Guerra, gas e nuove prospettive

Pubblicato il 3 Gennaio 2025 in , da Giovanna Gabetta
trasporto gas

Da settimane si sente dire che il prezzo del gas e più in generale dell’energia tenderà ad aumentare nel 2025. Nel 2020 il 41% del gas scambiato nel mondo proveniva dalla Russia, ma ora gli Stati Uniti sono i maggiori esportatori. Gli ultimi dati dicono che gli USA esportano il 42,7% del gas mondiale, mentre dalla Russia ne proviene il 31%

Se si considera l’andamento della produzione di petrolio e di gas  negli Stati Uniti dal 1930 al 2023, si vede un aumento fino agli anni ‘70 del 900, seguito da una tendenza a diminuire che è durata circa fino al 2005

In questo grafico la lettura dei dati appena esposti:

gas e Ucraina

Il cambiamento registrato dal 2005 in poi deriva dallo sfruttamento dell’olio di scisto (Shale Oil). Questo tipo di petrolio, che si può estrarre solo a prezzo di costi piuttosto alti, sia economici sia ambientali, è molto leggero – non è infatti adatto a produrre il diesel – ed è associato a una maggiore quantità di gas, rispetto al cosiddetto petrolio convenzionale. Quindi gli Stati Uniti dal 2005 in poi si sono trovati ad avere a disposizione una grande quantità di gas, che doveva essere utilizzato in qualche modo, e poteva essere esportato.

In questo momento il gas in Europa potrebbe essere importante per la transizione energetica. Come spiegava già nel 2020 Bjorn Lomborg, nel suo articolo “Welfare in the 21st century: Increasing development, reducing inequality, the impact of climate change, and the cost of climate policies”, pubblicato su Technological Forecasting & Social Change, l’Europa avrebbe potuto ridurre le emissioni di CO2 utilizzando più gas e aumentando l’efficienza degli impianti di produzione di energia, spendendo per questo una cifra dell’ordine dell’1% del PIL[1]. Invece, spesso sono stati considerati più attraenti i sussidi all’energia solare e ai biocombustibili, meno efficienti e più costosi. Per questa ragione i costi della cosiddetta transizione energetica sono più che raddoppiati raggiungendo il 2.2% del PIL.

Nel 2022 ritenevo che difficilmente la nostra economia avrebbe potuto fare a meno dei combustibili fossili provenienti dalla Russia. Inoltre, le grandi economie asiatiche, soprattutto Cina e India, per garantire alle proprie popolazioni un miglioramento adeguato del tenore di vita, devono continuare a far crescere i consumi. Per questo la Russia avrebbe potuto spostare senza problemi le proprie forniture di gas verso altri clienti. Scrivevo, infatti, “nell’esaminare la crisi tra Russia e Ucraina sarebbe stato bene tenere conto anche della condotta Nord Stream 2, che collega direttamente Russia e Germania. L’aumento del commercio diretto tra Mosca e Berlino non era visto di buon occhio dagli Stati Uniti perché in un mondo in cui Russia e Germania sono in buoni rapporti commerciali non servono più le basi militari americane, i costosi armamenti di difesa, forse neppure la NATO. Non servirebbe più neppure pagare le forniture energetiche in dollari, e questo avrebbe grosse conseguenze sul potere economico statunitense. Quindi l’Ucraina in questo momento potrebbe essere alleata degli Stati Uniti con l’obiettivo – per ora – di impedire l’utilizzo di Nord Stream 2, e più a lungo termine di mantenere il potere USA sull’economia dell’energia”. Queste considerazioni sono state superate dal sabotaggio a Nord Stream 2, che è passato più o meno sotto silenzio, confermando che l’Europa è ancora troppo legata agli Stati Uniti per non allinearsi e subire le loro scelte; anche per questo l’Europa resta in balia degli altri contendenti dal punto di vista dell’energia.

Nel 2022 inoltre, molti ritenevano che l’aumento di prezzo del gas fosse temporaneo, dovuto alla crisi tra Russia e Ucraina, e che si sarebbe potuta  invertire la tendenza, sostituendo le importazioni dalla Russia con quelle dagli Stati Uniti. Io, invece, pensavo che fosse in atto un aumento più strutturale, dovuto al fatto che i consumi di combustibili fossili comunque aumentano, e che la loro estrazione (vedi soprattutto lo shale oil) sta diventando sempre più impegnativa, e che il trasporto via nave è più costoso a causa delle maggiori distanze. Questo aumento per ora è stato abbastanza contenuto: il prezzo del gas resta più alto rispetto al 2021, ma non così tanto come sembrava all’inizio del 2022.


[1]    Bohringer, Christoph, Rutherford, Thomas F., Tol, Richard S.J., 2009. The EU 20/20/2020 targets: an overview of the EMF22 assessment. Energy Econ. 31 (Supplement 2), S268–S273.


Ci sono due domande che da considerare per immaginare il prossimo futuro:

  1. possono gli Stati Uniti soppiantare la Russia nelle forniture verso l’Europa?
  2. può la Russia vendere ad altri il gas che prima dava all’Europa?

Entrambe queste alternative si stanno realizzando in qualche modo. Non è facile capire come si può evolvere la situazione, anche perché non è detto che le informazioni che riceviamo non siano almeno in parte distorte.

Su distanze molto grandi, come dagli Stati Uniti all’Europa, il trasporto del gas deve avvenire per nave, il che significa tempi più lunghi e costi più elevati rispetto al trasporto per condotta, che viene usato nei percorsi più brevi, tipicamente per esempio dalla Russia e dal Nord Africa in Europa. Negli ultimi anni per trasportare il gas liquefatto su lunghe distanze, è aumentato il numero delle navi metaniere, che sono anche diventate molto più grandi.

La prima nave per il trasporto di Gas liquefatto è stata varata nel 1984. Queste navi sono come dei giganteschi Thermos. Il gas viene trasportato alla temperatura di -161,5 °C e il volume diminuisce di 600 volte. Questa prima nave trasportava 125835 m3 di Gas liquido, e aveva una lunghezza di 283 metri, larghezza 44.8 metri. Nel 2022 si parlava di navi da 150000-170000 m3. Nel 2021 c’erano in circolazione 700 navi, che nel 2020 hanno trasportato 488 miliardi di metri cubi (circa 4-5 viaggi all’anno per ogni nave). Oggi trovo indicazioni di navi da 266366m3, lunghe fino a 345m e larghe 53,8m. È abbastanza evidente che con navi più grandi si ha un maggior guadagno, ma ovviamente aumentano i consumi e le emissioni.

Conviene non confondere il trasporto del gas liquefatto con quello che utilizza le condotte. I contratti per il trasporto di gas liquefatto hanno destinazioni flessibili[1]. È intuitivo: mentre le condotte non possono essere spostate, e vanno da un punto all’altro, le navi invece possono attraccare in diversi porti, e i compratori possono rivendere ad altri il carico che hanno comprato.

Il grafico che segue mostra come la fornitura di gas liquefatto (LNG) da parte degli Stati Uniti verso l’Europa sia aumentata molto a partire dal 2022, però va notato anche che secondo questo grafico la fornitura di LNG da parte della Russia non sembra diminuire, e che dopo il primo trimestre del 2024 si nota invece una diminuzione abbastanza significativa della fornitura da parte degli Stati Uniti.

gas e Ucraina

Nel febbraio 2024 Biden ha stabilito una moratoria sull’aumento delle forniture di LNG, a causa del loro impatto ambientale: forse la diminuzione delle forniture all’Europa inizia in corrispondenza di questa moratoria. Ma va citata anche una recente frase di Trump, postata sulla piattaforma Truth Social: “Ho detto all’Unione Europea che devono colmare il loro altissimo deficit nei confronti degli Stati Uniti con grandi acquisti del nostro gas e petrolio. Altrimenti, saranno TARIFFE in gran quantità”.


[1]    Fonte: sito www.http.oilprice.com


Teoricamente quindi, gli USA con la loro produzione di gas potrebbero – e vorrebbero – sostituire le forniture di LNG dalla Russia all’Europa; ma dal grafico sembra di notare che del 2022 al 2024 i trasporti dagli Stati Uniti sono aumentati, sovrapponendosi a quelli che provengono dagli altri Paesi, ma senza sostituirli. Tuttavia, spostare le rotte su tratti più lunghi potrebbe essere costoso, non solo per l’Europa, ma per gli Stati Uniti stessi. Secondo alcune fonti quindi, l’Europa potrà importare tutto il gas di cui ha bisogno dagli Stati Uniti; secondo altri la produzione USA non può essere sufficiente; comunque le importazioni dalla Russia stanno ancora arrivando in Europa attraverso passaggi intermedi più o meno trasparenti. Una notizia del primo gennaio ci dice poi che la Russia ha fermato le condotte che trasportano il gas attraverso l’Ucraina, anche in seguito ad un forte aumento delle tariffe da parte di Kiev.

Sembra plausibile, quindi, che ci si debba aspettare comunque un aumento dei costi del gas. Di che entità? Potrà essere solo temporaneo? Sarà interessante anche vedere se il prossimo anno tutta questa indignazione contro Putin continuerà, e se le promesse di Trump di fermare la guerra avranno un seguito.

 

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