ANNUS MIRABILIS

Pubblicato il 27 Gennaio 2012 in da Vitalba Paesano

 Il 16 Novembre è iniziato l’Annus Mirabilis. Nello spazio di un weekend è nato il Governo Monti, con una squadra di tecnici senza apparenti provenienze politiche. L’Italia sorpresa ha subito realizzato la discontinuità e gli indici di consenso sono stati elevati. Quindi luna di miele, ma breve, perché il consenso ha cominciato ad erodersi alle notizie dei contenuti del cosiddetto Decreto Monti. Reazioni fisiologiche, scontate e prevedibili da parte del corpo sociale? Forse sì. Anche se sul piano comunicazionale sono mancate la strategia e la tattica con cui accompagnare le decisioni lacrime e sangue. Ad esempio.

 a. Il Presidente Monti è apparso subito, con un tono di voce tra l’understatement e il cattedratico, in grado di far percepire discontinuità rispetto a Berlusconi. E’ una scelta – o forse una necessità -, comunque si tratta di un paradigma retorico non privo di rischi, soprattutto se le battute sono di uno spirito destinato ad essere colto solo dagli happy few. Le allusioni e le freddure di Monti sono l’opposto delle barzellette “calde”di Berlusconi. Entrambi gli stili presentano controindicazioni e possono suscitare fraintendimenti in chi riceve.

 b. I provvedimenti, i decreti, le liberalizzazioni, le nuove tasse etc., sono atti che non si possono esaurire nel puro dettato tecnico-giuridico. Il pianto del Ministro Fornero all’imbocco della parola “sacrifici” è, in questo senso, significativo, in quanto ha saputo – senza parole – comunicare la condivisione della sofferenza, per un provvedimento troppo pesante per i pensionati poveri. Ma questo atto comunicativo di condivisione è rimasto il solo dell’intero nuovo Governo. Non si è cercato di far prefigurare i vantaggi, oltre i sacrifici, oggi per domani. Si è troppo poco argomentato di futuro al quale riservare di più, pensando ai figli in un’Italia e in un’Europa di domani, vivibile, sostenibile, attrezzata per le nuove professioni e il nuovo mercato del lavoro.

c. Si sono profilate (minacciate) liberalizzazioni in molti settori, dagli orari dei negozi alle licenze dei taxi, dalle farmacie ai distributori di carburanti. Con le inevitabili e facilmente prevedibili reazioni delle categorie interessate, come in un vecchio film. È possibile agire in modo diverso? Forse sì, ribaltando l’agenda, chiarendo prima di tutto che si intende fornire aiuto per migliorare le performance professionali creando il circolo virtuoso con i clienti-consumatori-utenti (poco citati dal Governo Monti). Ad esempio, per quanto riguarda il tormentone degli orari di apertura dei negozi, che soffocherebbero i piccoli in favore della megadistribuzione, perché non fornire – prima di tutto – un sostegno strategico professionale ai piccoli, elaborando know how per le aree gravitazionali e sui tipi di specializzazione necessari in relazione ai bisogni-desideri del pubblico areale? Il problema dei negozi piccoli, nella distribuzione, è prima di tutto l’impossibilità di dotarsi di strumenti conoscitivi che invece le grandi insegne possiedono. La politica illuminata dovrebbe occuparsi prima di tutto di questo, creando sapere esperto, suggerendo piccole imprese con alta probabilità di successo perché “uniche”. Ovviamente, gli stessi approcci valgono in altri settori. Anche la seconda licenza per i taxi può diventare una nuova opportunità di business, se inserita nella programmazione dei nuovi mezzi di spostamento per la “città sostenibile”.

d. Uno dei provvedimenti più dolorosi – percepito come tale – ha riguardato l’innalzamento dell’età della pensione. Fiumi di parole e lenzuolate di giornali dedicate alla iniquità percepita per i senior costretti a lavorare nonostante avessero – sino a ieri – diritto all’anticipato riposo retribuito. Ebbene, anche qui, il Governo ha evitato di prefigurare gli aspetti positivi. Esistono infatti ricerche di stringente evidenza che tendono sempre più a dimostrare l’utilità (per sé, per gli altri, per il Paese in cui si vive) del prolungamento del periodo di lavoro. Basti pensare al ruolo di tutorship dei senior nell’apprendimento delle arti e dei mestieri da parte dei giovani. Ed anche alla provvidenzialità di una uscita graduale dal mondo del lavoro, così da favorire un adattamento senza traumi al nuovo stile di vita.

e. Mario Monti ha detto nel suo stile anglobelga “provo pena per i politici”. E i politici che cosa hanno deciso di fare? Si sono ridotti gli emolumenti, hanno modificato i loro vitalizi? Non si è capito, pur seguendo giorno per giorno i ridondanti pastoni che descrivono la casta in fibrillazione. Il grande sacrificio – per ora – riguarda l’aumento del prezzo del ristorante del Senato che ha fatto subito fiorire offerte competitive (20 € tutto compreso) fuori il Palazzo. Se è vero – come è vero – che la classe politica soffre oggi di una reputazione assai critica (mai così bassa), è altrettanto vero che la casta non fa nulla per recuperare in valore e in credibilità/necessità presso gli elettori. A meno che non si voglia ricorrere al sorteggio diretto dalla popolazione, per una Camera dei rappresentanti del tutto casuale, come ha suggerito il costituzionalista Ainis.

Nota finale positiva. Non dimentichiamo, al di là dei vuoti comunicazionali, che il Governo Monti è capace di rappresentare l’Italia intelligente, colta, onesta. Ne abbiamo bisogno per il nostro lavoro, per la nostra reputazione internazionale, per noi e per i nostri figli. Ma non dimentichiamo che esiste uno spazio – da colmare – tra lo stile barzelletta e la lezione accademica.

(g.m. da Cinqueminuti GfK Eurisko n 43)