Allevare insetti, un compito non facile ma molto utile per le coltivazioni. Lotta biologica, impollinazione e smaltimento rifiuti i campi di utilizzo
C’è chi dice che allevare insetti sia molto facile, chi invece ritiene che sia un compito piuttosto complicato. Hanno ragione tutti: dipende dal tipo di insetto e dall’uso che ne vogliamo fare. Ci sono insetti con cui l’uomo ha a che fare da moltissimo tempo, le api. Con le api abbiamo un rapporto quasi di dipendenza reciproca, noi le proteggiamo, offriamo loro un riparo e cibo nei momenti meno favorevoli; in cambio approfittiamo del loro il miele. Ma non solo, nel frutteto e nell’orto le api sono utilissime come impollinatori. Qui si impone una digressione per capire meglio il rapporto tra l’uomo e le api: si sente dire spesso che le api rischiano l’estinzione e che senza api l’umanità a sua volta si estinguerebbe. Ma dipende anche in questo caso dal tipo di insetto. Gli insetti impollinatori non sono soltanto le api domestiche (Apis mellifera), che producono il miele. Visto che la produzione di miele è una attività redditizia, gli apicultori curano e difendono le api domestiche; il numero di alveari nel mondo quindi è in aumento. Quando si parla di estinzione si parla più facilmente di altre specie di api, che in inglese si chiamano tutte Bee. Si tratta dei bombi (bumblebees), delle osmie (mason bees), delle api legnaiole (carpenter bees), dei megachilidi (leafcutter bees) e altri loro parenti, tutti appartenenti all’ordine degli Imenotteri e alla superfamiglia Apoidea, che comprende circa 20.000 specie.
Allevare insetti, api ad esempio
A Parigi è attivo un movimento per l’apicultura urbana che ha già installato in città un gran numero di alveari. L’idea ha preso forma qualche anno fa: gli alveari sono posizionati sui tetti di grandi edifici o nei parchi, in zone non molto frequentate, corredate di cartellonistica con spiegazioni. Nel 2020 a Parigi si contavano circa 2000 alveari urbani. Ovvero più di 120 milioni di api pronte a impollinare alberi e fiori della capitale francese. Ma la densità degli apiari non è priva di conseguenze, perché una volta che i fiori sono stati raccolti dalle api “domestiche”, non ci sarebbe più niente per gli altri impollinatori che possiamo chiamare “selvatici”, come per l’appunto bombi, farfalle, piccole e grandi api selvatiche. Se le risorse sono monopolizzate dagli impollinatori domestici, questo mette in pericolo i selvatici, che sono spesso più efficienti dei domestici nell’impollinazione. Ma quali sono i vantaggi dell’apicultura urbana?
Primo, in città non ci sono o ci sono pochissimi pesticidi. In secondo luogo, c’è una maggiore varietà di fiori e specie vegetali nelle città rispetto alle aree rurali. In questo modo le api possono trovare cibo durante tutta la stagione seguendo le fioriture delle diverse specie. E infine, è un po’ più caldo in città: 1 o 2 gradi in più. Questa conseguenza dell’intensa attività che regna nelle nostre città permette alle colonie di api di soffrire meno per il rigore dell’inverno e quindi di avere cibo più a lungo. Mettendo insieme tutti questi elementi, ci rendiamo conto che la città è un ambiente che ben si adatta alle api. E’ stato osservato che la mortalità delle api urbane è 4 volte inferiore rispetto alla loro controparte rurale (il tasso di mortalità nelle campagne varia tra il 30 e il 40% contro il 5 e il 10% in città). Tuttavia, occorre non esagerare: se in una città si installano troppi alveari, il cibo a disposizione potrebbe non essere sufficiente.
Allevare insetti, tra cui anche mosche e coccinelle
Ma alleviamo soltanto api? Ultimamente si stanno moltiplicando gli allevamenti di altri insetti, con gli scopi più diversi. Nel mio lavoro di tesi presso il Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense dell’Università degli Studi di Milano (Labanof) mi sono occupata ad esempio di allevare le mosche, le cui larve si trovavano sui corpi da identificare. Conoscere la specie delle mosche aiuta a capire la data del decesso. In agricoltura, già da molti anni si allevano gli insetti per la cosiddetta “lotta biologica”. In poche parole: per eliminare certi tipi di parassiti, si allevano e si favoriscono i nemici naturali di questi parassiti, che vengono liberati nelle zone da bonificare. Un esempio facile? Le coccinelle, che sotto il loro aspetto simpatico sono divoratrici di afidi. Si dice che una coccinella possa mangiare anche 100 afidi al giorno. Per poter allevare le coccinelle, occorre avere molti afidi a disposizione! Se le coccinelle che liberate nel vostro orto saranno efficaci, in poco tempo si troveranno a corto di cibo e… vi abbandoneranno.
Si può anche puntare su allevare insetti per utilizzarli come cibo per gli animali o anche per noi umani. Rispetto agli allevamenti tradizionali, non solo la produzione di insetti richiede minori quantità di acqua e suolo, ma produce una quantità inferiore anche di gas serra. Gli insetti, inoltre, hanno un alto coefficiente di conversione alimentare e possono essere allevati con rifiuti organici. Hanno una grande capacità di convertire gli scarti alimentari in proteine di ottima qualità.
Ci sono alcune specie di insetti che possono essere di interesse come cibo per i polli o per i pesci allevati in acquaponica. Un esempio è quello delle mosche Hermetia illucens, le cui larve possono trasformare rifiuti organici e scarti alimentari in mangimi. Le larve infatti si nutrono di rifiuti organici e li trasformano in proteine e grassi. Per una piccola fattoria, questo tipo di allevamento può essere interessante per l’alimentazione dei polli (o dei pesci allevati in una vasca). Per la produzione di mangimi però non è consentito nutrire le larve con carne o pesce, per evitare episodi simili a quello della “mucca pazza”. Le larve nutrite con gli scarti organici delle economie domestiche, che contengono un po’ di tutto, potrebbero invece essere impiegate per la produzione di grassi da trasformare in biocarburanti e di concimi per giardini ornamentali o piante domestiche. Per lavorare su scala maggiore, l’allevamento di insetti può essere abbinato, con opportuni accorgimenti, agli impianti di trattamento rifiuti. Infatti, oggi spesso gli scarti organici delle economie domestiche vengono utilizzati per produrre biogas o per il compostaggio. Entrambe queste soluzioni però sono piuttosto poco efficienti.
Allevare insetti anche in casa, come le farfalle
Il compostaggio dei rifiuti richiede molto spazio e tempo, risorse preziose oggigiorno, mentre con le larve la bioconversione è possibile in pochi giorni e in spazi ridotti. Con il biogas si riesce a recuperare solo il 30% della massa organica, il resto sono fanghi che vanno poi gestiti. Con le larve invece non si butta via niente, non si consuma quasi terra e acqua, si utilizzano materie di scarto, la produzione ha luogo a livello locale e, con il grasso delle larve, si può ottenere perfino l’energia che occorre per far funzionare l’impianto. Un esempio di economia circolare, ma piuttosto complesso da gestire in grande scala. Noi che abbiamo una piccola fattoria ci possiamo accontentare di un po’ di mangime per i polli autoprodotto… oppure potremmo cimentarci nell’allevamento di farfalle: molto più romantico e meno disgustoso, può essere una attrattiva in più per chi visiterà la nostra fattoria didattica. Le farfalle possono essere allevate partendo dai bruchi che si possono trovare sulle nostre piante. I bruchi vanno maneggiati con molta cura e bisogna stare molto attenti a fornire loro le piante di cui si nutrono. Un sistema semplice è far crescere la pianta in un vaso, circondandolo con un velo di tulle; naturalmente, conviene studiare bene le caratteristiche delle farfalle che vogliamo allevare. Con un po’ di pazienza si possono trovare istruzioni dettagliate, o addirittura acquistare kit completi per l’allevamento di farfalle.