Una proposta articolata in diversi punti per completare il lungo percorso di riforma delle pensioni. Con l’obiettivo da una parte di uscire nel più breve tempo possibile dai pensionamenti anticipati (o di anzianità) e dall’altra di accelerare l’estensione del metodo di calcolo contributivo. Confindustria ha elaborato un documento molto articolato in materia previdenziale e che fissa nel 2012 la svolta finale. Dal 1° gennaio di quell’anno, stando alle bozze del documento, per tutti i lavoratori che puntano al pensionamento con 35 anni di contributi scatterebbe il requisito anagrafico obbligatorio di 65 anni. In pratica, verrebbe introdotta subito «quota 100» (cioè il requisito che somma l’età anagrafica con quella contributiva) sia per i dipendenti sia per gli autonomi, bloccando in tal modo i pensionandi che non hanno raggiunto i 40 anni di versamenti. Lo stop varrebbe per circa un terzo dei pensionamenti di anzianità, visto che gli altri due terzi attualmente vanno in pensione con il massimo di contribuzione. L’ipotesi «quota 100» nel 2012 è quella indicata come prioritaria. Ma ne esiste anche un’altra che prevede un incremento più graduale del requisito anagrafico, che parte con un anticipo di «quota 97» nel 2012 per arrivare a «quota 100» nel 2015. Un’accelerazione scatterebbe anche sul percorso di allineamento dei requisiti uomo-donna a 65 anni per la pensione di vecchiaia. Rispetto alla normativa attuale, che prevede l’equiparazione nel 2026, si scenderebbe al 2019, con una scalettatura che parte l’anno prossimo e prevede incrementi di un anno ogni 18 mesi. Ma il percorso potrebbe diventare anche più corto visto che per le dipendenti della Pubbliche amministrazioni l’allineamento a 65 anni scatterà l’anno venturo.
Dall’età al sistema di calcolo, le proposte messe a punto dai tecnici e sulle quali verranno ora fatte le scelte politiche prevedono poi l’estensione del metodo contributivo pro-rata. In questa prospettiva si agirebbe in alternativa rispetto alle correzione dei requisiti anagrafici attualmente in vigore. Si punterebbe ad assicurare l’importo pieno solo in coincidenza (o in prossimità) del requisito di vecchiaia (65 anni per gli uomini; 62 per le donne) mentre per chi decidesse di andare prima in pensione scatterebbe una sorta di correzione pari al rapporto tra il coefficiente di trasformazione corrispondente all’età in cui si sceglie di lasciare il lavoro e il coefficiente di trasformazione corrispondente ai 65/62 anni. Secondo i tecnici di Confindustria la penalizzazione sarebbe di 2,5-3 punti percentuali per ogni anno di anticipo. Ma l’impatto finanziario sarebbe notevole, con risparmi pari a circa un punto di Pil (tra i 15 e i 16 miliardi). E per questa via si agirebbe anche sulle pensioni di anzianità raggiunte con 40 anni di contributi.