Dopo settimane di anticipazioni e fughe di notizie, stamattina il presidente della Commissione Jean-Claude Juncker ha svelato davanti al Parlamento europeo di Strasburgo il proprio piano di investimenti da oltre 300 miliardi di euro in tre anni.
Il presidente della Commissione indica che il piano sarà “operativo entro giugno 2015” e che la scelta dei progetti sarà affidata a “esperti” con lo scopo finale, afferma Juncker, di “drenare denaro verso i paesi che più hanno sofferto per la crisi”. Sul ritorno che avranno i paesi che contribuiscono direttamente al fondo, aggiunge: “Si vedrà quali saranno i flussi che torneranno ai singoli Paesi”, ma occorre ragionare in termini complessivi, in termini di “solidarietà. Se abbiamo più crescita in Spagna sarà bene per la Francia, se c’è più crescita in Francia andrà bene per l’Italia e la maggiore crescita nei paesi del Sud sarà a favore della Germania”.
Lo aveva già promesso proprio al Parlamento europeo uscito più euroscettico che mai dalle ultime elezioni. Anzi, la proposta ha quasi rappresentato una condizione ‘politica’ alla sua nomina alla Presidenza. Tuttavia, il piano non ha mancato di attirare critiche soprattutto in merito all’assenza di soldi veramente ‘nuovi’ posti sul tavolo da Juncker e su un “effetto leva” giudicato troppo ottimistico.