Da qualche settimana è iniziata la primavera: a ricordarcelo, in assenza di un bel tempo che ancora stenta ad arrivare, sono i cinguettii degli uccelli migratori sempre più presenti nell’aria. Ma dove sono stati questi uccelli durante l’inverno e perché sono tornati da noi in primavera? Gli uccelli migratori si spostano fino a migliaia di chilometri al fine di trovare le giuste condizioni e disponibilità di risorse per resistere alla stagione fredda, e quelle per riprodursi in primavera. La maggior parte di tali specie di uccelli migra dalle aree di accoppiamento del nord alla fine dell’estate, verso quelle di svernamento del sud per passare l’inverno. Per chi volesse saperne di più, nel 2001 uscì al cinema un documentario chiamato “Il popolo migratore” realizzato da Jacques Perrin, che per anni ha seguito specie di uccelli migratori durante i loro viaggi per mostrare agli spettatori le complesse e bellissime dinamiche di questo fenomeno naturale globale.
La migrazione è un evento cruciale nella vita di migliaia di specie di uccelli e inquanto tale è necessaria alla loro stessa sopravvivenza. In primavera, le specie che si riproducono alle nostre latitudini, depongono le uova nei loro nidi. La varietà di tali nidi presente in natura è estremamente variegata, ma ciò che li accomuna tutti è il loro essere necessari per la deposizione, la cova e la protezione delle uova dalle cattive condizioni climatiche e dai predatori. Soprattutto a causa di queste ultime, sia in città che in campagna è possibile trovare alcuni piccoli nidiacei “caduti” fuori dal nido o in fase perlustrativa. La nostra sensibilità ci spinge molte volte a raccoglierli e portarli a casa ma non è sempre la scelta migliore! A tal proposito le dott.sse Bazzi (ISPRA) e Longoni (ERSAF) hanno predisposto uno schema di facile lettura per tutti, contenente una serie di indicazioni che suggeriscono il corretto comportamento da tenere nel caso di ritrovamento di un uccello in presunta difficoltà.
Proviamo a leggerlo insieme.
- Nella maggior parte dei casi, l’intervento è estremamente sconsigliato. Infatti un uccellino ha una probabilità di sopravvivenza maggiore se lasciato nel suo ambiente sotto la cura dei suoi genitori. Molti uccellini sono soliti abbandonare spontaneamente i loro nidi, anche se non sono ancora volatori provetti, come nel caso di merli, gazze, cornacchie e passeri. Questi individui non sono abbandonati, raccoglierli significherebbe toglierli dalle cure di genitori presenti! Non è infatti vero che i genitori abbandonano i piccoli usciti fuori dai loro nidi, neanche se toccati dalle persone!
- L’intervento diventa necessario se l’uccellino è stato ferito da un gatto, o è palesemente ferito ed è molto molto piccolo (ali non sviluppate, occhi ancora chiusi e assenza di piume) e il nido non è noto. In questo caso, è fortemente consigliato rivolgersi a un CRAS o ad un veterinario altrimenti si rischia la morte del piccolo. I CRAS altro non sono che i Centri di Recupero Animali Selvatici e si trovano su tutto il territorio nazionale. Su sito potete trovarli elencati regione per regione. Qualora non ne aveste uno vicino a casa vostra, è comunque sempre suggerito contattarli per poter ricevere informazioni sui passi da fare. In alternativa è possibile chiedere aiuto a guardie provinciali o associazioni come la LIPU o il WWF, sempre presenti sul territorio. Nel mentre sarebbe bene sistemare l’uccellino n una scatola di cartone con panni di cotone (no lana o cotone idrofilo) e una bottiglietta di acqua calda accanto. Tutto questo a meno che non si riesca ad identificare la posizione del nido e l’uccellino sia piccolo ma sano. In quel caso è fortemente consigliato, se possibile, di cercare di rimettere l’uccellino all’interno del suo nido magari con l’ausilio di una scala. Questo può essere fatto con i nidi di rondine, se posti in posizione raggiungibile.
- Nel caso in cui si trova un uccellino più grandicello (con tutte le piume ma che ancora non vola), se è in un posto potenzialmente pericoloso, come ad esempio una strada o un marciapiede, è consigliato spostarlo in un posto più sicuro, come sotto una siepe, rimanendo nell’arco di 20-30 metri e allontanarsi. Esso è infatti in grado di richiamare l’attenzione dei genitori con cui potrà così facilmente ricongiungersi. Nel caso in cui questo uccellino più grandicello mostra segni di malessere, come piumaggio arruffato, immobilismo, segni di predazione da parte di animali domestici o segni di stordimento dovuti all’impatto contro vetrate, è consigliato rivolgersi a un CRAS o a un veterinario. Prima di tutto sarebbe opportuno sistemarlo in una scatola di cartone chiusa con appositi fori alle pareti. Evitate gabbiette o trasportini, è meglio un luogo “buio” e silenzioso. Cercate di maneggiarlo (o accarezzarlo il meno possibile) poiché ci sono purtroppo casi in cui si rischia l’infarto da maneggiamento.
- Nel caso di un rondone, le cose sono diverse. I rondoni sono una specie molto particolare e delicata. La Natura li ha selezionati per vivere tutto il corso della loro vita in volo. Essi si posano infatti solo nei loro nidi! Le loro zampe molto corte non gli consentono infatti di spiccare volo dal suolo né di “camminare” per procacciarsi cibo. Sono soliti nidificare anche nelle grandi città, nelle cavità degli alberi, nelle intercapedini degli edifici o tra le tegole, senza provare particolarmente fastidio per la presenza dell’uomo. Per darvi un’idea della facilità con cui tale specie riesce a convivere con l’uomo, vi basti pensare che anni fa una coppia aveva nidificato nella persiana della finestra del mio ufficio e, ogni volta che uno dei genitori tornava al nido facendo un rumore improvviso, mi faceva costantemente sobbalzare sulla sedia! Diversamente da altre specie, i rondoni non abbandonano mai il nido fino a che non sono autosufficienti. Oltretutto può capitare che, sia gli adulti che giovani inesperti, atterrino erroneamente sul suolo. L’aiuto dell’uomo in questo caso è indispensabile! La prima cosa da fare è capire se si è trovato un rondone giovane o adulto: questi ultimi hanno le ali evidentemente più lunghe della coda (lo si nota perché le tengono piegate sul dorso). In assenza di ferite, un rondone adulto può essere aiutato a “decollare” dandogli un leggero colpetto o tenendolo semplicemente in mano stando in piedi con uno spazio aperto abbastanza grande davanti (bisogna però evitare lanci dalle finestre, per sicurezza). Qualora dovesse planare nuovamente, serve contattare un CRAS. Lo stesso vale per i rondoni giovani (con le ali che non superano mai la coda quando piegate sul dorso). In attesa del ricovero è consigliato adagiarli in un contenitore di cartone come per le altre specie.
Qualora a qualcuno venisse poi in mente l’idea di potersi tenere un uccello a casa, bisogna ricordare che la detenzione e l’allevamento di uccelli selvatici sono espressamente vietate dalla legge. Oltretutto, pratiche non corrette e che deviano da quelle suggerite possono compromettere la possibilità dell’individuo di tornare in natura!
Per aiutare gli uccelli in primavera (ma anche durante tutto l’anno), le cose che possiamo fare, anche fuori dalle situazioni di emergenza descritte sopra, sono molteplici: in molti supermercati e negozi di animali è ad esempio possibile acquistare comode mangiatoie o cassettine da poter installare in giardini e balconi per attirare gli uccelli e fornirgli del semplice nutrimento o addirittura una casa! Se non siete tra i fortunati che
dispongono di uno di quei bei giardini di una volta, in cui può trovare spazio una fontana, considerate che per far sì che gli uccelli si dissetino (e vi offrano uno spettacolo di rara bellezza e allegria), specie nei mesi più caldi è sufficiente versare un po’ d’acqua fresca in un sottovaso pulito e posizionarlo in modo che sia per loro facilmente raggiungibile senza doversi avvicinare troppo agli interni. Se poi vi accorgete della presenza di ammassi di rametti o foglie nei pressi di finestre e grondaie, prima di rimuoverli pensando di far pulizia accertatevi che non si tratti di nidi! Per fare ciò è spesso sufficiente una ricerca su Google per un confronto di immagini, ma se ciò non dovesse risolvere i vostri dubbi potrete rivolgervi alle associazioni citate prima che vi forniranno senz’altro utili informazioni.
Siamo tutti parte dello stesso ecosistema, dobbiamo aiutarci!