In questo nuovo anno, il problema dell’energia avrà delle conseguenze importanti per tutti. Occorre un cambiamento di mentalità, l’economia non può crescere all’infinito e il rapporto tra la città e la campagna circostante potrebbe essere una chiave per un migliore utilizzo delle risorse. Esiste un movimento molto interessante che viene definito come “agroecologia”. In Rete c’è molta letteratura a disposizione e volendo si può iniziare con il libro “Agroecology Now!” disponibile cliccando qui
Il libro non si limita a parlare di agricoltura, ma cerca di dettagliare l’argomento sotto tutti i suoi diversi aspetti, come è schematizzato in figura qui sotto.
Un esempio: consideriamo l’agricoltura bio, che ha l’obiettivo principale di produrre cibo senza utilizzare prodotti chimici ritenuti nocivi per la salute umana. L’agroecologia è un argomento molto più complesso, che riguarda non solo i metodi di coltivazione, ma vuole suggerire di cambiare approccio, recuperando i saperi tradizionali e soprattutto cambiando atteggiamento in ambito sociale e politico: si tratta di riappropriarsi della produzione di cibo, sia come produttori che come consumatori. Ci si chiede se si tratti di una utopia, se può essere facile realizzarla o se invece si tratti piuttosto di un passo indietro, di un percorso in qualche modo costretti a percorrere per necessità.
Si parte dal presupposto che il controllo del sistema alimentare sia in mano alle grandi multinazionali che utilizzano metodi di coltivazione intensivi. Secondo gli autori di questo libro, i sistemi alimentari industriali sono alla radice di molti mali sociali ed ecologici. Cosa si intende? Che la coltivazione di tipo intensivo e industriale utilizza molta energia – proveniente soprattutto da combustibili fossili. Secondo alcuni studi l’agricoltura intensiva utilizza 10 calorie di energia per produrre una caloria di cibo. Questo ci ha aiutato ad avere a disposizione molto cibo a basso prezzo.
Ricordiamo che quando eravamo bambini la spesa per il cibo in una famiglia era una spesa importante, mentre oggi il cibo è solo una frazione del bilancio totale delle famiglie. Con l’aumento del prezzo dell’energia la situazione potrebbe cambiare. Le energie alternative, o verdi, non aiuteranno molto sotto questo aspetto, perché il loro costo (sia in termini economici sia dal punto di vista della resa energetica) non è basso come è stato il prezzo dei combustibili fossili nel periodo della grande crescita del Dopoguerra.
Ecco perché siamo chiamati a un cambiamento importante. I fautori dell’agroecologia dicono che occorre agire in tutti e sei i “domìni di trasformazione” indicati nella figura, per riuscire a cambiare il sistema alimentare dominante.
Quali sono le azioni raccomandate?
- Adattarsi all’ambiente locale
- Rendere il terreno sano e ricco in materia organica
- Conservare il terreno e l’acqua
- Diversificare le specie, le varietà di raccolto e di bestiame secondo una prospettiva locale
- Sostenere le interazioni biologiche e la produttività attraverso il sistema locale invece di focalizzarsi su specie singole e singole varietà genetiche
- Minimizzare l’uso di risorse esterne, come per esempio per i concimi e la gestione dei parassiti.
Secondo i sostenitori dell’agroecologia, il sistema alimentare socialmente giusto ed ecologicamente sostenibile può essere realizzato attraverso l’organizzazione autonoma della comunità e il passaggio a una governance dal basso verso l’alto. Come lo si potrebbe realizzare? Il territorio dovrebbe diventare autosufficiente, avere per esempio macelli, mulini, impianti per processare il cibo di proprietà della comunità. Il territorio è la scala ideale per la gestione delle risorse naturali e del paesaggio, della vita sociale, delle reti di gestione della conoscenza, dei mercati locali, regionali e nazionali.
Occorre il passaggio dalla economia lineare e globalizzata (che offre la fornitura di materie prime e di cibo uguale per tutti e a buon prezzo) a sistemi circolari controllati che reintegrano la produzione di cibo e di energia con la gestione di acqua e rifiuti, chiudendo i cicli dei nutrienti: produzione, distribuzione e consumo all’interno del territorio.
Agroecologia è un processo di transizione continua che comprende anche la politica (giustizia sociale e rigenerazione dell’ambiente), la gestione delle conoscenze, mezzi economici su misura. Non importa soltanto l’aspetto tecnico, il suo potenziale comprende le dimensioni sociale, culturale e politica. Il potere si deve spostare da grandi aziende, governi ed élite verso i produttori di cibo e gli altri cittadini. Le trasformazioni dell’agroecologia sfidano la società tutta verso l’adozione di forme di governo che contrastino l’attuale uniformità, pianificazione dei progetti, centralizzazione, controllo e coercizione.
Nonostante quello che si potrebbe pensare, i piccoli produttori forniscono buona parte del cibo a livello mondiale. Il 2014 è stato l’Anno internazionale dell’agricoltura familiare delle Nazioni Unite, ma in generale l’importanza dell’agricoltura familiare per la sicurezza alimentare globale è ancora – sorprendentemente – poco documentata. E’ comunque interessante scoprire che a livello globale le aziende agricole a conduzione familiare costituiscono oltre il 98% di tutte le aziende agricole, e lavorano sul 53% dei terreni agricoli. La produzione di cibo secondo alcune fonti (tra cui la FAO) dovrebbe aumentare molto nei prossimi anni, a fronte dell’aumento della popolazione mondiale. Tuttavia, altri dati dicono che le persone denutrite al mondo sono poco meno di un miliardo, mentre i sovrappeso e gli obesi sono 1,6 miliardi: significa che la produzione di cibo a livello mondiale è superiore a quello che servirebbe per nutrire tutti gli abitanti della Terra (tenendo conto anche che circa il 30% del cibo viene buttato via). Perciò forse si tratta davvero di cambiare mentalità, come ci dicono gli esperti in agroecologia.