Riportato da job24 a cura di Rosanna Santonocito
Il lato B / Perchè adesso gli over55 chiedono più lavoro per i giovani
Gli italiani diciamo “maturi” – visto che nela definizione sono compresi i ” nuovi senior”, ovvero gli over55 – chiedono un lavoro per i giovani. Possibilmente subito. E lo chiedono sempre più numerosi: il 60% degli ultracinquantacinquenni e il 58% degli over 65, cioè genitori e nonni. Lo dice GFK Eurisko, che questa mattina a Milano ha dedicato un incontro di studio molto interessante al fenomeno e alle ricadute socioeconomiche dell’ “active ageing”. Non dell’invecchiamento, attenzione. Qui si parla di quella strategia europea che incentiva gli over a continuare a lavorare e a mantenere un ruolo sociale anche nel’età in cui prima si andava in pensione, ma non solo: il programma pensa anche a come metterli in condizione di farlo.
Parliamo quindi di quei signori e signore ingrigiti, ma che portano con sè nell’età che avanza anche lo spirito degli anni 60 e 70, in cui sono stati giovani loro: autorealizzazione, libertà, cultura e curiosità del mondo, soddisfazione dei bisogni e dei desideri. Con la crisi, però, questo slancio – che viene dichiarato espressamente dagli interessati, come dicono i grafici di Eurisko – a progettare una “second life” da dedicare finalmente a sè e agli interessi e alle passioni, finiti in secondo piano tra lavoro e impegni familiari, è in brusca frenata. Mentre la preoccupazione per l’occupazione, non la loro, quella dei giovani, in dieci anni è cresciuta di dieci punti.
E’ una nuova emergenza e il motivo l’ha spiegato oggi Paolo Anselmi. Una quota del tempo che i nuovi senior, usciti dal lavoro full time o comunque meno impegnati, pensavano di spendere per se stessi è assorbita dalla condizione dei figli adulti ( e talvolta dei nipoti) che continuano a dipendere da loro. Non solo economicamente , ma anche emotivamente : chiedono aiuto per la cura dei figli, sostegno economico e qualche volta ospitalità (vedi le inchieste dei giornali della scorsa settimana). Ma soprattutto, reclamano un supporto piscologico che non trovano altrove in una condizione lavorativa difficile e di prospettive grigie. Spesso poi ci sono anche i genitori anziani da seguire, con gli aiuti insufficienti del welfare italiano, impostato su una linea “familista”.
Così la “generazione fortunata” dei baby boomers, che sognava per sè, dopo la fine del lavoro, tempo e libertà senza ostacoli anagrafici, si ritrova “generazione sandwich” , schiacciata tra due emergenze divora-tempo.
Una piccola nota: stamattina se ne è accennato solo all’inizio, nella presentazione della brava demografa Manuela Stranges dell’Università della Calabria: la mancanza di tempo che non prevede limiti di età, in Italia riguarda soprattutto le donne.