In gennaio, i diciassette paesi della zona euro emettono congiuntamente una moneta commemorativa per celebrare i dieci anni della circolazione di monete e banconote in euro. Il disegno sul lato “nazionale” della moneta, che è solitamente dedicato a motivi specifici per ciascun Paese, sarà lo stesso per tutti.
È la terza volta che i Paesi membri dell’area dell’euro hanno deciso di emettere una moneta unica anche nel disegno. La prima fu nel 2007, quando si celebrò il 50° anniversario del Trattato di Roma, con il quale nel 1957 sei Paesi, tra cui l’Italia, diedero il via all’avventura della costruzione europea. L’altra ricordò, nel 2009, i 10 anni dell’Unione Economica e Monetaria.
Per i cittadini europei più giovani, l’euro è l’unica moneta che abbiano usato. Il disegno dell’euro commemorativo ricorda non soltanto gli elementi caratterizzanti la moneta, dall’ormai noto simbolo “€” all’Eurotower, la sede della Banca Centrale Europea a Francoforte, ma anche diversi oggetti che evidenziano il legame tra la moneta e i cittadini europei: case, alberi, navi, fabbriche, pale eoliche.
Si tratta della rappresentazione grafica del ruolo fondamentale dell’euro e dell’UEM per lo sviluppo dell’economia europea. Negli anni precedenti la crisi, tutta la zona euro ha beneficiato della stabilità macroeconomica che ha consentito di mantenere bassi i tassi di interesse, contenere l’inflazione, rafforzare il mercato unico europeo e crescere per un periodo eccezionalmente lungo. Per i 332 milioni di cittadini che utilizzano l’euro sono stati eliminati i costi del cambio delle valute, le operazioni transfrontaliere sono più trasparenti e i consumatori possono confrontare i prezzi tra i vari paesi.
Ma la crisi bancaria del 2008 e le sue conseguenze hanno messo a dura prova il sistema. Senza la moneta unica, la crisi finanziaria mondiale avrebbe causato una serie di crisi delle valute molto destabilizzanti in Europa. Gli effetti sulle economie, i governi, le imprese e – in fin dei conti – sulla vita quotidiana delle persone sarebbero stati pesantissimi.
Oggi è chiaro a tutti che il successo dell’euro dipende dalla solidità e sostenibilità delle finanze pubbliche e dall’efficacia delle politiche macroeconomiche. L’Unione europea, e in particolare la Commissione, sta facendo la sua parte. Grazie alla normativa sulla governance e la vigilanza sui conti pubblici, recentemente rafforzata, esistono i mezzi per realizzare un risanamento in modo coordinato. Il patto di stabilità e crescita è stato rafforzato dal pacchetto di sei norme entrate in vigore nell’UE il 13 dicembre scorso. Inoltre, il “pacchetto fiscale” concordato dai leader dell’UE alla fine del 2011, contribuisce a rafforzare la disciplina di bilancio, intensificare il coordinamento delle politiche economiche e la governance di tutta l’area dell’euro.
Questi nuovi strumenti garantiscono, ora più che mai, il rispetto delle regole pattuite di comune accordo e contribuiranno a stabilizzare l’economia dell’UE e a impedire il ripetersi di una nuova crisi. Oltre alle norme fiscali e a un forte impulso alla riduzione degli elevati livelli di debito, le novità sono un meccanismo sanzionatorio credibile, e un quadro normativo efficiente per impedire e affrontare più ampi squilibri macroeconomici.
Tuttavia, oggi occorre un ulteriore sforzo, in termini di volontà politica e di determinazione, per rilanciare in tempi brevi la crescita economica, creare posti di lavoro e ripristinare la fiducia degli investitori e dell’opinione pubblica. È su questo aspetto che la Commissione, le altre istituzioni europee e i Governi nazionali lavoreranno in maniera prioritaria nei prossimi, ravvicinati, appuntamenti istituzionali. Sullo sfondo di questi sforzi c’è l’euro che non è solo il risultato di un accordo monetario, ma è soprattutto il simbolo dell’intenzione di collaborare con uno spirito di solidarietà a livello europeo.
di Matteo Fornara
Direttore della Rappresentanza a Milano