I dischi del mese: febbraio ’14 – 1

Pubblicato il 13 Febbraio 2014 in , da Ferruccio Nuzzo

Johann Sebastian Bach 

Die Kunst der Fuge – Cédric Pescia: pianoforte – æon (40’05 + 59’09)

Se nelle sua memorabile registrazione delle Variazioni Goldberg Cédric Pescia si era mostrato delicato e fantasioso, in questa Arte della Fuga egli sviluppa tutte le sue capacità di analisi e approfondimento, in un rigore che non esclude l’inventività e la poesia di una musica che, malgrado la sua sublime astrazione, rivela anche al profano una profonda, assoluta verità fuori dal tempo e da qualsiasi definizione stilistica.

Ogni nuova versione registrata del capolavoro finale e definitivo di Johann Sebastian Bach suscita le solite irresolubili questioni, destinate a restare per l’eternità senza risposta: per quale strumento (o insieme strumentale) è stata scritta l’Arte della Fuga?

Son d’accordo con il grande, l’eterno Gustav Leonhardt (clavicembalista e direttore) il quale diceva che Bach aveva scritto questa musica per se stesso, senza pensare alla sua esecuzione su uno strumento in particolare (aggiungerei che l’Arte della Fuga potrebbe esser stata scritta per esser letta, «pensata», come un percorso iniziatico verso la verità (musicale) assoluta; un percorso che, come l’ultimo Canone dell’opera, non ha una fine, né una conclusione …)

Dell’interpretazione di Cédric Pescia si è detto, rapidamente. É il caso di aggiungere che le qualità sonore dello strumento e la chiarezza e sobrietà della registrazione – in un ambiente austero e senza effetti spaziali o di riverberazione aggiunti – giovano sia all’ascolto attento e studioso di chi voglia decifrare l’estremo messaggio  di Johann Sebastian, che a quello più sentimentale di vuol godersi le misteriose verità di questo capolavoro senza porsi troppe questioni.

ascoltate l’Arte della Fuga di Cédric Pescia   


Queyras_ElgarEdward Elgar, Antoni Dvorak, Piotr Ilych Tchaikovsky

Cello concerto op.85, Rondò, Klid, Variazioni su un tema rococò – Jean-Guihen Queyras: violoncello, BBC Symphony Orchestra, Jiri Belohlavek – Harmonia Mundi (60’44)

Questo Concerto per violoncello dell’inglese Edward Elgar era consacrato nella mia memoria musicofila alla splendida, indimenticabile interpretazione di Jacqueline du Pré, gonfia di quell’anelare romantico – assolutamente anglosassone – la scoperta di orizzonti lontani, mai raggiunti ed irraggiungibili poiché essi esistono soltanto in una misteriosa dimensione di sogno, come immagini che bisogna accontentarsi di evocare, a rischio di vederle altrimenti svanire – così come la musica di Elgar, affascinante ed inafferrabile (per non dire inconsistente).

Ed ecco che il panorama si rinnova con questa recentissima registrazione di Jean-Guihen Queyras, un violoncellista francese che sino ad ora mi aveva entusiasmato con le registrazioni dei grandi classici per il suo strumento, dalle Suites di Johann Sebastian Bach a quelle di Benjamin Britten, e dei capolavori della musica da camera contemporanea – non per nulla egli è stato a lungo violoncello solista dell’Ensemble Intercontemporain, allora diretto da Pierre Boulez – e con la creazione di opere di giovani compositori, spesso a lui dedicate.

Il Concerto di Elgar, si trasforma nel racconto dello strumento di Queyras, in un paesaggio più concreto – senza per questo perdere nulla dei suoi languori romantici e della sua atmosfera fantastica – e dai tratti ben definiti: Constable piuttosto che Turner.

Completano il programma del disco due gioielli di Dvorak: Rondò e Klid (meglio conosciuto come Boschi silenziosi), e le Variazioni su un tema rococò di Tchaikovsky, un repertorio consueto anche se sovente relegato alla funzione di bis, che riesce tuttavia ancora a sorprendere nella vigorosa e concreta interpretazione di Queyras e dell’Orchestra sinfonica della BBC, valorosamente diretta dal céco Jiri Belohlavek.

ascoltate il violoncello di Jean-Guihen Queyras