I (nuovi) materiali organici per la casa green: il legno e la prefabbricazione

Pubblicato il 9 Settembre 2024 in , da Arturo Dell'Acqua Bellavitis
casa passiva

Una casa davvero ecologica che si affidi ai principi dell’architettura organica sarà una casa ‘passiva’ da un punto di vista energetico, dotata di una buona esposizione, e materiali ‘vivi’ in grado di assorbire e cedere sia calore sia umidità al momento opportuno

Saranno materiali in grado di minimizzare i frequenti sbalzi della temperatura esterna, oltre a ottimizzare gli apporti energetici stagionali (‘fresca in estate, calda in inverno’). Tra questi materiali, il legno, è ancora oggi uno dei più apprezzati e più rilevanti per il settore delle costruzioni, non solo per l’ampia gamma di usi disponibili (dalle coperture ai serramenti, dagli arredi fissi e mobili alle pavimentazioni,…), ma anche in virtù delle nuove soluzioni tecniche contemporanee.

Casa passiva: per il legno, nuove soluzioni tecniche contemporanee

Già con la fine degli anni 90, il legno aveva avuto un periodo di forte sviluppo come ‘nuovo’ materiale strutturale, soprattutto grazie all’introduzione in Italia delle prime costruzioni portanti e delle coperture high-tech in legno lamellare (come nel caso dell’Auditorium di Roma). In seguito, però, si sono diffusi dei veri e propri sistemi costruttivi, come nel caso dello XLam, che hanno esteso l’uso del legno come materiale portante ben oltre la casistica delle pur rilevanti coperture dei palazzetti dello sport o centri congressi alpini.

Rispetto a queste pur mirabili coperture (per lo più soluzioni uniche in legno lamellare) i pannelli portanti in legno, infatti, offrono un vero e proprio sistema costruttivo standard molto più flessibile e adatto anche alla costruzione di edifici residenziali fino a quattro piani. I pannelli sono oggi prodotti in diverse tipologie, con isolamento integrato e predisposti non solo per avere il legno a vista, ma più facilmente ancora anche per le tradizionali superfici intoncate.

casa passiva

Solitamente realizzate in tavole di abete stratificate e incollate senza l’uso di formaldeide, questi elementi costruttivi hanno dato buona prova di sé anche nel campo della progettazione antisismica e hanno aperto la porta a uno sviluppo abbastanza significativo anche delle case prefabbricate, un tempo impensabili in un Paese come il nostro, storicamente ancorato al mattone, simbolo stesso di durata e stabilità.

Anche una buona parte degli utenti italiani ha infatti abbandonato i pregiudizi che vincolavano l’uso del legno da costruzione alle sole baite di montagna, a favore di questi nuovi sistemi in grado di rendere più sostenibili e performanti le nostre abitazioni e al contempo abbattere le tempistiche di costruzione ottenendo cantieri più sicuri (gran parte delle lavorazioni avvengono, infatti, preliminarmente con la produzione dei semilavorati).

Aziende come l’altoatesina Rubner, sono così cresciute nel tempo e hanno incrementato proprio la loro produzione di prefebbricati con strutture in legno senza trascurare il continuo aggiornamento degli standard edili e prestazionali. Persino Ikea ha recentemente sfruttato un trend in crescita nel nostro Paese promuovendo su alcune riviste una piccola ‘casa mobile’ prefabbricata (relativamente alla quale permangono però ancora diverse criticità, a cominciare dagli aspetti legislativo-burocratici). Entrambi, tanto il costruttore quanto il produttore di arredi, hanno colto inoltre l’ulteriore vantaggio offerto dalla possibilità di trasformare le nostre nuove abitazioni in un prodotto ‘da showroom’ ovvero in un prodotto a tutti gli effetti, che possa essere visto, provato e toccato con mano anche con gli ambienti già arredati, prima che i lavori siano appaltati e con una stima di costi affidabile e comunque meno aleatoria rispetto ai cantieri tradizionali. E se Ikea aveva già compreso da molto tempo le difficoltà di un committente a figurarsi una casa finita e l’importanza del poter vedere e toccare con mano un ambiente reale, a Chienes è stata da poco inaugurata la Rubner haus ‘boutique’: non più un semplice magazzino edile, ma uno spazio pilota concepito e progettato per l’acquirente finale.

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Inutile dire che questa discreta crescita in Italia si inserisce inoltre in un contesto europeo che in generale è sempre stato meno ostile alla prefabbricazione residenziale e nel quale le abitazioni in legno rappresentano in alcuni casi una parte importante della tradizione costruttiva locale (se si pensa per esempio ai Paesi scandinavi).

Eppure anche in Europa si sono susseguite diverse innovazioni, per quanto ancora di nicchia, che hanno ulteriormente spostato l’asticella di cosa si ritiene fattibile con il legno.

E’ il caso per esempio dei tedeschi di Baumraum, uno studio di architetti-carpentieri che si dedica interamente alla progettazione e costruzione di case sugli alberi. Lungi dall’essere un gioco per bambini, questi professionisti hanno saputo trasformare una visione apparentemente utopica in progetti concreti, che sono oggi visibili per lo più in Europa, ma anche in America (dagli Stati Uniti al Brasile) con una piccola costruzione realizzata anche nel difficile contesto normativo italiano (tra i verdi boschi del comune di Orvieto).

Queste strutture hanno avuto un successo particolare nel settore dell’ospitalità esperienziale, e si sviluppano necessariamente al di fuori di uno ‘standard’ universalmente applicabile (soprattutto le realizzazione che si affidano agli alberi come strutture portanti primarie), ma hanno l’indubbio pregio di aumentare la comprensione delle potenzialità di un materiale come il legno.

Del ruolo che il legno riveste da un punto di vista ambientale (soprattutto quando proveniente da foreste gestite in maniera corretta, o certificate FSC) si è inoltre occupata anche l’Unione Europea nel Sesto Programma di Azione Ambientale, sottolineando la capacità di questo materiale di assorbire il carbonio. Costruire in legno infatti, non implica più oggi un rischio disboscamento in quanto le leggi forestali europee consentono la produzione di legname solo se è garantita la stabilità, il rinnovamento e la diversità del bosco a prescindere dalle certificazioni (mediamente viene utilizzato circa il 65% della crescita delle foreste). Infine, come si osservava poco sopra, il legno è un materiale ‘vivo’, caratterizzato da elevata igroscopicità e permeabilità che, assieme ad un ottimo isolamento ed una buona inerzia termica, lo rende traspirante e salubre, attenuando le escursioni termoigrometriche e migliorando la qualità dell’aria all’interno dell’edificio. In sintesi quindi, l’impiego di un materiale tradizionale, non vincola necessariamente il progetto alle principali soluzioni storiche, ma consente al contrario di concentrarsi proprio sull’innovazione, senza doverne verificare gli aspetti, per così dire, ‘collaudati’.