L’acqua piovana può essere usata per innaffiare prati e orti, e forse anche per gli animali, con alcuni accorgimenti. Come raccogliere acqua piovana in campagna? Abbiamo mezzi per l’analisi e la depurazione, ma non possiamo definirla potabile
L’acqua è un bene molto prezioso, anche se forse è diventata un’abitudine: apriamo un rubinetto e ne possiamo avere quanta vogliamo. In realtà questo è vero solo in alcune parti del mondo, e anche in alcune zone d’Italia ci possono essere dei disagi, soprattutto in estate. Come è schematizzato nell’illustrazione sotto, che proviene dal sito del Comune di Latina, il consumo giornaliero di acqua potabile è uguale in media a 140 litri a persona! Normalmente, soprattutto in città, si utilizza sempre acqua potabile, quella dell’acquedotto, anche per usi per cui non sarebbe indispensabile. Poi ci sono quelli che non si fidano neppure dell’acquedotto e comperano l’acqua in bottiglia al supermercato… ma questo è un altro racconto. Qui vogliamo fare un po’ di considerazioni sull’uso dell’acqua piovana in agricoltura.
L’acqua piovana è un po’ diversa dall’acqua potabile
Contiene pochi sali, soprattutto poco calcare, e nessun additivo (per esempio, non c’è cloro). Di solito è leggermente acida. Può essere utilizzata tranquillamente per gli usi elencati nella parte più alta della tabella in figura, oltre che per innaffiare le piante. Questo porterebbe a un risparmio di circa la metà del consumo, e non è poco. Per quanto riguarda le città, si possono installare – nelle nuove costruzioni – dei sistemi per il recupero delle acque piovane. Si tratta di installare un serbatoio di raccolta collegato ai pluviali, e un circuito indipendente che alimenta gli scarichi delle toilette e le lavatrici. I due circuiti devo essere separati e deve essere chiaramente indicato che non si tratta di acqua potabile.
A noi però qui interessa di più cercare di capire come progettare e installare un impianto per raccogliere l’acqua piovana in campagna, dove la si può sicuramente usare per innaffiare prati e orti, e forse anche per gli animali, con alcuni accorgimenti. La raccolta di acqua piovana veniva fatta anche in passato, già i greci e i romani la raccoglievano nelle cisterne e la utilizzavano come acqua potabile, per il bagno, per l’irrigazione dei giardini e per dare da bere agli animali. Oggi abbiamo molti mezzi per l’analisi e per la depurazione / additivazione delle acque, perciò non possiamo fare esattamente come loro. Soprattutto non possiamo definirla potabile, perché l’acqua potabile è regolarmente controllata e deve avere caratteristiche ben precise. A NaturArt Farm abbiamo due cavalle, ma non siamo riuscite a trovare dati certi sulla possibilità di dar loro da bere acqua piovana: a quanto sembra, occorrerebbe aggiungere qualcosa per supplire alla scarsità di sali, ma cosa? Qualcuno suggerisce… birra, oppure sciroppo di menta. In piccola quantità naturalmente, ma forse servirebbe un approccio più scientifico.
Primo: calcolare quanta acqua è disponibile
Fra le altre cose, l’acqua piovana che viene raccolta in un bidone deve essere utilizzata regolarmente, perché senza un ricambio costante l’acqua diventa salmastra e possono formarsi dei germi. Per gli appassionati del fai da te si trovano in rete moltissimi suggerimenti per sistemi semplici, la cui installazione può essere alla portata di tutti con poca spesa. Si può cominciare facendo due conti per capire quanta acqua è disponibile. In certe zone non è poca! Noi ad esempio abbiamo fatto una stima considerando la piovosità nella zona di Voghera, che è di 979 mm /anno (non molto diverso dal dato nazionale medio in Italia che è di circa 990 mm/anno) e limitandoci per ora solo a considerare il tetto di un piccolo edificio, pari a 36 metri quadri. Ogni millimetro di pioggia corrisponde a un litro per ogni metro quadro, quindi in un anno si parla di circa 35.000 litri. Per fare una stima del consumo, pensiamo che l’acqua raccolta sarà utilizzata per riempire il bagnetto di due oche e per irrigare l’aiuola in cui coltiviamo l’insalata per loro. Poniamo di consumare circa 70 litri al giorno per 300 giorni, che corrispondono a 21.000 litri.
Per il calcolo della capacità del serbatoio si considera il valore medio tra l’acqua raccolta e il consumo: (35.000 litri anno circa di raccolta + 21.000 litri/anno di consumo) /2 = 28.000 litri/anno, cioè circa 77 litri al giorno. Si considera che occorre avere una riserva pari a 21 giorni di siccità, quindi nel nostro caso almeno 1600 litri. Occorre perciò un serbatoio di accumulo di 1600 litri (1,6 metri cubi). Il sistema più semplice e adatto ad essere installato con metodi “fai da te” consiste in un serbatoio fuori terra. Il serbatoio dovrà essere rialzato per permette di prelevare l’acqua per caduta, e dovrà avere un rubinetto in basso e un sistema di “troppo pieno” nel caso in cui si stia accumulando troppa acqua. Ovviamente, più la cisterna è sollevata rispetto al livello del terreno e maggiore è la facilità (e la pressione) con cui l’acqua diventa utilizzabile. Se non è possibile questa soluzione, occorrerà una pompa.
Per installare un sistema di recupero sono quindi necessari alcuni elementi fondamentali:
- una cisterna o un barile di accumulo il cui volume si può calcolare in modo abbastanza semplice, come abbiamo visto. In genere si consigliano contenitori di raccolta in plastica (Polietilene), perché non possono marcire o arrugginire. In caso di elevato consumo i serbatoi e le cisterne interrati sono una valida alternativa, ma molto più complessa e costosa da realizzare
- un deviatore/collettore dell’acqua piovana da montare sul pluviale, equipaggiato con un idoneo sistema di filtraggio
- tubi di raccordo tra collettore e cisterna
- un rubinetto alla base della cisterna
Collegamenti importanti con grondaie e pluviali
Le acque vengono quindi intercettate mediante collegamenti alle grondaie e ai pluviali, convogliandole a un sistema di filtrazione, che dovrà fermare eventuali foglie o detriti. È anche necessario provvedere alla pulizia dei tetti e pluviali, soprattutto dopo ogni periodo di relativa siccità. Pulizia che si può risolvere anche buttando via la prima acqua raccolta, che avrà ripulito il tetto su cui scorre. La cosa più complicata potrebbe essere il montaggio del collettore/deviatore sul pluviale, ma ne esistono di molto semplici e facili da installare.
Ci sono molti aspetti diversi. Forse è meglio restare in città! In città infatti si possono realizzare piccoli e piccolissimi impianti di raccolta dell’acqua piovana sui balconi, posizionando contenitori di vario tipo e creando qualche semplice sistema di raccolta. Si possono usare mezzi recuperati, ma ci sono molte proposte di divertenti oggetti di design. Solo per un esempio, andate a guardare a questo link la foglia reLEAF, ideata dallo studio associato Fulguro di Losanna.