da ogni contingenza terrestre, che vivono delle loro sfumature nelle penombre o nelle mezze-luci; musica da meditare, da condividere con se stessi, soli nell’intimità dei nostri pensieri più segreti.

Anche la scelta degli strumenti – un prezioso virginale italiano di Jean-François Brun, principalmente, più due altri piccoli strumenti, utilizzati in momenti-chiave per sottolineare i contrasti – partecipa alla drammaturgia di questa fantastica rivelazione.

Giuseppe Torelli   

Travelling with a violin – Sue-Ying Koang: violino, Vincent Bernhardt: clavicembalo e organo, Diana Vinagre: violoncello, Parsifal Castro: tiorba e chitarra – Indésens Calliope Records (49’13)

Come per molti dei suoi contemporanei, la fortuna di Giuseppe Torelli, violinista virtuoso e compositore, fu legata ai suoi viaggi: in Germania, naturalmente, ma anche in Austria ed un Olanda. Sembra, tuttavia, che, a lui, malgrado le trionfali accoglienze, questa vita avventurosa e movimentata non convenisse poi tanto. Per cui soltanto il suo ritorno a Bologna, alla famosa cappella di San Petronio – e con un trattamento all’altezza della fama raggiunta – lo guarì dalla depressione (ma all’epoca si chiamava ipocondria) che lo minava da tempo a Vienna.

Disseminate un po’ dappertutto in Europa, queste composizioni, rare o sconosciute, per violino e basso continuo – tutte di una emozionante varietà e novità – ci testimoniano ora di questo inquieto modo di viaggiare, attraverso l’aristocratica ed appassionata interpretazione dei quattro giovani solisti.

Riposta     

La Guilde des Mercenaires – Adrien Mabire, Violaine le Chenadec: canto – L’Encelade

L’ascolto di questo delizioso programma, tutto impregnato di umori e atmosfere monteverdiane – il Divino Claudio fu il grande influencer del suo secolo – non risolverà il mistero del nome dell’ensemble, ma l’enigma non vela in alcun momento la purezza dei suoni e dei timbri, né turba le volteggianti linee melodiche delle musiche sublimi che intrecciano magicamente voci e strumenti di questa cooperativa di mercenari nel loro viaggio attraverso le serene prospettive della musica veneziana della prima metà del XVII secolo. In particolar modo nei divini duetti che mettono a confronto la voce di Violaine le Chenadec ed il cornetto (o cornetto a bocchino), strumento raro, e che raramente eccelle nell’eleganza della  linea melodica e nell’estrema precisione d’intonazione di cui dà prova Adrien Mabire.

p.s: Girolamo della Casa, che del cornetto fu un grande virtuoso, così lo descrive e ne raccomanda la pratica: «Degli strumenti a fiato il più eccellente è il Cornetto per imitar la voce umana più degli altri strumenti … Bisogna dunque esercitarsi a far buono strumento, e guardarsi di non far il strumento che abbi del Corno né del muto. Dunque si deve accomodar il labbro talmente, che faccia buon strumento, il labbro aperto fa il strumento che ha del corno et muto, il labbro troppo stretto fa il strumento fesso. Dunque si tenerà la via di mezzo. Vuol essere suonato con discrezione e giudizio. La lingua vuol non essere né troppo morta né troppo battuta: ma vuole esser simile alla gorgia … Si che ognuno tendi al bel strumento, alla bella lingua et alla bella Minuta, et ad imitar la voce umana, più che sia possibile».

Jean-Baptiste Lully     

Thésée – Les Talents Lyriques, Christophe Rousset – Aparté (3cd)

Christophe Rousset e la sua banda, dopo una sere di fortunate esecuzioni europee del capolavoro di Jean-Baptiste Lully, ne propone ora una gloriosa registrazione. Il geniale compositore (ed intrigante cortigiano) fiorentino dispiega ancora una volta le complesse trame della mitologia greca alla gloria del Re Sole, reduce dalle sue vittorie nelle Fiandre (tutto il Prologo è a lui dedicato). Medea – la vera protagonista dell’opera – è la grandissima Karine Deshayes: donna e maga, odiosa ed affascinante, seduttrice e vendicatrice, divina nella declamazione come nella purezza e nel fuoco del canto. Mathias Vidal è il Teseo che ella merita, per stile e verità d’espressione, una presenza marcante, malgrado che il suo ruolo sia ben limitato; tutto il resto della numerosa troupe è all’altezza, animato da un travolgente Christophe Rousset il cui senso dello spettacolo esplode nelle pagine strumentali e nelle movimentate danze. L’esemplare registrazione è all’altezza.

Les sept dernières paroles du Christ en croix 

Franz Joseph Haydn – La Chapelle Rhénane, Benoît Haller, Quatuor 1781 – Paraty (51’35)

Un’idea geniale per una versione singolare ed inedita di queste Ultime sette parole di Cristo sulla croce che Haydn aveva concepìto inizialmente in forma orchestrale su commissione della diocesi di Santa Cueva a Cadice, in Spagna. Era il 1786, e già l’anno seguente Haydn realizzò una versione per quartetto d’archi: «sette meditazioni» musicali a ciascuna delle quali integrò un testo, una forma unica nella storia della musica. Una maestosa Ouverture ed un impressionante Finale che illustra il terremoto che seguì la morte del Salvatore completano questo straordinario Oratorio che il Quatuor 1781 e La Chapelle Rhénane diretta da Benoît Haller hanno realizzato in disco con una bella tensione lirica e filosofica nel dialogo tra gli strumenti e le voci, fedele al testo e senza mai eccedere nello spettacolare.

 

Mozart – The Symphonies    

Symphonies 29 & 40, Oboe Concerto – Il pomo d’oro, Maxim Emelyanychev, Ivan Podyomov: oboe – Aparté

Seguendo il filo alato del confronto, talvolta drammatico come nel primo cd che presentava la prima e l’ultima delle Sinfonie, talvolta più sottile come in in questo che riunisce gli slanci lirici della n°29 e la leggendaria drammaticità della n°40 in sol minore, Il pomo d’oro prosegue la sua impresa. Un’integrale delle Sinfonie che segue i passi di Mozart lungo  quell’itinerario di libertà che fu tutta la sua vita (tra qualche giorno le n°35 e 36 saranno registrate al Teatro Municipale di Reggio Emilia assieme al Concerto per violino n°3).

Il Concerto per oboe k.314 che crea un ponte fra questi due monumenti è interpretato con vivace eleganza concertante da Ivan Podyomov, primo oboe solista al Royal Concertgebouw Orchestra.

(L’estratto video presenta la Sinfonia n°21, Jupiter, dal cd precedente dell’integrale)

 

Schubert

Winterreise – Cyrille Dubois: tenore, Anne Le Bozec: pianoforte – NoMadMusic (76’15)

La Storia della Musica ed i musicologi ne parlano come di uno dei vertici dell’espressione musicale ed, in generale, della cultura occidentale, ma il Viaggio d’inverno è ben più di questi suoi records. Winterreise è pura espressione poetica ed anche se il bel testo (in tedesco) di Wilhelm Müller non è immediatamente comprensibile, la solitudine, la dolorosa interiorità delle risonanze del percorso notturno (una fuga o un tentativo di recupero ?) dell’amante respinto sono evidenti.

L’interpretazione di Cyrille Dubois è tutta impregnata di una profonda umanità che il pianoforte di Anne Le Bozec accompagna con i vividi effetti che la natura e le voci degli elementi hanno suggerito all’immaginario del poeta: l’urlo del vento, l’infuriare della tempesta, lo scorrere dell’acqua sotto il ghiaccio, il canto degli uccelli, il gracchiare dei corvi, i cani che abbaiano, il cigolio della banderuola arrugginita, il corno della posta, la melodia ripetitiva dell’organetto.

 

Felix Mendelssohn   

Attacca la Fuga – Nicolas Bucher: organo – Hortus (76’36)

Di una modernità esasperata, passando da una turbinosa, energetica esaltazione alla meditazione velata di lirismo, dal rigore della fuga all’onirica Romanza senza parole, queste poco frequentate Sonate per l’organo op.65 rivelano un Mendelssohn di sorprendente libertà, scatenato domatore delle mille possibilità dell’organo romantico.

Qui, nella gloriosa registrazione di Hortus, lo strumento è il monumentale Cavaillé-Coll della cattedrale di Saint-Omer (Pas-de-Calais), che Nicolas Bucher, direttore del Centro di musica barocca di Versailles, anima di tutti i fervori di un Mendelssohn che, evidentemente, mal sopportava questo immeritato oblio.

Napoli!   

Ophelie Gaillard, Sandrne Piau: soprano, Marina Viotti: mezzo-soprano, Luan Goes: contraltista, Pulcinella orchestra – Aparté

Dopo averci condotto Una notte a Londra, trasportato, con Cellopera, sulla scena di un teatro lirico, o con Alvorada in un fantastico viaggio dalla penisola iberica al Sud-America, Ophelie Gaillard ha scelto Napoli per offrirci un geniale programma, celebrando Partenope e le sue seduzioni musicali. Città di castrati e Pulcinella (l’ensemble di Ophelie ha preso, appunto, il nome della celebre maschera), con la sua innovatrice scuola di violoncello, Napoli, città-spettacolo, ha marcato delle sue arie, delle sue melodie e dei dei suoi ritmi infuocati tutta l’epoca barocca, animandone con creatività e virtuosismo chiese e teatri d’opera, strade e palazzi.

Accanto ad Ophelie, al suo violoncello (e violoncello piccolo) ed a Pulcinella, Sandrine Piau, Marina Viotti ed il contraltista Luan Goes presentano musiche di Porpora, Durante, Pergolesi o di altri compositori spesso inediti percorrendo gli itinerari più sorprendenti, balzando dal sacro al profano al ritmo indiavolato di chitarre e percussioni.

 

Ad Astra    

Debussy – Humet – Quartet Gerhard – Klarthe (52’)

L’argomento di maggiore interesse di questo sorprendente cd non è tanto nella pur esemplare interpretazione del Quartetto per archi in sol minore, op. 10 di Claude Debussy, che ne mette in luce l’inquietante tessuto di slanci, dubbi ed interrogazioni, ma la composizione che completa il programma. I fa l’aire visible (Ed io rendo l’aria visibile) dello spagnolo Ramón Humet è un momento sospeso nel silenzio, atemporale, luminoso ed evanescente, meditativo ed organico, delicato e sottile, con un’alta fantasia poetica; in una parola: zen. La musica diviene uno specchio, ed un punto di riferimento – sovente doloroso – che ci permette di sopravvivere in un caos libero da vincoli e incertezze che inquinano la verità.

Dialogues    

Sergei Rachmaninov, Polina Nazaykinskaya – Olga Kirpicheva: pianoforte – Et’Cetera 

Originarie di Togliatti (cioè Тольятти, città russa sulle rive del Volga, evidentemente cosi nominata in onore del nostro «Migliore») Olga Kirpicheva e Polina Nazaykinskaya hanno seguito la stessa educazione musicale, al Conservatorio Tchaïkovski di Mosca, prima di stabilirsi ambedue all’etero (in Francia e negli Stati-Uniti). 

Il programma di questo originale e seducente cd – il primo di Olga – nasce dalla fascinazione che la pianista ha sempre avuto per Rachmaninov e per la sua visione poetica del mondo. Assieme ai suoi Dieci Preludi op. 23 ed agli Études-Tableaux op. 33, Olga presenta i Dialogues (… with myself), una partitura facile all’inizio ma via via più complessa che la sua amica Polina ha scritto su commissione della pianista «ispirandosi allo stile ed al linguaggio musicale di Rachmaninov, ed alle tonalità lussureggianti di cui il compositore ha fatto uso per esprimere la profondità delle sue emozioni».

 

Francis Poulenc    

Les chemins de l’amour – Tatiana Samouil: violino, Justus Grimm: violoncello, David Lively: pianoforte – Indésens Calliope (53’34)

Credo che il dono, unico ed inconfondibile, che Francis Poulenc aveva di far divertire il suo pubblico dipendesse sopratutto dalla sua capacità di divertirsi lui per primo, componendo una musica che, associando il fascino leggero della melodia popolare all’impegno della musica classica, dava una una voce unica, inconfondibile e seducente all’anima della Francia. 

Violino, violoncello e pianoforte, ma anche il piffero di Jean-Louis Beaumadier e le cornette a pistoni di Éric Aubier e Stéphane Gourvat che, accompagnati dalla fanfara della Garde Republicaine, proclamano in musica Le Discours du Général in uno spassoso programma pieno di allusioni e di un buonumore venato di nostalgia.

Exploration   

Schubert, Blahetka, Beethoven, Borne – Noémi Gyóri: flauto, Suzana Bartal: pianoforte – Hungaroton (68’54)

L’Arte della variazione sublimata dalle volatili acrobazie del magico flauto della virtuosa ungherese Noémi Gyóri. Le ben note Introduzione e Variazioni su ‘Trockne Blumen’ da Die Schöne Müllerin D802 di Schubert e la Serenata per flauto e pianoforte in Re maggiore op. 41 di Beethoven inquadrano le dimenticate musiche di due compositori dell’Ottocento: le Introduzione  e Variazioni op. 39 dell’austriaca Leopoldine Blahetka e la Fantasia Brillante sulle Arie della Carmen del virtuoso francese François Borne che intese, con  questa composizione – l’unica giunta sino a noi – dimostrare le incredibili doti di agilità del suo strumento.

Noémi – che Suzana Bartal accompagna al pianoforte nelle divagazioni di questo itinerario fantasioso e poetico – suona su uno strumento moderno, ma le sue sonorità, intime ed espressive nell’atto ludico della variazione, non fanno rimpiangere lo strumento d’epoca.

 

Aux Étoiles   

French Symphonic Poems – Orchestre National de Lyon, Nikolaj Szeps-Znaider – Bru Zane (73’41+73’31)

Il Centro per la Musica Romantica Francese, che ospita il Palazzetto Bru-Zane a Venezia (in altri tempi fu il «Casino della Musica» degli Asburgo), tralascia, per una volta, la riscoperta delle opere liriche dimenticate per dedicarsi alla «musica a programma». Il Poema sinfonico, cioè, a cavallo tra la fine dell’Ottocento e il primo quarto del XX Secolo, con un programma che associa musiche ben conosciute, come l’inevitabile Danza Macabra di Saint-Saëns e l’Apprendista Stregone di Paul Dukas, alle interessati (e poco note) opere di donne compositrici: La Nuit et l’Amour di Augusta Holmès, Mel Bonis con il suo Rêve de Cléopâtre velato di orientalismo, Lili Boulanger ed il suo sorprendente D’un matin de printemps, e l’inquietante Danse mystique di Charlotte Sohy.

Interprete impegnata e convinta l’Orchestre National de Lyon diretta da Nikolaj Szeps-Znaider.