Proteggere la nostra famiglia, il futuro nostro e dei nostri figli e nipoti, i risparmi piccoli o grandi. Fare le scelte giuste, per mettere al riparo la casa, il lavoro, la salute. Districarsi tra le offerte di banche, società di gestione e compagnie di assicurazione. Che cosa fare per costruire per noi e per i nostri cari quel benessere, economico e di vita, chiamato Welfare? A rispondere a queste domande un Convegno organizzato dal settimanale “Oggi” : “Nuovo welfare delle famiglie”. Presenti i massimi esperti del settore finanziario, oggi, in Italia: il direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università Cattolica, Carlo Cottarelli, la professoressa Elsa Fornero, ex ministro del Lavoro e docente all’Università di Torino, Annamaria Lusardi, direttore del Comitato per la programmazione e per il coordinamento delle iniziative di educazione finanziaria, e il presidente di Banca Mediolanum, Ennio Doris, che hanno affrontato le tematiche più importati del nuovo sistema sociale che vuole garantire a tutti i cittadini la fruizione dei servizi sociali ritenuti indispensabili.
Il welfare oggi vale 143,4 miliardi (+6,9% rispetto al 2017), equivalente a circa l’8,3% del Pil. Secondo l’indagine Mbs Consulting l’area di spesa più rilevante, e al tempo stesso in maggior crescita rispetto al 2017, è la salute: gli Italiani nel 2019 hanno speso complessivamente 37,7 miliardi di euro, un aumento dell’11,9% rispetto all’anno precedente. Segue l’ambito relativo ai supporti al lavoro, ovvero quanto gli italiani spendono ogni anno per recarsi al lavoro o mangiare durante l’orario lavorativo, pari a 31,9 miliardi. Un’altra area d’interesse è l’assistenza agli anziani e alle persone bisognose di aiuto (27,9 miliardi, con un aumento del 10,3%). Questa spesa si distribuisce sull’8% dei nuclei familiari (le famiglie utilizzatrici sono 2,1 milioni) ed è quella più difficilmente sostenibile per l’impatto elevato della spesa pro capite: 13.300 euro per famiglia utilizzatrice. L’altra area di spesa in forte crescita è quella connessa all’istruzione, che vale 10,5 miliardi (in incremento del 9,4%).
Il nodo importate è la scarsa crescita della ricchezza delle famiglie italiane: solo il 41% ha un piano di investimento finanziario in atto, e il 49% di questo è di tipo immobiliare. C’è sempre meno potere d’acquisto e al momento in Italia ci sono 16 milioni di pensionati, cioè un italiano su 4.
Secondo Carlo Cottarelli stiamo scontando ancora il debito pubblico ereditato della Prima Repubblica e questa è la principale ragione per cui il welfare di Stato è in chiara difficoltà. “Bisogna crescere se si vuole progredire, non basta tagliare. Si deve tagliare sul lato della spesa per diminuire le tasse, e invece preservare ciò che serve di più. Al vertice di questa classifica metto sicuramente la riforma dell’istruzione e gli investimenti pubblici. Il calo demografico può essere un elemento che crea sofferenza al welfare, ma facciamo attenzione: questa diminuzione di nuovi nati è in progressione costate dagli anni ’80, mentre sembra che solo adesso costituisca un problema! Il vero problema è che lo Stato non è stato in grado di sostituirsi al ruolo della famiglia, che è molto cambiato dagli anni Settanta; proprio perché non si è pensato al futuro – e all’epoca si mandava in pensione i lavoratori a quarant’anni o poco più -, adesso si è accumulato un debito importante”. Secondo l’ex Commissario alla riforma della spesa pubblica per uscire da questa impasse e crescere l’unica soluzione è “fare riforme, avere meno burocrazia e più giustizia sociale per attirare gli investitori, tasse più basse che finanzino principalmente l’istruzione pubblica adeguata e investimenti utili per tutti. Si può ottenere il pareggio di Bilancio senza austerità, perché il welfare pubblico ha delle difficoltà, ma con una strategia adeguata si può risollevare”.
Annamaria Lusardi, direttore del Comitato per la programmazione e per il coordinamento delle iniziative di educazione finanziaria ha sottolineato come sia importante, ora più che mai, mettere l’individuo al centro delle buone pratiche di welfare. Uno degli elementi cardine di questa centralità è l’educazione finanziaria, perché d’ora in poi il singolo dovrà occuparsi della gestione del risparmio, poiché lo Stato non potrà più essere un riferimento come in passato. “È una sfida non solo gestire questo welfare, ma anche gestire il mondo finanziario che cambia: basti pensare che solo il 37% della popolazione, secondo una recente indagine del nostro Comitato, ha conoscenze di base in materia. Tassi di interesse, gestione del rischio, inflazione sono parole chiave che devono diventare il cardine delle competenze di ognuno. Ora è importate più che mai conoscere per saper investire i nostri risparmi e gestirli”.
“Il welfare riguarda tutte le fasi della vita, non solo la parte finale, anche se noi, come Paese, abbiamo in larga misura identificato le politiche di welfare come politiche previdenziali”. Questa è la lettura che dà la professoressa Elsa Fornero, ex ministro del Lavoro e docente all’Università di Torino. “Bisogna partire dai bambini, fornendo un’adeguata rete di asili e scuole primarie, per fare in modo che il welfare si costruisca dalle basi fino ad arrivare a un sistema sociale adeguato per le cure di lungo termine dei grandi senior, passando ovviamente da un ben strutturato welfare del lavoro”. Un elemento chiave devono essere le riforme politiche, che però generino crescita immediata, altrimenti si scontrano con l’opinione pubblica. “Bisogna ricordarsi che le riforme devono vivere nella Società, non solo in Parlamento. E soprattutto che le riforme politiche devono essere essenzialmente degli investimenti sociali”.
Il presidente di Banca Mediolanum, Ennio Doris ha ben chiaro che il welfare pubblico attuale non può sussistere così com’è e dovrà per forza riformarsi in tempi brevi. “Si allungherà sempre più la vita media degli italiani, e molto presto si arriverà ad avere un rapporto di uno a uno tra lavoratori e pensionati. Bisogna quindi concentrarsi su un adeguato pannello di investimenti finanziari privati, che devono avere alla base una buona cultura economica. Ritengo che un piano di accumulo debba essere alla base del welfare finanziario delle famiglie. Ed è importante capire che bisogna limitare il rischio diversificando gli investimenti e non pensando di non investire del tutto! Per questo sono un grande sostenitore dell’educazione finanziaria, a partire dalla scuola”.
I numeri rivelano una crescente fragilità sociale, soprattutto tra le famiglie in condizioni di debolezza, che colpisce principalmente l’area della salute (37,7 mld) in cui emerge un fenomeno di rinuncia alla cura che arriva a interessare il 40,8% delle famiglie. In secondo luogo, l’assistenza agli anziani (27,9 mld), il cui il lavoro di caregiving è a carico delle famiglie e, da non dimenticare, l’istruzione (10,5 mld).
Queste fragilità sociali, con il conseguente aumento delle spese del welfare familiare, che oggi è pari al 20% della spesa complessiva di welfare, pubblica e privata, costringono a guardare con occhi nuovi la realtà e le prospettive del sistema di welfare nel nostro Paese. Esprimono esigenze che sollecitano tanto le istituzioni pubbliche quanto il mercato dei servizi privati: occorre generare risorse che possono essere incanalate e ottimizzate.
(Giovanna Maggiori)