L’industria del riciclo rifiuti, nonostante la crisi dei mercati internazionali e dei consumi, continua a crescere (nel 2012 +2% rispetto al 2011 nel tasso di riciclo imballaggi) e a sostenere settori industriali (siderurgia, tessile, mobili, carta, vetro) strategici per il Paese.
Occorre però promuovere il riciclo dei rifiuti attraverso misure omogenee sull’intero territorio nazionale e ridurre significativamente l’attuale percentuale di smaltimento in discarica, pari al 43% dei rifiuti urbani.
Lo rileva lo studio annuale ‘L’Italia del Riciclo’, il rapporto promosso da Fise Unire (l’associazione di Confindustria che rappresenta le aziende del recupero rifiuti) e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.
Nel 2012, nonostante la drastica riduzione dei consumi delle famiglie e della produzione industriale (-6,3%), il riciclo degli imballaggi ha registrato una crescita complessiva (+0,5% in termini assoluti e +2% nel rapporto riciclo/immesso a consumo) che attesta la capacità di tenuta del settore, sia pur tra le mille difficoltà dell’attuale congiuntura: 7,546 milioni di tonnellate contro le 7,511 del 2011 e le 7,346 del 2010. Incremento evidente in tutte le filiere con punte d’eccellenza nei comparti tradizionali, quali carta (84%), acciaio (75%) e vetro (71%) ed è ancora più significativo in quanto in molti di questi settori è avvenuto a fronte di una decisa contrazione dell’immesso a consumo.
Evidenziano un deciso sviluppo anche filiere del recupero diverse da quelle relative agli imballaggi, quali il tessile (+20% con 96.700 tonnellate di raccolta differenziata) e la frazione organica (4,5 milioni di tonnellate recuperate). Tra i risultati positivi spicca anche il primato europeo dell’Italia per il reimpiego dei materiali ottenuti dalla demolizione dei veicoli a fine vita e il secondo posto per il loro riciclo.
Ma l’Italia sconta ancora oggi un grave ritardo rispetto alle altre nazioni Ue: conferisce in discarica circa il 43% dei rifiuti urbani, in diverse Regioni anche oltre l’80%, a fronte di altri Paesi europei (Austria, Belgio, Danimarca, Germania, Paesi Bassi e Svezia) che, dopo aver portato il riciclo a livelli molto elevati e destinato una quota significativa al recupero energetico, hanno superato il ricorso allo smaltimento in discarica. Per raggiungere obiettivi più ambiziosi il settore necessita di regole chiare e applicabili e soprattutto di condizioni omogenee e ragionevoli tempi di rilascio delle autorizzazioni ambientali.
E’ necessario, affermano le associazioni promotrici del Rapporto, che il Governo sostenga una seria politica di supporto allo sviluppo del riciclo dei rifiuti che lo renda effettivamente competitivo in tutte le filiere, sia sull’uso di materie prime vergini, sia sul recupero energetico; tale risultato si può centrare prevedendo idonei strumenti economici, quando necessari, valorizzando l’utilizzo di impianti di recupero di prossimità (dove possibile), disincentivando lo smaltimento in discarica rendendolo più costoso e promuovendo al contempo la qualificazione delle aziende del settore e dei prodotti ottenuti con materiali riciclati.