Parte terza: Scritto sul corpo
Spesso il corpo ricorda meglio della mente. È più sapiente, meno pretenzioso, più autentico e diretto. Va ingenuo, in compagnia di se stesso, con le sue preferenze, le sue fragilità. Ha una forza spontanea che non cade nelle trappole cerebrali, che ignora i trabocchetti della psiche e disdegna i complessi intellettuali. Associa l’infanzia a un giardino, l’inverno all’abbaiare di un cane, l’autunno al sottobosco calpestato da stivali di gomma, la madre al sugo delle polpette, l’estate alla pioggia, la nostalgia al crepuscolo, la morte allo squillo di un telefono, le vacanze all’impagabile libertà dei piedi nudi. Amori e odori, paure e paesaggi, sapori e sentimenti si mescolano senza pudore sotto le dita, davanti agli occhi, sul palato, nell’eco di suoni lontani, nel costume bagnato sulla pelle, a rivelare un senso più profondo: quello degli affetti, dei conflitti, dei legami con cui il corpo tesse, inesorabile e sicuro, la sua tela.
Esercizio 3: L’estate – Ricordi del corpo
Sequenza del film
“Poi, d’improvviso, mi sciolse le mani e le mie braccia divennero ali, quando mi chiese: ‘Conosci l’estate?’ io, per un giorno, per un momento, corsi a vedere il colore del vento” Fabrizio de Andrè