Con la Manovra, infatti, l’Esecutivo Meloni ha introdotto nuovi e stringenti vincoli per l’accesso alla nuova Opzione Donna 2023, consentendone l’accesso solo alle lavoratrici ritenute da tutelare, ad esempio perché invalide o perché si prendono cura di un familiare con disabilità (caregiver) o, ancora, perchè si trovano in una situazione lavorativa particolare (in esubero da aziende con tavoli di crisi). Rivisti anche i requisiti anagrafici (età di accesso), rendendoli nella maggior parte dei casi meno convenienti.
Queste novità stanno suscitando molti dubbi, dai termini di applicazione alle scadenze e dalla possibilità di accedere ancora alla vecchia Opzione Donna. per chi ne aveva i requisiti ed ha aspettato di capire cosa sarebbe successo con l’attesa riforma pensioni, poi slittata al 2024.
Vediamo dunque di dare una risposta a questi interrogativi che le lettrici di PMI.it stanno sottoponendo alla nostra Redazione.
Indice
Chi può andare in pensione nel 2023 con Opzione Donna?
La prima novità di maggiore rilievo per Opzione Donna 2023 riguarda il nuovo paletto per accedervi, poiché le lavoratrici devono in primo luogo risultare appartenenti ad una delle seguenti categorie:
- caregiver da almeno sei mesi;
- invalide (inabili al lavoro) almeno al 74%;
- licenziate o dipendenti di imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale presso la struttura per la crisi d’impresa.
Cosa prevede la nuova Opzione Donna?
Se sono caregiver, invalide, licenziate o dipendenti in esubero di aziende in crisi nel 2023 possono richiedere Opzione Donna, vi accedono le dipendenti del pubblico e del privato o le lavoratrici autonome (ora sono equiparate) che entro il 2022 abbiano maturato almeno 35 anni di contributi e i seguenti requisiti anagrafici:
- 58 anni se la lavoratrice ha almeno 2 figli oppure è una lavoratrice licenziata o dipendente di una impresa in crisi;
- 59 anni se ha 1 figlio;
- 60 anni se non ha figli.
Diversamente dalle precedenti versioni di Opzione Donna, dal 2023 viene dunque meno la distinzione, per quanto riguarda il requisito anagrafico, tra lavoratrici autonome e dipendenti.
Rimane invece il requisito in base al quale le lavoratrici devono essere iscritte all’assicurazione generale obbligatoria o a fondi sostitutivi o esclusivi e che siano in possesso di contributi alla data del 31 dicembre 1995. Si tratta, in sostanza, delle lavoratrici la cui pensione ricadrebbe, normalmente, nel sistema di calcolo misto ma che, con Opzione Donna, vi rinunciano e accettano il ricalcolo dell’assegno con il puro metodo contributivo.
Quali sono i requisiti per rientrare nelle caregiver?
Per accedere a Opzione Donna 2023 con il profilo di caregiver familiare bisogna poter dimostrare di svolgere assistenza al coniuge o a un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità, come definito dall’art. 3, comma 3, della legge 104/1992, al momento della richiesta di prepensionamento e da almeno sei mesi.
Possibile accedervi anche se l’assistenza riguarda un parente o un affine di secondo grado convivente, ma solo se i genitori o il coniuge della persona con handicap in situazione di gravità abbiano compiuto i 70 anni d’età oppure siano anch’essi affetti da patologie invalidanti o siano deceduti o mancanti.
=> Opzione Donna e APE Sociale: le disabilità per il riconoscimento dei caregiver
Con Opzione Donna 2023 cambiano le finestre mobili di decorrenza?
No. Resta in vigore il meccanismo di differimento nell’erogazione del primo rateo pensionistico, ovvero la finestra mobile di 12 mesi per le dipendenti e di 18 mesi le autonome. Quindi le prime finestre si apriranno rispettivamente a partire dal prossimo 1° febbraio 2023 per le dipendenti e dal 1° agosto 2023 per le autonome.
Per Opzione Donna 2023 è previsto il cumulo dei contributi?
No. Continua a non essere possibile cumulare gratuitamente la contribuzione versata in diverse gestioni previdenziali al fine di raggiungere i 35 anni di versamenti.
Chi può accedere alla vecchia Opzione Donna?
Le donne che hanno maturato i requisiti anagrafici e contributivi previsti dalle leggi previgenti entro il termine prefissato godono della cosiddetta cristallizzazione dei requisiti.
Questo significa che se, anche la pensione si colloca successivamente al 31 dicembre 2022, avvalendosi di questa opportunità le donne possono andare in pensione a 58 anni di età se dipendenti (o 59 anni le autonome) se hanno raggiunto i 35 anni di contributi, maturando tutti i requisiti al 31/12/2021. Non scatta l’adeguamento alla speranza di vita.