L’innalzamento dell’età pensionabile ha un impatto positivo sulla partecipazione delle donne al mondo del lavoro, soprattutto per le lavoratrici vicine alla pensione. Lo rileva un’analisi della Banca d’Italia sull’impatto della Riforma previdenziale di fine 2011, realizzato da Francesca Carta e Marta De Philippis. Le due economiste analizzano in particolare l’effetto che la riforma pensioni Fornero ha avuto sulle scelte lavorative delle persone e sull’offerta di lavoro, differenziando poi per genere, età e tipologia di lavoro (part-time o full time). La prima evidenza è che cresce la partecipazione al mondo del lavoro delle donne di tutte le età, con numeri più alti per le lavoratrici con più di 55 anni. Si tratta di persone che non hanno raggiunto il requisito per la pensione e non lo avevano nemmeno prima della riforma, ma a fronte dell’innalzamento dell’età pensionabile, si attivano perché si rendono conto di avere meno tempo per adeguare la propria posizione lavorativa.
Con l’innalzamento di un anno del requisito anagrafico per la pensione, la probabilità di partecipazione al mercato del lavoro sale di 3,3 punti percentuali per la lavoratrici fra i 55 e i 59 anni, di 1.5 punti fra i 50 e i 54, e infine dell’1,1% fra i 45 e i 50 anni. Cambia anche il tipo di occupazione: le donne diventano più disponibili a lavorare full time, un riscontro che riguarda tutte le classi di età. Questo si riflette in posizioni lavorative migliori e stipendi più alti. Ancora: l’allungamento medio della vita lavorativa di quattro anni prodotto dalla riforma pensioni Fornero, spiega almeno un terzo dell’aumento dell’occupazione femminile fra il 2010 e il 2014.
=> Pensioni: le preoccupazioni degli italiani
Sui lavoratori uomini, invece, l’impatto dell’innalzamento dell’età pensionabile, e quindi dell’allungamento della vita lavorativa, è molto limitato. I lavoratori sostanzialmente non cambiano la propria offerta sul mercato del lavoro in conseguenza della riforma. Anche perché sono molto più inseriti nel mondo del lavoro, e hanno meno necessità quindi di modificare le proprie scelte. C’è però un impatto all’interno delle famiglie. La maggior prospettiva lavorativa della partner, aumenta anche la loro partecipazione al mondo del lavoro. Quindi, se in generale gli uomini sono meno reattivi a fronte della riforma pensioni, vengono stimolati da una maggior attività della controparte femminile. L’incremento di un anno dell’età pensionabile della compagna, alza dunque di almeno due punti l’attività degli uomini. Il contrario, invece, non succede. In definitiva, gli uomini sono più stimolati delle donne dalle decisioni lavorative del partner.