Anche se siamo quasi tutti cittadini (nel 2018 circa il 75% degli abitanti dell’Europa viveva in città), l‘agricoltura è una delle attività umane più importanti che coinvolge tutti, perché serve per produrre cibo. Oggi siamo in grado di avere cibo in grande quantità e a prezzo basso, ma non tutti sanno che ci sono tanti modi diversi di fare il contadino, a seconda del Paese in cui si vive e dei mezzi di lavoro che si utilizzano. Esistono diverse definizioni per qualificano l’agricoltura:
- Agricoltura di sussistenza: è ancora oggi una delle forme più diffuse, più che altro nei Paesi poveri. Ed è un po’ quello che facevano i nostri bisnonni. Si tratta di coltivare piccoli appezzamenti, cercando di provvedere alle necessità proprie e delle famiglie. Può essere fatta con strumenti anche primitivi e utilizzando il famoso “olio di gomito”, cioè l’energia muscolare del contadino, che, ovviamente, trae vantaggio dall’uso di strumenti anche più sofisticati.
- Agricoltura intensiva: quando grandi estensioni di terreno vengono coltivate da pochi operatori che utilizzano mezzi molto efficienti. In genere si tratta di monoculture, che sfruttano molto il terreno e quindi necessitano anche di un elevato impiego di fertilizzanti e altri prodotti chimici.
- Agricoltura estensiva: tipica di zone non molto popolate, permette a pochi operatori di coltivare grandi estensioni di terreno con pochi mezzi; per esempio, può consistere nell’allevamento di erbivori o nella produzione di foraggio.
Oggi, tutti sentiamo parlare di Agricoltura biologica: qui entriamo in un campo più complesso da verificare, perché sostanzialmente si tratta di una certificazione, che può essere applicata a ognuno dei sistemi indicati qui sopra. In particolare si certifica che vengano utilizzati prodotti naturali e non prodotti chimici di sintesi, e ci sono limitazioni sui metodi di di utilizzo delle diverse sostanze e sulle quantità. Principalmente nasce dalle esigenze dei consumatori attenti alla propria salute, ma non è detto che sia effettivamente sostenibile per l’ambiente o ecologica: per esempio, può essere intensiva e utilizzare molti combustibili fossili; la lista dei prodotti ammessi è molto ampia e anche le quantità possono essere elevate.
L’uso indiscriminato di grandi quantità di energia, anche se porta ad aumentare le rese e il guadagno economico, sta producendo danni ambientali ai quali occorre porre rimedio. Non si tratta solo della diffusione di prodotti chimici, ma anche dell’inquinamento termico, dello sfruttamento eccessivo del terreno e dell’acqua…
Quando possiamo dire che l’agricoltura è sostenibile o ecologica? La definizione è abbastanza semplice, se la cerchiamo sulla Treccani:
Agricoltura che, nello sfruttamento delle risorse e nelle tecniche di produzione, si propone di non alterare l’equilibrio ambientale.
Ma poi, se esaminiamo caso per caso, le cose si complicano. Per esempio, un allevamento di bovini da carne che usa il foraggio prodotto nel proprio territorio per alimentare gli animali, è ecologico? Lo è, se irriga i suoi campi utilizzando il monitoraggio da satellite e limitando il consumo di acqua? Sicuramente, ma se gli animali non sono liberi di pascolare e vivono sempre all’interno delle stalle, forse l’attenzione al benessere animale lascia a desiderare. E poi, spesso gli animali nascono in uno Stato europeo, dove vengono allevati fino a un certo peso, poi vengono inviati in un allevamento lontano centinaia di chilometri, e da lì sono poi portati in un macello ancora più lontano… tutto questo utilizzando combustibili fossili.
In pratica, ogni caso andrebbe studiato a fondo per capire come si può migliorare la sostenibilità. Non si tratta di scelte facili, e non è facile riuscire a ottenere una resa economica ragionevole, mantenendo rispetto dell’ambiente, delle persone e degli animali. Dal punto di vista sociale, il cibo a basso costo a disposizione di tutti o quasi è sicuramente un vantaggio, ma forse si sta esagerando: pensiamo, parallelamente, all’obesità in aumento, grave danno per la salute. È anche preoccupante, sia per l’aspetto ambientale sia sociale, la quantità di cibo che finisce nei rifiuti.
Intanto cresce il numero degli agricoltori che cercano di rispettare la Madre Terra. C’è chi utilizza cavalli al posto dei trattori; altri recuperano varietà antiche, più resistenti ai parassiti; tutti applicano la rotazione delle colture e accoppiano specie diverse per una maggiore resa. L’equilibrio con la natura comprende anche la lotta biologica ai parassiti, l’allevamento di insetti impollinatori, e molto altro. Ne parleremo in questa rubrica, anche perché è il metodo che cerca di utilizzare mia sorella Paola nella sua azienda NaturArt Farm.
La sfida per il futuro è quella di riuscire a rispettare la natura, il suolo e gli animali, senza ritornare all’agricoltura di sussistenza che non produce abbastanza e richiede molti sforzi. Per farlo, occorre esplorare tutte le possibilità che ci danno i nuovi strumenti: il digitale, la rete, le conoscenze… cercheremo di riparlarne e di capire di più