Oltre agli aspetti normativi italiani, con l’attuale revisione al ribasso della superficie minima abitativa, e oltre a una lunga tradizione radicata nel modernismo europeo animato dall’ideale della casa per tutti, le microabitazioni sono da anni diventate una vera e propria necessità in alcune aree del mondo
Pensiamo in modo particolare alle affollate metropoli dell’est asiatico, a cominciare dal Giappone, dove i tatami, i tradizionali pannelli rivestiti di stuoie, avevano anche in epoca storica una dimensione adatta a ospitare un posto letto: ideale per un futon o ‘materasso arrotolabile’ che di giorno lasciava spazio a un uso differente degli ambienti. (in apertura Japanese exhibition house, the Museum of Modern Art, summer, 1954. Designed by Junzo Yoshimura. Sponsored by the America- Japan society -Tokyo)
La costruzione essenziale della casa storica giapponese ha alimentato nel tempo in una scuola progettuale attentissima all’uso e alla valorizzazione degli spazi, basata tanto sull’estetica minimalista, quanto su una filosofia della necessità e dell’utilità, dove una cattiva o incauta disposizione del numero dei tatami avrebbe potuto essere interpretata non tanto come uno spreco, ma come infausta.
Ancora alla fine degli anni ’80 un incredulo Mario Botta non nascondeva il suo stupore alla richiesta delle autorità giapponesi di consegnare degli elaborati di maggior dettaglio che indicassero anche i centimetri quadrati del suo progetto per la galleria d’arte a Tokyo. Questa attenzione quasi maniacale per il dettaglio, ha comunque consentito al Giappone di dare una casa stabile al doppio della popolazione italiana in un territorio poco più esteso della nostra penisola e soggetto a terremoti anche più devastanti. Non stupisce, quindi, che in occasione del Salone del Mobile 2024, la Tokyo Design Week avesse deciso di creare un collegamento con Milano portando in mostra, insieme ai progetti di alcuni dei suoi architetti più noti (da Toyo Ito a Kazuo Seijima) un prototipo in scala reale di microabitazione.
Il progetto, firmato dal giovane laureato Ren Kawasaki del Kyoto Institute of Technology, veniva enfaticamente presentato come una ‘casa con meno di una stanza’.
Al centro dello spazio è, infatti, un tavolo in legno che funge sia da scrivania d’appoggio per la ‘camera da letto’ sia da tavolo per l’angolo cottura, realizzato in una nicchia dell’arredo così come il letto dall’altro lato. La porta scorrevole del bagno è coperta da un utile specchio altrimenti impossibile da alloggiare, data l’assenza di arredi free standing o di una cabina armadio. All’interno, il bagno ospita una compatta doccia-vasca alla giapponese (ofuro: le vasche alte da utilizzare seduti), un wc angolare e un piccolo lavamani al posto del lavabo.
All’ingresso dell’installazione un pannello grafico mostrava come questa unità minima potesse dar luogo e veri e propri condomini-alveari non molto dissimili dalle ‘ville’ sovrapposte di Le Corbusier di un secolo fa (immeuble villas). Nel caso di Kawaski, la principale innovazione consiste nell’utilizzo di nicchie funzionali all’interno di una casa costruita a secco (ovvero in cartongesso) e in cui le pareti si fanno carico di svolgere quelle funzioni solitamente demandate all’arredo.
Non solo in Italia, ma in molti altri Paesi (come per esempio la Cina), è ancora oggi molto più diffuso, infatti, l’utilizzo di arredi multifunzionali ogni qualvolta si renda necessario un utilizzo ibrido e multifunzionale dello spazio. Alcuni progettisti come Wang Wei e Wang Heng che ho avuto occasione di conoscere bene e i cui ultimi libri ho avuto il piacere di introdurre, hanno indubbiamente saputo trasformare questa filosofia progettuale anche in una strategia di successo per la loro professione. In un contesto come quello cinese infatti, caratterizzato dagli elevatissimi costi al metro quadro delle unità immobiliari (soprattutto nelle città maggiori) e a fronte di artigiani e imprese in grado di realizzare arredi su misura in tempi rapidi e con una spesa minima, la scelta di questo giovane designer sembra aver convinto un elevato numero di piccoli proprietari, che non sono in questo modo costretti a rinunciare né alla qualità né ad una buona ubicazione delle proprie abitazioni. Se la qualità del dettaglio degli arredi cinesi è ancora lontana da quella dei nostri produttodi di fascia alta, queste realizzazioni contemporanee a Pechino come a Shanghai o Shenzhen hanno già raggiunto un buon livello qualitativo e dovrebbero rammentare al sistema del design italiano che non possono bastare pochi designer e pochi produttori all’avanguardia e che c’è ancora molto da fare per una fascia media di piccoli proprietari e per i tagli residenziali piccoli e piccolissimi, che, diversamente dal caso cinese, rischia oggi di favorire produzioni estere di bassa e bassissima qualità non trovando ancora un’offerta adeguata alle sue disponibilità.
Durante l’ultima Design week milanese ho avuto il piacere di presentare al pubblico di Triennale una mostra organizzata da un prestigioso premio di design di interni cinese, una mostra sull’evoluzione della casa cinese negli ultimi sessant’anni in cui era possibile vedere i video anche di queste mini case di cui abbiamo parlato.
Nest Award
A cura di: Arturo Dell’Acqua Bellavitis, con Lorenzo Morganti
Direttore generale: Yuki Ye
7 – 13 aprile 2025
La mostra Nest Award è dedicata al premio nato nel 2009 ed assegnato ai migliori progetti dell’interior design cinese, del quale evidenzia gli enormi passi avanti effettuati negli ultimi decenni. Il nome del premio Nest, nido, è infatti metafora degli instancabili sforzi degli esseri umani per migliorare il loro ambiente di vita e riflette il lavoro continuo, meticoloso, frutto di uno sforzo collettivo e delle sinergie di tutti gli attori coinvolti. A partire da una sempre maggiore attenzione dedicata a migliorare gli standard e la qualità di vita (declinati nelle diverse categorie degli interni residenziali e commerciali), la mostra rende conto di questo lavoro progressivo e si apre al pubblico per mostrare l’evoluzione e tracciare il percorso futuro dell’architettura di interni in Cina.
Ingresso libero
Edizione 2024 del Nest Awars
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