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La casa che ci serve

Arturo Dell’Acqua-Bellavitis architetto, è professore Emerito del Politecnico di Milano dove ha ricoperto il ruolo di Preside della Scuola del Design, e dove ancora insegna. Fondatore del Triennale Design Museum di Milano che ha presieduto per dodici anni, attualmente si occupa di didattica a interior designers  cinesi e indiani e del Consorzio fra Bocconi/Cattolica e Politecnico ove dirige un master in Lifestyle Management. Una firma preziosa, dunque, per il nostro giornale.


La maggior parte di noi dopo la casa cosiddetta “di primo impianto”, spesso legata a scelte lavorative o di vita, verso i quaranta- cinquanta anni realizza la” casa di secondo impianto”, spesso più ampia, in un’area migliore della città. Questo anche perchè le condizioni economiche in genere, per le nostre generazioni almeno, miglioravano con gli anni e quindi si pensava di potersi permettere un’abitazione decisamente più comoda e con quelle innovazioni che i viaggi all’estero e le varie esperienze di vita ci avevano insegnato.

Difficile però che si sia pensato razionalmente alla nostra  terza età. A quell’età ci si sente spesso invincibili e l’età avanzata è una realtà della quale siamo tutti consapevoli, ma che preferiamo non affrontare razionalmente. Poi gli anni passano e ci ritroviamo improvvisamente in tale condizione. Mi ritornano

quindi alla mente le prime ricerche fatte in università sulle residenze per anziani quando, non essendo molto diffuse nel nostro Paese, si guardava agli esempi nordici e alle diverse soluzioni di servizi centralizzati  per garantire indipendenza pur in una realtà protetta. Penso anche ai primi esempi italiani progettati da Benedetta Spadolini in cui ogni unità aveva un portoncino come quelli delle nostre case ed erano pensati numerosi accorgimenti per conferire il senso e l’immagine dell’abitazione autonoma a piccole unità all’interno di una RSA.

Tutti ci ricordiamo le immagini del film “Pomodori verdi e fritti “alla stazione del treno, laddove la personalizzazione della propria stanza era il motivo principale per caratterizzare il proprio spazio e dargli il senso di casa.

La maggior parte di noi si ritrova, quindi, in comode case pensate nel nostro periodo d’oro da cui non vogliamo per enne motivi allontanarci, sia per l’alto costo delle RSA, sia perché ognuno di noi si è creata una rete di aiuti e rapporti di sostegno. Se però vogliamo vivere al meglio la nostra seconda o terza parte della vita dobbiamo autocriticamente domandarci se la nostra casa sia oggi ancora adeguata alle nostre esigenze.

Da qui il progetto di grey-panthers.it di impostare una rubrica che ci aiuti a ripensare gli spazi in cui viviamo e ci possa suggerire piccoli interventi non troppo invasivi che ci permettano di adeguare al meglio i nostri spazi alle nuove nostre esigenze.

In fondo molti di noi ancora se la sentono di rinnovare gli impianti del proprio appartamento  o di battersi alle fastidiose assemblee condominiali in cui si discute sull’installazione dell’ascensore o sull’eliminazione di barriere architettoniche all’accesso, quei gradini pensati in altre epoche spesso per motivi di

estetica, ma oggi decisamente poco funzionali. L’esperienza ci dice che, in genere un bagno necessita di un intervento sulle parti impiantistiche dopo venti/venticinque anni: perché, allora, non pensare a rinnovarlo finche’ ancora ce la sentiamo secondo attenzioni e accorgimenti adatti alle nostre attuali e soprattutto future esigenze?In questo periodo inoltre le agevolazioni fiscali, previste per incentivare l’economia, ci possono permettere un notevole risparmio a livello fiscale. Nella nostra rubrica quindi ci proponiamo di affrontare quei temi che ci permettano di vivere nelle nostre case il più a lungo possibile nel modo piu’ confortevole.

L’esperienza di questi ultimi mesi ci ha insegnato come sia importante avere una casa confortevole e realisticamente è pensabile che anche in futuro, speriamo per motivi  personali e non globali, avremo piu’ tempo da trascorrere in casa. Ci siamo però resi conto che le nostre luci sono state scelte con scopi ornamentali piuttosto che per una corretta e congrua illuminazione dei vari spazi; abbiamo capito come si siano accumulati troppi libri, oggetti, capi di abbigliamento e come tutto questo accumulo costituisca a volte un peso e una difficoltà all’accesso di quanto in effetti usiamo quotidianamente. Quindi nei nostri prossimi incontri mensili affronteremo una serie di punti che ci possano aiutare ad avere una casa adatta a noi che, ci piaccia o meno, potremo effettivamente chiamare la “casa dei senior”.

Le partizioni interne

Scomporre e ricomporre gli spazi: le partizioni interne

Servono regole e ordine nello scomporre e ricomporre gli spazi, con una  flessibilità di progettazione che assecondi il mutare del nostro vivere. La casa italiana del futuro, più che del 'cartongesso', farà ampio uso dei sistemi d'arredo o, per dirla come Giò Ponti, delle pareti attrezzate