Milano e la Lombardia registrano da tempo una situazione di difficoltà. Mentre alcun gruppi di aziende hanno avviato processi d’innovazione che hanno consentito di migliorare le loro quote nell’export, e di reggere meglio la crisi dell’ultimo biennio, complessivamente si registra un arretramento della Lombardia nelle graduatorie internazionali per regioni. Naturalmente Milano resta comunque una piazza finanziaria importante. Vi sono situazioni di eccellenza in campo sanitario, in quello delle biotecnologie o della robotica. Ma il dato complessivo è di ristagno, di mancanza di slancio, di scarsa fiducia nel futuro. La crisi di funzionamento delle P.A. a cominciare dal Comune, ostacola lo sviluppo di iniziative innovative… Le lentezze dei processi decisionali condivisi hanno determinato ritardi incredibili per il decollo di infrastrutture stradali di cui si parla da venti o trent’anni: Brebemi, Pedemontana e TEM. Ma sul sistema del ferro regionale di FS e FNM le novità sono state pochissime e non rilevanti. Faticoso è anche lo sviluppo della rete metropolitana come dimostra l’ansiogena vicenda dei finanziamenti alle infrastrutture MM per l’Expo 2015. La rete del trasporto di superficie, largamente senza protezione è progressivamente sempre più inaffidabile.
La crisi del sistema del trasporto dei pendolari non vede soluzioni a breve, mentre l’accessibilità della nuova Fiera di Rho/Pero e soprattutto di Malpensa, è ancora assai precaria. E quell’aeroporto stenta a uscire dalla crisi connessa alla vicenda Alitalia, dolorosa per il nord e anche per i contribuenti. Milano non è governata. Crisi di leadership del Sindaco e sfrangiamento della sua coalizione. La vicenda del PGT sta divenendo grottesca e pare che anche quella del bilancio 2010 sia male avviata (soprattutto per l’inaffidabilità della presenza in Consiglio della maggioranza). Il centro destra: l’illusione immobiliare e la perdita di autonomia della città.
Il centrodestra milanese affida tutte le sue speranze a quella che potremmo definire “l’illusione immobiliare”. La speranza cioè che alcuni grossi progetti immobiliari, come City Life o quello di Garibaldi/Repubblica, possano risolvere il rilancio di Milano. Illusione appunto come purtroppo dimostra la vicenda Santa Giulia dove non si capisce se la responsabilità sia più dell’operatore immobiliare o delle banche finanziatrici. Un’illusione culturalmente vecchia, arretrata e provinciale. Come l’idea di fare un tunnel autostradale di 14 Km. sotto la città! Delle innumerevoli riflessioni, della produzione culturale e anche i programmi elaborati in sede di Unione europea, a Milano non si è avuta eco alcuna nel dibattito politico. Ma Milano ha anche perso la sua autonomia. Non c’è scelta seppur minima che non venga rinviata alle decisioni di Palazzo Grazioli o di Arcore.
Per riqualificare la città occorre un “rinascimento”. La città ha bisogno di una complessiva e generale riqualificazione che deve essere sostenibile, ambientalmente e socialmente. Deve attuare processi di riqualificazione e trasformazione senza aumentare la pressione sull’ambiente. Deve garantire il raggiungimento di obiettivi con la condivisione dei fini e dei mezzi. Deve assegnare al Comune un ruolo di leadership per sviluppare politiche di coesione, integrazione e collaborazione.
Milano ha bisogno di rinascere, ha bisogno di un sussulto di rinnovamento culturale, di crescita della coesione sociale, di una revisione della base economica urbana per fronteggiare la recessione in atto, della rivalutazione del patrimonio naturale.
Le risorse per il “rinascimento”. Le risorse umane anzitutto, che significa dare priorità al principio della creatività promuovendo nuove forme di ricerca, organizzare piattaforme tematiche di connessione tra il mondo della ricerca, delle Università, della produzione, della commercializzazione, delle professioni. Se siamo entrati nella “economia della conoscenza” occorre usare il sapere per innovare. Organizzare spazi per la creatività: questo è il primo compito del Comune, per sollecitare una vera e propria rivoluzione culturale della società milanese. Non manca il patrimonio immobiliare pubblico per ospitare le sedi della creatività milanese. Basti pensare alle numerose sedi scolastiche chiuse per mancanza di bambini e ragazzi. Occorre quindi con la regia del Comune, sviluppare un’iniziativa corale di tutte le istituzioni culturali ed economiche, per promuovere la creatività, cioè il rinnovamento della classe dirigente della città. Questa è la prospettiva della nuova occupazione dei giovani e degli immigrati, oltre alla riconversione degli storici “blue and white collars” falcidiati dalla crisi.
Le risorse naturali, inoltre.Occorre avere un quadro delle risorse naturali disponibili, conoscere il “metabolismo urbano” di Milano: quanta acqua si consuma (e quanta se ne spreca), quanta energia si consuma e come si può ridurne il consumo (efficienza energetica urbana) come si può produrre energia da fonti rinnovabili, come ridurre le emissioni e i rifiuti, quanto verde va sviluppato nei processi di riqualificazione. Insomma conoscere l’”impronta” della città nel rapporto con le risorse naturali. Sapere come stanno le cose è la condizione per cambiare i comportamenti dei cittadini e della classe dirigente.
Le risorse fisiche. La riconversione urbana deve essere processo continuo che attivi i numerosi soggetti che sono di fatto coinvolti: la grande proprietà immobiliare a cominciare da Comune e Aler, i condominii, le società e gli operatori della grande distribuzione, le professioni e il sistema imprenditoriale. L’incremento dell’efficienza energetica degli edifici e delle infrastrutture è un fattore strategico della riconversione urbana, come pure la produzione di energia e di calore da fonti rinnovabili. Quanti pannelli fotovoltaici è possibile collocare sopra i gradi super e iper mercati della città? Non sarebbero investimenti a rapidissimo ammortamento?
Anche le infrastrutture debbono essere integrate. Occorre realizzare la telemedicina e la teledidattica. L’intermodalità dei sistemi di trasporto delle persone e delle merci.
Le risorse immateriali. Mentre le città giapponesi e coreane puntano, già da anni, sull’iperconnettività delle nuove reti a 100 Mb, qui siamo ancora alla faticosa diffusione dell’impiego delle linee di trasmissione via cavo. Eppure a Lisbona si era detto che bisogna puntare sulla e-society se si vuole rinnovare i saperi e i diritti di cittadinanza. Ad Helsinki e a Saragozza lo stanno facendo. Milano deve recuperare il tempo perduto. L’intera società milanese e lombarda deve essere coinvolta a questo fine, ridimensionando tutta la spesa improduttiva a cominciare dai mille cda di società fantomatiche che hanno il solo scopo di sottrarre potere decisionale alle Istituzioni democratiche e creare sistemi di potere alternativi.
Le risorse finanziarie.Lo sviluppo di un “green new deal” dedicato alla riconversione sostenibile della città richiede l’attivazione d’ingenti risorse ma che sono finalizzate a ridurre costi attuali non meno rilevanti. Si tratta quindi di sviluppare strumenti finanziari innovativi, frutto della collaborazione tra pubblico e privato, e finalizzato allo sviluppo di nuovi saperi e nuove infrastrutture, alla riduzione dei consumi. A Milano non mancano le competenze ma occorre che siano mobilitate in un rapporto con i matematici e statistici, che pure non mancano.
Le risorse quindi non mancano. Bisogna stimolarle per il “rinascimento di Milano. La sinistra deve avere grandi ambizioni se vuole tornare ad avere un ruolo di guida a Milano e in Lombardia.
Maurizio Mottini
da Arcipelago Milano n. 19 anno II