Le indagini che vengono periodicamente condotte sulle “preoccupazioni degli italiani” indicano che i problemi percepiti come prioritari sono la sicurezza nei confronti della criminalità, la situazione economica difficile e i timori di recessione, la difficoltà dei giovani a trovare lavori non precari, la sensazione di perdita di potere d’acquisto di salari e pensioni di fronte al costante aumento dei prezzi.
Se, però, l’attenzione si sposta dal presente al futuro, lo scenario si modifica completamente: domandiamoci quale sarà il problema maggiore per i giovani. E’ l’inquinamento ambientale a vincere, come preoccupazione per il futuro, su difficoltà economiche, guerre e immigrazione. La situazione ambientale è definita “molto grave” in tutti i Paesi occidentalizzati non solo per l’inquinamento dell’atmosfera e delle acque di mari e fiumi (problemi già noti da anni), ma anche per il progressivo esaurimento delle risorse naturali e per il mutamento climatico.
Quanto incide sui comportamenti questa preoccupazione diffusa? Si registra, in verità, una crescente attenzione agli aspetti ambientali nella domanda che i consumatori rivolgono alle imprese, soprattutto del settore chimico, petrolifero e automobilistico. Alle imprese si chiede di evitare disastri ambientali, di impegnarsi in modo permanente alla riduzione dell’impatto dei processi produttivi, di prodotti e confezioni: elettrodomestici a minor consumo energetico, auto con minori emissioni, confezioni meno voluminose e possibilmente biodegradabili.
Per quanto, infine, riguarda gli stili di consumo, sono stati registrati dapprima una serie di comportamenti “autoprotettivi”, capaci di ridurre i rischi per la propria salute, dinnanzi a un ambiente percepito già come inquinato. Abolire coloranti e conservanti, consumare acqua minerale invece che di rubinetto, acquistare alimenti biologici, spendere il proprio tempo libero fuori città a contatto con la natura, sono solo alcuni dei trend più frequenti.
Molto più lenta la diffusione di comportamenti “responsabili”, che agiscono sulle cause del problema ambientale. Su questo piano c’è ancora notevole divario tra ciò che si dice a parole e ciò che si fa di fatto. Come dire: sono ancora pochi i comportamenti applicati che comportano un sacrificio personale in termini di tempo e di comodità. Rinunciare all’auto a favore del servizio pubblico appartiene a questi comportamenti di secondo tipo. Un comportamento che si sta diffondendo, ma che, pur essendo condiviso a livello teorico dall’88% degli Italiani, non è applicato in uguale proporzione.