Ovunque oggi si parla di sostenibilità. Tema fondamentale per la sopravvivenza del pianeta. Con nostre scelte consapevoli possiamo aiutare questo processo inteso a salvaguardare il mondo naturale o a riciclare gli artefatti di produzione umana.
Esistono, però, molti falsi miti in materia; nel tempo, si sono quasi standardizzate scelte cromatiche e materiche che l’utente normalmente associa a un atteggiamento di attenzione ecologica. Avremo modo però di osservare come occorra avere un’ottica davvero attenta per non fermarsi alla superficie, ma capire se l’intero ciclo produttivo di un certo arredo o di un certo pavimento si possa definire ecosostenibile.
Vista la stagione iniziamo questo viaggio verso la casa sana e sostenibile, a cominciare dal terrazzo o comunque da quegli spazi all’aperto che soprattutto nelle seconde case o case di vacanza permettono la vita a contatto con l’ambiente naturale. Le aziende italiane del distretto del mobile hanno avuto il grande merito di anticipare la tendenza, oggi attuale più che mai, della rivalutazione degli spazi residenziali all’aperto. Sin dagli esordi, infatti, alcuni marchi hanno saputo interpretare il tema dell’arredo da giardino che fino a quel momento era stato principalmente caratterizzato da un’estetica limitata dal numero ristretto di materiali e da soluzioni ancora molto tradizionali. L’intuizione originale di conferire a terrazzi e giardini lo status di vere e proprie stanze all’aperto, facilmente intercambiabili con gli ambienti interni, ha guidato diversi progetti che, nel caso del Designer Francesco Rota, sono stati recentemente premiati dai mercarti internazionali com un German Design Award nel 2020, e alcuni Red Dot Award, l’ultimo nel 2019, progetti ibridi, fruibili sia all’esterno sia all’interno delle nostre abitazioni, come la chaise longue Linea che nel 2001 gli era valsa la menzione d’onore ADI-Compasso d’oro.
Questa piccola e silenziosa rivoluzione è stata possibile principalmente grazie all’uso di nuovi tessuti e materiali resistenti alle intemperie come la corda in fibre polimeriche, che per la prima volta consentivano l’utilizzo di una palette colori sgargiante e flessibile in grado di garantire sia la stabilità del colore nel tempo quanto una vasta scelta da parte del cliente. Anche il tappeto diventava così, per la prima volta, un accessorio personalizzabile e fruibile indifferentemente all’esterno o all’interno, che non doveva essere rimosso continuamente, così come le sedute potevano riproporre le forme morbide dei salotti da interni grazie all’impiego di materiali drenanti (dalle fodere all’imbottito). Più recentemente, accanto a prodotti dai colori sgargianti e tinte sature sono state introdotte (o “re-introdotte”) nuove collezioni dai colori tenui e naturali (nelle gamme del grigio e del beige) in tessuto di lino o canapa, così come per l’imbottitura, accanto al poliuretano, vengono ora proposte fibre vegetali come la fibra di paineira (la paineira è una pianta che cresce nelle foreste pluviali del Brasile). Analogamente, le fodere in lattice naturalepossono oggi sostituire il poliestere, sulla scorta delle sollecitazioni sempre più forti che provengono dai consumatori e che stanno gradualmente spingendo i produttori a ridurre l’impiego dei materiali polimerici.
Se è innegabile che le motivazioni alla base di questa nuova tendenza del mercato mirino a incentivare un nuovo tipo di produzione più sostenibile, permangono, però, ancora molti interrogativi aperti in merito all’effettiva sostenibilità dell’impiego di materiali più “naturali” (come la fibra di paineira, o il lattice naturale), che devono a volte circumnavigare il globo per raggiungere i luoghi di produzione prima, e infine l’utente finale, e la cui produzione potrebbe a volte celare processi socialmente insostenibili.
Siamo però sicuri delle condizioni dei lavoratori in molte realtà del cosiddetto “Terzo Mondo”? E’ per questo che sempre più spesso le aziende si muovono verso la certificazione di tutta la filiera produttiva.
Un buon metro di valutazione della sostenibilità di un prodotto è indubbiamente offerto dall’analisi del suo ciclo di vita, a partire dai processi produttivi fino alla sua dismissione o, auspicabilmente, rigenerazione, che i materiali polimerici nella maggior parte dei casi consentono.
Attraverso queste analisi può così avvenire che alcune convinzioni comuni circa l’impiego di alcuni materiali vengano in effetti capovolte. Dobbiamo cioè riflettere come materiali che comunemente chiamiamo plastiche, se usate correttamente e non disperse nell’ambiente, hanno il pregio di poter essere facilmente riciclabili in una pluralità di altri prodotti e, quindi, hanno un ciclo di vita molto lungo.
Pur mantenendo colori “neutri” e un’estetica di sapore ambientalista, anche Patricia Urquiola ha infatti scelto di confermare l’impiego di filati di polipropilene per la sua collezione di tappeti e cuscini per esterni Garden layers. Ispirata alle atmosfere delle architetture Moghul e agli antichi salotti indiani, la collezione offre infatti tappeti, materassi e cuscini cilindrici fruibili all’aria aperta e di semplice manutenzione rispetto alle fibre biodegradabili e ai tessuti dalle tinte naturali che richiedono un maggior grado di attenzione.
E proprio con lo scopo dichiarato di ridurre la manutenzione costante e dispendiosa degli imbottiti impiegati in esterno il designer belga Dirk Wynants aveva già creato il sistema Walrus che, oltre a offrire tessuti resistenti, durevoli e idrorepellenti, consentiva anche la protezione dei cuscini decorativi (grazie a degli alloggiamenti interni alla struttura). Come per i prodotti made in Italy, anche il designer belga mirava a trasformare giardini e terrazze in veri e propri salotti e anche in questo caso il tessuto proposto è una tela realizzata in poliestere con un rivestimento in poliuretano, idrorepellente e durevole: lo stesso materiale comunemente usato per i teloni degli autotrasportatori.
L’attenzione dedicata alla praticità dell’uso e alla facile manutenzione ha consentito un buon successo a queste categorie di prodotti, caratterizzati da ambienti conviviali per un utenza giovane e poco formale, alla ricerca di arredi trasformabili, durevoli, di semplice impiego e design moderno.