Il Valdobbiadene Prosecco DOCG è prodotto in una zona delimitata, nella provincia di Treviso. Il vitigno utilizzato è la “glera”, che dà vita a vini sia da bere giovani sia capaci di affinare. Ecco una selezione di etichette e un libro che rivela i segreti di questa importante zona vinicola zona
Il Prosecco è tra i più noti vini al mondo declinato in tre diverse denominazioni ossia Prosecco DOC, Asolo Prosecco DOCG e Valdobbiadene Prosecco DOCG. Il Prosecco DOC è la denominazione più nota ed è prodotto in un’ampia zona che comprende numerose province del Veneto e del Friuli Venezia Giulia. L’Asolo Prosecco DOCG nasce in un’area molto piccola del Trevigiano. Il Valdobbiadene Prosecco DOCG, di cui ci occuperemo, è prodotto unicamente in una zona delimitata in provincia di Treviso.
Il sito comprende la fascia collinare che dal Comune di Valdobbiadene si estende verso est fino al Comune di Vittorio Veneto e annovera una consistente porzione del paesaggio viticolo della Denominazione di Origine Controllata e Garantita dove si produce il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG. L’area è stata iscritta, nel 2019, nella lista del Patrimonio Mondiale Unesco come paesaggio culturale.
Il sito è composto da tre zone: la ‘core zone’ comprende i territori collinari di Valdobbiadene, Miane, Farra di Soligo, Pieve di Soligo, Follina, Cison di Valmarino, Refrontolo, San Pietro di Feletto, Revine Lago, Tarzo, Vidor, Vittorio Veneto. La coltivazione della vite è stata una soluzione adattativa alla forte pendenza collinare, garantendo in tal modo anche una sostenibilità idrogeologica e un’ottimizzazione delle tecniche viticole. La ‘buffer zone’ comprende i territori collinari di Conegliano, Susegana e San Vendemiano. È caratterizzata, rispetto alla core zone, da un diverso paesaggio, sempre collinare e di pregio, ma a minor pendenza. La ‘commitment zone’ è un’area che comprende un territorio piuttosto vasto che racchiude i Comuni che hanno aderito a un Protocollo stipulato con la Regione, il cui scopo è seguire un regolamento comune per la gestione, la tutela e la salvaguardia del paesaggio rurale, in particolar modo quello viticolo.
Il vitigno utilizzato per produrre il Prosecco è la “glera”, capace di dar vita a vini sia da bere giovani sia capaci di affinare alcuni anni. Ecco una selezione di etichette.
Cuvée del Fondatore Valdobbiadene Prosecco Superiore Brut Millesimato DOCG Ca’ di Rajo

Prodotto unicamente con le migliori uve glera aziendali coltivate a 300 metri sul livello del mare, lungo i ripidi pendii della frazione di Guia. Tutte le lavorazioni in vigna, dalla potatura alla vendemmia, sono effettuate a mano. La presa di spuma avviene in autoclave, dove il vino sosta per 90 giorni prima dell’imbottigliamento.
Note gustative Alla degustazione il colore è paglierino con tenui riverberi verdi. Al naso si riconoscono note fruttate di mela e di pompelmo accompagnate da sensazioni floreali intense di acacia. In bocca è fruttato, cremoso e al tempo stesso segnatamente fresco con nota sapida.
Abbinamento Capesante gratinate.
Prosecco di Valdobbiadene Superiore di Cartizze Brut Millesimato DOCG Ruggeri

È prodotto con uve glera vendemmiate sulle colline del Cartizze, area reputata tra le più vocate dell’intera zona DOCG. La spumantizzazione avviene in autoclave secondo il Metodo Ruggeri, che prevede una sosta prolungata sui lieviti in modo da conferire al vino una maggiore complessità aromatica. Il Cartizze, dopo l’imbottigliamento, affina ulteriori tre mesi in bottiglia.
Note gustative Nel calice svela un colore paglierino brillante. Al naso si distinguono note fruttate di mela, di pera e floreali di acacia. In bocca è morbido e al tempo stesso fresco e vellutato, fine e persistente.
Abbinamento Sogliole a vino bianco.
S.C. 1931 Metodo Classico Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG Pas Dosé Bellenda

Il vigneto vegeta in un terreno che conferisce alle uve mineralità e complessità. La fermentazione alcolica avviene parte in acciaio e parte in recipienti di legno; l’impiago del legno permette di conferire maggiore struttura al vino. La presa di spuma avviene in bottiglia dove il vino sosta per 24 mesi. Essendo un Metodo Classico Pas Dosé, viene rabboccato senza aggiunta di zuccheri.
Note gustative Nel calice mostra colore giallo paglierino con riflessi verdognoli. Al naso profuma di frutta a polpa bianca e di nocciole. In bocca è decisamente secco, strutturato fresco e avvolgente, con ricordi minerali.
Abbinamento Costolette di agnello alla milanese.
Vigna Pradase Metodo Classico Brut Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG Valdo

È prodotto utilizzando le uve glera completate da varietà locali (verdiso, bianchetta e perera). Essendo un Metodo Classico, la spumantizzazione avviene in bottiglia dove affina almeno 24 mesi sui lieviti prima della sboccatura e della ricolmatura.
Note gustative Alla degustazione possiede colore paglierino con riflessi verdi percorso da bollicine fini. Il profumo è fruttato e si riconoscono note di mela, di pera e di pesca oltre che ricordi agrumati e di fiori bianchi. Al palato è cremoso, fresco, fruttato con vivacità che dà piacevole tensione al sorso.
Abbinamento Animelle impanate e fritte.

“Tutto ciò che si estende da Valdobbiadene per arrivare fino a Conegliano non è altro che un’unica enorme vigna.
I confini dividono e i proprietari possono avere momenti
e motivi di disaccordo, ma le vigne idealmente sono tutte collegate tra loro. Coltivare bene il proprio vigneto è essenziale, perché la cura della tua proprietà tiene in piedi anche quella del vicino. Il palo che regge il mio filare regge anche il filare confinante. Se il mio terreno resterà incolto sarà un problema per tutti. La maggior parte delle persone che vive a contatto con la terra percepisce il vigneto come il giardino, e vederlo imperfetto, disordinato, con qualcosa fuori posto, è un elemento destabilizzante.” scrive Ginevra Lamberti, che insieme a Filippo Romano (sue le foto sul paesaggio di Vadobbiadene) firma il volume “Un paesaggio tutelato“, Marsilio Arte che ha in copertina la bella Falla di Soligo.
Un Paesaggio Tutelato Le colline del prosecco di Conegliano e Valdobbiadene
fotografie di Filippo Romano. pp. 176, 1° ed.2024Libri illustrati / GRANDI LIBRI ILLUSTRATI
Un libro da vedere, per cogliere l’anima della zona, ma anche da leggere, per il colto racconto delle tradizioni nate e cresciute in questo territorio. Ecco un’anticipazione alla lettura…
“A capo di ogni filare c’è una pianta di rose. Secondo un antico uso contadino, così come i canarini portati negli abissi delle miniere anticipavano eventuali carenze di ossigeno, questi fio- ri dovrebbero segnalare per tempo la presenza di parassiti e malattie. Era diffusa anche la pratica di piantare alla fine di ogni filare un albero da frutto, di ciliegie, pere, mele, albicocche. Al contrario delle rose, quest’uso va invece scemando, e pertanto mi mette allegria incontrare un pero carico di piccoli frutti che fa ombra a un roseto bello e sfiorente. In lontananza, sulla cima della collina, dove la tessera agricola cede il passo a quella boschiva, alcuni alti abeti ormai morti e secchi si la- sciano abbracciare da un viluppo di rampicanti più vive che mai. Le viti a cui veniva assegnato un albero da frutto erano un elemento così comune nel panorama locale che avevano perfino un nome. Venivano chiamate “viti maritate”.
