Si è mimetizzato, riuscendo per qualche puntata a non dare troppo nell’occhio.
Eppure in questa edizione di «Masterchef» c’è tra i protagonisti una figura praticamente assente da ogni altro programma televisivo, appartenente a una categoria quasi del tutto ignorata dall’intrattenimento, una specie di panda della televisione: il pensionato. Alberto Naponi è riuscito a infilarsi in quell’impietoso varco che divide chi può apparire in televisione da chi invece non può e quasi sempre chi non può ha — come si dice in questi casi — «una certa età». Ma Alberto è miracolosamente scampato alla mannaia anagrafica, diventando così uno dei concorrenti di questa edizione del talent show.
Nato il 18 giugno del 1945, Alberto di professione è pensionato. Motivo per cui qualcuno — specie sui social network, dove di tutto si chiacchiera — contesta il suo desiderio di misurarsi nel talent show culinario: un altro anziano che toglie posti ai giovani, dicono. Lui non se ne cura e continua a spadellare, andando avanti, puntata dopo puntata.
Le sue non sono origini umili: «La mia famiglia era tra le più note e ricche di Cremona, una ricchezza che passava però in secondo piano quando si parlava d’arte: nella mia casa si respiravano solo emozioni legate a qualsiasi forma ed espressione artistica. Ora la ricchezza è finita, ma sono rimaste le stesse emozioni di allora che conservo molto gelosamente».
E sempre alla sua famiglia, Alberto (che ancora vive a Cremona), attribuisce la nascita della sua passione. Il primo piatto che è riuscito a realizzare con soddisfazione? «Discendendo da una famiglia di pasticceri e biscottai: non poteva che essere un dolce (un dolce di sfoglia, per la precisione)». Mentre l’ingrediente che non può mai mancare nella sua cucina è «Il vino. E il brodo». Ha scelto di partecipare al programma per «confrontarmi con me stesso facendo tesoro dei consigli altrui. Anche alla mia età non si finisce mai di imparare». E di sognare. In particolare, il desiderio per il futuro di Alberto è quello di «Aprire una piccola osteria. Con camino».
di Chiara Maffioletti
Fonte: cucina.corriere.it