La Legge 92/2012 ha previsto una serie di interventi per favorire il ricollocamento dei lavoratori adulti e il prolungamento dell’attività lavorativa, anche in risposta al graduale innalzamento dell’età pensionistica.
Per i lavoratori ultracinquantenni essa ha previsto che:
- a decorrere dal 1° gennaio 2013, in relazione alle assunzioni con contratto di lavoro dipendente, a tempo determinato e in somministrazione di lavoratori di età pari o superiore a 50 anni, disoccupati da oltre 12 mesi, vi sia la riduzione del 50% dei contributi a carico del datore di lavoro per la durata di 12 mesi
- se il contratto viene successivamente trasformato a tempo indeterminato, la riduzione dei contributi si prolunghi fino al 18° mese dalla data di assunzione. Nel caso in cui l’assunzione venga effettuata ab origine con contratto di lavoro a tempo indeterminato, la riduzione dei contributi spetti per un periodo di 18 mesi dalla data di assunzione
- nei casi di eccedenza di personale, accordi tra datori di lavoro che impiegano mediamente più di 15 dipendenti e le organizzazioni sindacali aziendali possano prevedere che il datore di lavoro si impegni a corrispondere ai lavoratori una prestazione economica pari al trattamento di pensione che spetterebbe in base alle regole vigenti e a corrispondere all’INPS la contribuzione fino al raggiungimento dei requisiti minimi per il pensionamento. I lavoratori coinvolti però devono raggiungere i requisiti minimi per il pensionamento, di vecchiaia o anticipato, nei 4 anni successivi alla cessazione dal rapporto di lavoro
- siano modificati i requisiti soggettivi e oggettivi per la stipulazione del contratto di lavoro intermittente, per cui tale contratto può essere concluso, in ogni caso, con soggetti aventi più di 55 anni di età (oltre che con soggetti aventi meno di 24anni di età)
a partire dal 1° gennaio 2016, l’indennità dell’ASPI sia corrisposta ai lavoratori di età pari o superiore ai 55 anni per una durata superiore (18 mesi) rispetto a quella garantita ai lavoratori di età inferiore (12 mesi).
Nel 2010 la legge Finanziaria ha introdotto in via sperimentale agevolazioni destinate a datori di lavoro disposti ad assumere:
- lavoratori beneficiari dell’indennità di disoccupazione con almeno 50 anni di età
- lavoratori in mobilità con almeno 35 anni di anzianità contributiva
Per ciascun lavoratore assunto a tempo indeterminato o con contratto a termine era prevista una quota di contribuzione identica a quella degli apprendisti. La legge aveva inoltre stanziato 12 milioni di euro (per il solo 2010) per dissuadere i datori di lavoro dal procedere a riduzioni di personale o per stimolarli ad assumere lavoratori “adulti”. Gli incentivi, grazie alla successiva Legge di Stabilità, sono stati poi prorogati a tutto il 2012.
Altra importante iniziativa è quella adottata con Decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali del 4 maggio 2011 destinata alla ricollocazione di dirigenti over 50 disoccupati.
Stanziando 10 milioni di euro, essa prevedeva un contributo di 10mila euro per ciascun dirigente assunto con contratto a tempo indeterminato o a tempo determinato di almeno 24 mesi, 5mila euro per ogni dirigente assunto con contratto a tempo determinato di almeno 12 mesi e 5mila euro per ogni dirigente assunto con contratto di collaborazione a progetto di almeno 12 mesi.
Il decreto partiva dalla convinzione che alle Pmi italiane mancasse una struttura manageriale all’altezza per compiere un salto dimensionale o per internazionalizzarsi, conquistando nuovi e più redditizi mercati.
A queste iniziative vanno aggiunte anche quelle organizzate dalle Regioni o specificamente finanziate dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e affidate ad Italia Lavoro.
Europa 2020 tributa una maggiore attenzione al tema dell’adult learning e la legge 92/2012 propone una nozione ampia di apprendimento permanente.
La valorizzazione delle competenze, l’emersione del lavoro irregolare eventualmente praticato da lavoratori ritirati, il contrasto più incisivo ad ogni forma di precarizzazione, l’adattamento delle condizioni di lavoro alle esigenze degli over 50, la rimozione delle barriere collocate sul versante della domanda di lavoro e l’utilizzo del part-time rappresentano priorità di intervento, rese ancora più urgenti dal recente innalzamento dei requisiti di pensionamento.
Gli studi sull’apprendimento in età matura sottolineano come la formazione ed un lavoro di qualità costituiscano fattori di contrasto al declino delle competenze della popolazione matura. Il “later learning“, anche attraverso le Università popolari e della terza età, offre inoltre prospettive di crescita economica e sociale.
Grande importanza inoltre è da attribuire allo scambio tra giovani ed adulti. Da una parte “l’adulto formatore” – nelle vesti di tutor – che contribuisce alla trasmissione di saperi ed esperienze. Dall’altro “il giovane formatore” che colma le lacune tecnologiche o linguistiche di chi lo precede anagraficamente.