Storia, modernità, intuizione e perfino grandi firme – degli stilisti – e invidiabili forme – delle bellissime che hanno posato come modelle – non sono stati sufficienti a salvare Postalmarket. A decretare il fallimento definitivo dello storico catalogo di vendite per corrispondenza è stato il tribunale di Udine, su istanza dell’amministratore straordinario del Gruppo Bernardi che aveva rilevato l’azienda milanese nel 2003, salvo chiuderla nel 2007.
Nato nel 1959 da un’ idea di Anna Bonomi Bolchini, anticipando nettamente i tempi del commercio a distanza, Postalmarket è rimasto vittima della sua stessa lezione. Lanciata la moda dell’acquisto senza prova, il catalogo è stato superato dalla tecnologia dell’e-commerce.
Leader del settore tra gli anni Ottanta e Novanta, l’azienda arrivò ad avere 1400 dipendenti, 45mila spedizioni giornaliere e un fatturato di 600 milioni di lire. Numeri da record per l’epoca, che hanno misurato il mercato e il suo potenziale, ingolosendo i possibili futuri – ora più che presenti – autori.
Così Postalmarket è rimasto schiacciato dal web. I perché non sono difficili da individuare. Alle imprese, la virtualità della rete assicura una platea senza confini, costi di gestione ridotti e altrettanto drastiche riduzioni di tempo. Agli utenti garantisce velocità, offerta pressoché illimitata, proposte internazionali, risparmio e divertimento. Senza dimenticare gli artigiani – e quanti si sono scoperti tali – che, grazie al web, rimanendo a studio o in casa, hanno aperto boutique digitali attive in tutto il mondo, rilanciando la moda dell’hand made.
Da Amazon a eBay, che contano le vendite “al secondo”, da Ibs a Etsy, fino ad arrivare alla bolognese Yoox e senza dimenticare i canali con sconti come Groupon, il carnet degli e-commerce è in costante ampliamento. E in crescita. Nel 2014, secondo i dati del Netcomm Forum, in Italia l’e-commerce ha registrato un aumento del 16%. Per l’anno in corso si stima un’ulteriore crescita del 15%. Percentuali che, tradotte, quantificano il mercato nazionale in circa 15 miliardi di euro. In testa, per indice di crescita, c’è l’informatica – +26% nel 2015. A seguire, sono l’abbigliamento, con +23%, e food ed editoria, con +21%.Nel 2014 gli acquisti da mobile sono cresciuti del 78%, con stime di un ulteriore incremento del 68% per l’anno in corso, passando così da 610milioni di euro spesi ne 2013 a 1,8 miliardi di euro del 2015. Numeri importanti per l’economia nazionale, ben lontani, però, da quelli europei.
Il primo Paese per vendite on line, nel 2014, è stato il Regno Unito con 122 miliardi di euro, seguito da Germania e Francia, rispettivamente con 70 e 57miliardi di euro. Cifre da capogiro per l’Italia che regalano un’importante prospettiva al web-business.
Un’evoluzione scritta nella storia del mercato, dunque. Il fattore di forza che ha trasformato Postalmarket in una consuetudine era il rito dell’attesa, oggi primo “peso” di un sistema a caccia di soluzioni sempre più veloci. Non solo. Il catalogo era testimone e metro di un’Italia che, dal Nord al Sud, si univa nello shopping, specchiandosi nella stesse vetrine di quelle pagine patinate e nelle ambizioni che sapevano creare.
A sfilare tra le sezioni del catalogo erano bellezze italiane per lo più, da Ornella Muti a Monica Bellucci, ma anche bellezze che dall’Italia venivano “adottate”, come Brooke Shields e Carol Alt. Il risultato era una panoramica di desideri e fantasie a portata di portafoglio, nell’illusione patinata che ogni distanza fosse colmabile in uno shopping senza confini. L’e-commerce è andato oltre, spingendo quel potenziale sulla scena internazionale, ampliando il confronto e portandolo sotto i riflettori dell’interazione web, che rende tutti primi attori, non più passivi acquirenti ma trend-setter. Voci – e “like” – in capitolo di un’economia da ridisegnare. E reinventare alternativa, diversa e vincente a ogni nuovo click