– Sabato 27 il Parlamento ellenico ha indetto un referendum sul programma il 5 luglio, votato dalla coalizione di governo e dall’estrema destra di Alba Dorata; in risposta, l’Eurogruppo ha confermato la fine del programma il 30/6, negando la proroga richiesta dal governo greco.
– Dopo l’annuncio, è ripresa la corsa agli sportelli. Con una decisione del 28 giugno, BCE ha congelato il plafond sull’ELA ai livelli di venerdì (89 miliardi). Non avendo accesso a liquidità aggiuntiva, le autorità monetarie elleniche hanno dovuto annunciare la chiusura delle banche per una settimana con decorrenza da lunedì 29, e l’introduzione di un limite di EUR 60 ai prelievi giornalieri di contante. Il limite non si applica alle carte bancarie di istituti esteri, in quanto in quel caso il drenaggio di liquidità è compensato da afflussi attraverso i circuiti internazionali di regolamento (fino a quando la Grecia ne farà parte). Riteniamo che la chiusura dovrà essere prorogata, a meno che il governo greco non compia altri passi verso l’uscita dall’Eurozona.
– Il 30 giugno la Grecia non pagherà il FMI e sarà ritenuta in arrears. EFSF potrebbe chiedere di accelerare il rimborso dei crediti, ma ciò appare improbabile. In assenza di una (improbabile) schiarita entro il 20 luglio, il governo greco sarà ovviamente impossibilitato a rimborsare anche le obbligazioni detenute da BCE. Quando lo Stato greco sarà dichiarato in default, come conseguenza quasi immediata il sistema bancario non sarà più solvibile, non avrà più accesso all’ELA e dovranno essere avviate le procedure per la sua ricapitalizzazione.
– L’esito del referendum del 5/7 è incerto, perché il Governo sta cercando di presentarlo come un voto sulle richieste dei creditori e non come un voto sulla permanenza nell’unione monetaria.
– In caso di vittoria dei sì, il governo Tsipras potrebbe teoricamente chiedere di negoziare un nuovo programma, nonostante Syriza stia proponendo di votare no al documento dei creditori, ormai ritirato. Questa è la tesi espressa da Varoufakis in una recente intervista, anche se teoricamente la bocciatura della posizione del governo dovrebbe consigliare a Tsipras le dimissioni. Il potere negoziale della Grecia sarebbe scarsissimo se non ci fossero significative pressioni sui mercati dell’Eurozona, come riteniamo probabile, e gli altri governi dell’Eurozona probabilmente non intendono concedere più nulla al governo Tsipras. Possibile crisi politica e istituzionale con il peggioramento della crisi economica. Le dimissioni di Tsipras potrebbero condurre a nuove elezioni. Le opposizioni sono divise, e quindi anche un nuovo round elettorale potrebbe rivelarsi insufficiente a produrre un cambio di governo, se non si coagulerà prima uno schieramento di moderati credibile – l’unico scenario che potrebbe avere un esito positivo. Non si può escludere, in caso di conferma di Syriza, una svolta dirigista e autarchica, sostanzialmente equivalente a quella descritta sotto.
– In caso di vittoria dei no, si ipotizzano 3 scenari: (1) il governo Tsipras potrebbe sperare di ottenere condizioni molto più generose in un nuovo negoziato (molto improbabile); (2) potrebbe negoziare un’uscita soft e assistita dall’Eurozona (possibile, ma politicamente poco plausibile visto il livello di scontro); (3) potrebbe andare allo scontro aperto con l’Unione Europea imponendo a BoG di rispondere al governo e non alla BCE, di rifinanziare le banche e lo Stato. Quest’ultima strada porterebbe rapidamente all’uscita dall’Eurozona, passando attraverso lo sganciamento della Grecia dai sistemi di pagamento dell’Eurozona, in un contesto di alta tensione e inusitato conflitto istituzionale proprio nel mezzo della stagione turistica. Gli scenari potrebbero essere accompagnati da un significativo aumento della tensione sociale in Grecia e a una radicalizzazione del confronto politico.
– Il rischio di contagio al resto dell’Eurozona (che va scisso dall’eventualità di una fase di risk-off sui mercati, inevitabile almeno in apertura questa mattina) è un’ipotesi piuttosto remota, dato il contesto istituzionale molto diverso rispetto alla situazione pre-2012 e alla sostanziale rescissione dei legami finanziari con la Grecia avvenuta negli ultimi anni. La BCE ha annunciato il28/6 che è disponibile “a impiegare tutti gli strumenti disponibili nell’ambito del suo mandato”. Un’azione decisa nella giornata di lunedì potrebbe mettere fine alla speculazione contro l’Eurozona, tenuto conto che in questa occasione non può contare su molte giustificazioni a livello fondamentale. Lo strumento più efficace è probabilmente costituito da un’accelerazione degli acquisti di titoli di stato nell’ambito del programma PSPP, eventualmente derogando alla ripartizione in base alla capitale e utilizzando un pricing più aggressivo rispetto alla prassi di questi ultimi mesi.
– Riteniamo invece altamente improbabile l’attivazione delle OMT, nel presente contesto. Le OMT richiedono a monte l’attivazione di un programma precauzionale ESM, PCCL o ECCL a seconda dei casi; ciò richiede tempi lunghi e potrebbe inviare un messaggio contrario a quello desiderato riguardo alla capacità dei governi di rifinanziarsi.
A cura di Intesa Sanpaolo S.p.A
Leggi tutto: http://www.soldionline.it/analisi-scenario/grecia-banche-chiuse-per-almeno-una-settimana-referendum-il-5-luglio?cp=1
Le risposte e proposte per il problema greco che si sono intrecciate hanno, secondo me, confuso due aspetti, quello umanitario e quello politico.
Sul piano umanitari il problema greco potrebbe avere una risposta “istantanea” abbastanza semplice perchè non si tratta di somme enormi che potrebbero essere sostenute senza problemi dai partner europei. Ma questa soluzione durerebbe lo spazio di un mattino e tra alcuni mesi ci ritroveremmo allo stesso punto.
Sul piano politico la cosa è più complessa. La Grecia da anni ha una situazione economica spaventosa legata forse ad una incapacità di trovare un governo “cattivo” che tenti di raddrizzare le cose.
L’ultimo governo, Tsipras, è stato votato sull’onda della protesta e delle promesse fatte senza avere la capacità di mantenerle.
L’Italia due anni fà ha abdicato alla volontà del resto dell’Europa e dopo lacrime e sangue, che purtroppo non sono ancora finite, ha più o meno recuperato qualcosa.
Il Governo Greco invece ha battuto i pugni sul tavolo e, ovviamente si è trovato un muro. Ad un debitore che si straccia le vesti si può anche aprire una linea di credito, ad un debitore che esige ulteriore credito a fronte dell’esibizione delle statue di Socrate o Parmedide….di chiudono le porte in faccia.
Ho espresso molte volte queste opinioni e molti mi sono saltati addosso con epiteti non gentili….ma pensaateci bene.
Le risposte e proposte per il problema greco che si sono intrecciate hanno, secondo me, confuso due aspetti, quello umanitario e quello politico.
Sul piano umanitari il problema greco potrebbe avere una risposta “istantanea” abbastanza semplice perchè non si tratta di somme enormi che potrebbero essere sostenute senza problemi dai partner europei. Ma questa soluzione durerebbe lo spazio di un mattino e tra alcuni mesi ci ritroveremmo allo stesso punto.
Sul piano politico la cosa è più complessa. La Grecia da anni ha una situazione economica spaventosa legata forse ad una incapacità di trovare un governo “cattivo” che tenti di raddrizzare le cose.
L’ultimo governo, Tsipras, è stato votato sull’onda della protesta e delle promesse fatte senza avere la capacità di mantenerle.
L’Italia due anni fà ha abdicato alla volontà del resto dell’Europa e dopo lacrime e sangue, che purtroppo non sono ancora finite, ha più o meno recuperato qualcosa.
Il Governo Greco invece ha battuto i pugni sul tavolo e, ovviamente si è trovato un muro. Ad un debitore che si straccia le vesti si può anche aprire una linea di credito, ad un debitore che esige ulteriore credito a fronte dell’esibizione delle statue di Socrate o Parmedide….di chiudono le porte in faccia.
Ho espresso molte volte queste opinioni e molti mi sono saltati addosso con epiteti non gentili….ma pensateci bene.