“Sarà rimodulata la normativa sui ticket sanitari, seguendo il principio ‘chi ha di più paga di più e chi ha di meno paga di meno”: così il ministro della Salute, Roberto Speranza, introduce la principale novità nel settore per il 2020, alla luce del DEF approvato nei giorni scorsi dal CdM. In ottica di perseguire un criterio di maggior proporzionalità tra la spesa sanitaria ed il reddito percepito, il primo passo sarà l’abolizione del super-ticket (“è sbagliato, produce diseguaglianze e quindi ci impegniamo a superarlo”), sostituito invece da un meccanismo progressivo per il pagamento dei ticket relative a prestazioni e analisi (i farmaci al momento sono esclusi dalla riforma). “Abbiamo deciso di collegare alla Finanziaria un Ddl di riordino della materia dei ticket”.
Un decreto Salute-MEF, atteso entro marzo 2020, dovrà individuare le soglie di compartecipazione per le prestazioni specialistiche e la diagnostica, ma anche quelle che resteranno esenti e le esenzioni per i soggetti privi di reddito.
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L’ipotesi allo studio è quella di un ticket sanitario per le prestazioni specialistiche, di diagnostica strumentale e di laboratorio parametrato al reddito familiare equivalente (“rapportato alla numerosità del nucleo familiare”). In pratica, il Governo chiederà la compartecipazione dei cittadini alla spesa sanitaria (non in base all’ISEE ma al RE, ossia il reddito complessivo del proprio nucleo familiare al netto dell’IRPEF e incrementato del 20% del valore patrimoniale esclusa prima casa).
Secondo il ministro Speranza “oggi di fronte a un ticket sanitario non conta quanti soldi hai e non conta se sei un miliardario o una persona in difficoltà economica. Al di là delle soglie di esenzione, si paga sempre la stessa cosa. Io credo che su questo si possa intervenire con un principio molto semplice: chi ha di più deve pagare di più”. La bozza del Ddl esiste già e prevede comunque un tetto massimo di spesa (superato il quale non si dovrà più pagare) di tasca propria.