Il Fisco è pronto a lanciare la campagna d’autunno contro l’evasione, e i mezzi per recuperare le imposte non pagate sono molto più pesanti dopo i decreti e le conversioni di questa estate. Dentro ci sono, tra l’altro, l’abbassamento delle soglie per far scattare i reati tributari e un ulteriore giro di vite sulle società di comodo. Ma pronte all’utilizzo ci sono due novità “ereditate” dalla manovra di un anno fa. Il redditometro partirà fra meno di un mese e metterà alla prova le dichiarazioni dei redditi 2010. E soprattutto entra in vigore (a meno di una proroga sul filo di lana) la rivoluzione degli avvisi di accertamento, che cercherà di risolvere il problema delle lungaggini della riscossione. Addio cartella perché il j’accuse del fisco al contribuente sarà esecutivo (e quindi sarà un titolo per incassare la presunta evasione) già dopo 60 giorni. Un tassello fondamentale per raggiungere nel 2012 l’obiettivo di 13 miliardi da recuperare. Ma l’aumento dei poteri dell’amministrazione finanziaria rischia, secondo professionisti e categorie produttive, di schiacciare le tutele e i diritti dei contribuenti. Sarebbe stato meglio, per esempio, prevedere la non esecutività per i casi di evasione che hanno per oggetto il disconoscimento della deducibilità dei costi dichiarati dal contribuente per divergenze interpretative su norme spesso molto complesse. In sostanza, quando l’evasore non è materiale ma “interpretativo” bisognerebbe rinviare la riscossione fino al pronunciamento di un giudice. E qui si apre anche il problema della garanzia a termine: non è infatti corretto che la tutela del contribuente trovi limiti nel funzionamento della giustizia. Se il giudice non si pronuncia entro 180 giorni, il cittadino non ha certo colpe o responsabilità. Si potrebbe conciliare l’esigenza di accelerare la riscossione provvisoria dando il via all’esecutività degli atti solo dopo una pronuncia in tal senso nel giudizio di primo grado.