L’ipotesi di Riforma Pensioni prevista dal nuovo Governo prevede due step, con entrata in vigore nel 2019 della quota 100 e tempi più lunghi per la pensione anticipata con 41 anni di contributi. Si tratta al momento di indiscrezioni e anticipazioni: per avere certezze bisogna aspettare i provvedimenti normativi. In ogni caso, le dichiarazioni dei due vicepremier sembrano confermare l’intenzione di inserire la quota 100 in Legge di Bilancio. Se davvero fosse inserita in manovra, sarebbe possibile utilizzarla dal primo gennaio 2019. Nell’ipotesi di Governo, la misura consentirebbe di andare in pensione anticipata a 64 anni con 36 di contributi.
Quota 100
Chi ha almeno 18 anni di contributi versati prima del 1996, con attuale diritto al calcolo retributivo fino al 2012, sarebbe penalizzato nel calcolo dell’assegno previdenziale. Il paletto dei 64 anni d’età e dei 36 anni di contributi presuppone il ricalcolo contributivo di tutto il montante e una carriera lavorativa molto costante. Anche in questo senso, un punto da chiarire è se quota 100 sarebbe un’opzione oppure se andrebbe a sostituire le attuali regole per la pensione anticipata. Non è poi chiaro se la quota 100 sia destinata a essere compatibile con il cumulo gratuito dei contributi, cioè se si potrà raggiungere sommando versamenti in gestioni diverse. Dunque, sono diversi i nodi da sciogliere in vista della formulazione vera e propria della norma (si parla anche di un tetto ai contributi figurativi), che comunque sarebbe inserita in Legge di Stabilità.
La pensione anticipata con 41 anni di contributi, invece, l’altro cavallo di battaglia della contro-riforma Fornero, sembra destinata ad essere rinviata ai prossimi anni. E’ una misura che riguarda un’ampia platea di lavoratori, quindi va adeguatamente modulata e finanziata.
Opzione Donna
Una misura che invece, come la quota 100, potrebbe confluire già nella prossima Legge di Bilancio è il rinnovo dell’Opzione Donna. Anche in questo caso bisogna vedere in che termini sarà formulata: potrebbe consistere in una una proroga al dicembre 2018 per maturare i 57 di età (58 anni per le autonome) e i 35 anni di contributi necessari, oppure in una variazione dei requisiti di accesso. Sempre più a rischio, infine, l’APE Sociale attualmente prevista fino al 31 dicembre 2018 in via sperimentale: il Governo non sembra intenzionato a prorogarla né tanto meno a renderla strutturale. E’ probabile che le diverse misure di flessibilità in uscita previste, soprattutto quota 100 e pensione anticipata con 41 anni di contributi, siano destinate a sostituire l’APe.