Le trappole della mente: come evitare gli errori emotivi negli investimenti

Pubblicato il 12 Agosto 2024 in , da Filippo Montaina
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Le emozioni hanno effetti sulle decisioni d’investimento. La branca scientifica che se ne occupa è la finanza comportamentale, utile per riconoscere e comprendere i propri errori irrazionali e migliorare la gestione finanziaria

Cosa distingue un investitore di successo da uno mediocre? Probabilmente molti penseranno che la risposta sia da ricondurre alle competenze tecniche e all’accesso a informazioni aggiornate. Questo è vero solo in parte. La più grande intelligenza finanziaria del mondo non è nulla se non è abbinata a una comprensione profonda della propria persona. Il punto di partenza, ma anche il più difficile e più importante, è conoscere sé stessi. “Se non sai chi sei, Wall Street è un posto costoso per scoprirlo”, afferma Adam Smith. Anche le persone con elevati livelli di cultura finanziaria non sono esenti dal commettere errori comportamentali.

L’influenza delle emozioni sugli investimenti

Siamo esseri emotivi e le emozioni spesso sono il motore del nostro processo decisionale, influenzando i nostri giudizi e le nostre scelte. Il centro del processo decisionale è il cervello, che è molto più vecchio dei mercati in cui cerca di navigare. I centri emotivi che guidavano i comportamenti primitivi, come evitare le aggressioni, sono ora coinvolti nell’elaborazione delle informazioni sui rischi finanziari. Queste aree cerebrali sono strumenti progettati per una reazione rapida, non per un pensiero razionale. Chiedere a una persona costruita per la sopravvivenza a breve termine di diventare un investitore a lungo termine è un po’ come cercare di dipingere una stanza con un pennello.

Il nostro cervello è diviso in tre parti: il cervello rettile, il cervello limbico e la neocorteccia. Il cervello rettile è istintivo e diffidente, il cervello limbico è egoista e cerca soddisfazione personale, mentre la neocorteccia è razionale e logica.

Spesso pensiamo di prendere decisioni finanziarie razionali, ma è il cervello rettile che guida i nostri comportamenti, portandoci a percepire il rischio in modo errato. Esso è predisposto per risposte immediate, il che è un’ottima notizia se siamo attaccati da una tigre dai denti a sciabola, ma pessima se stiamo decidendo come investire per la pensione.

Conoscere e ridurre gli errori comportamentali

La branca scientifica che si occupa di studiare gli effetti delle emozioni sulle decisioni d’investimento è la finanza comportamentale. Questa studia le interazioni tra economia e psicologia e ha individuato i principali errori commessi dagli investitori, suddividendoli in tre categorie: le euristiche, i bias e l’effetto framing.

  • Euristiche: scorciatoie mentali utilizzate dal cervello per semplificare la presa di decisioni e la risoluzione dei problemi
  • Bias: errori che possono essere di due tipi: cognitivi ed emotivi
  • Effetto framing: il modo in cui i dati sono presentati può condizionare le nostre decisioni.

L’elenco di questi errori comportamentali è piuttosto lungo, ma ce ne sono alcuni che più di tutti è bene conoscere perché possono causare grossi danni ai nostri portafogli.

  1. Avversione alle perdite. La tendenza a evitare le perdite a qualsiasi costo, anche quando ciò non è razionalmente giustificato. Gli investitori spesso mantengono posizioni in perdita nella speranza che il mercato si riprenda, oppure evitano investimenti che in passato hanno comportato delle perdite. Di conseguenza, molti preferiscono investire nelle obbligazioni, percepite come meno rischiose, rispetto alle azioni anche se le statistiche dimostrano che quest’ultime hanno generato rendimenti mediamente superiori.
  2. Bias di conferma. La tendenza a cercare informazioni che confermano le proprie convinzioni, ignorando quelle che le contraddicono. Ad esempio, un investitore potrebbe cercare solo notizie positive su una società in cui ha investito, ignorando le informazioni che contraddicono questa convinzione.
  3. Giudizio retrospettivo, noto anche come “il senno di poi”. Il giudizio retrospettivo è la convinzione che un evento fosse prevedibile solo dopo che è accaduto. Questo bias può portare a sovrastimare la propria capacità di prevedere eventi futuri e a prendere decisioni basate su false certezze.
  4. Conservatorismo. Il conservatorismo porta a preferire ciò che è noto, anche se è noioso o insoddisfacente. È sostenuto dalla nostra tendenza naturale a evitare i rimpianti e a valutare ciò che abbiamo come più prezioso rispetto a quello che non abbiamo. Negli investimenti questo comportamento può assumere diversi aspetti: dal mantenere troppo a lungo eventuali titoli in perdita, al non valutare investimenti diversi da quelli ai quali siamo abituati, fino a un immobilismo totale che porta a evitare qualsiasi soluzione d’investimento diversa dal conto.
  5. Ancoraggio. La tendenza a fare affidamento su un punto di riferimento iniziale (come il prezzo di acquisto di un’azione) per prendere decisioni future. Questo può portare a decisioni irrazionali, come rifiutarsi di vendere un investimento che è sceso di valore solo perché non ha ancora raggiunto il prezzo di acquisto iniziale.
  6. Effetto Gregge. La tendenza a seguire le azioni degli altri, spesso senza una sufficiente analisi individuale. Questo può portare a bolle speculative e a crolli del mercato, poiché gli investitori agiscono in massa basandosi sulle stesse informazioni, spesso incomplete o errate.
  7. Effetto framing. L’effetto framing riguarda il modo in cui le informazioni vengono presentate. Ad esempio, un investimento può sembrare più attraente se viene presentato enfatizzando i potenziali guadagni piuttosto che i rischi associati. Questo può portare gli investitori a prendere decisioni basate su percezioni distorte.
  8. Overconfidence. La tendenza a sovrastimare le proprie capacità di previsione e gestione degli investimenti. Questo può portare a un eccessivo trading, a una scarsa diversificazione e a perdite significative quando le previsioni si rivelano errate. L’overconfidence colpisce anche gli investitori esperti. È quindi fondamentale mantenere un approccio umile e ricercare consulenti con esperienza per preservare e far crescere i propri investimenti.

Riconoscere e comprendere i propri errori comportamentali è il primo passo per migliorare la gestione dei propri investimenti. Con l’aiuto di un consulente finanziario attento non solo alla strategia ma anche al comportamento umano, è possibile sviluppare un approccio più informato e bilanciato all’investimento. La chiave è imparare dagli errori, sia propri sia altrui, ed evitare le situazioni che inducono emozioni, come ascoltare continuamente le notizie finanziarie o consultare ossessivamente il proprio portafoglio. Il segreto per navigare con saggezza nel complesso mondo degli investimenti risiede nella capacità di dotarsi di un metodo e seguirlo pedissequamente, senza farsi distrarre dalle continue sirene dei mercati.