Cambiano le sanzioni per chi non rispetta le regole sugli spostamenti previste dai decreto per fermare il contagio Coronavirus: non più condanna penale ma solo multe, che però diventano ben più salate , e vengono meglio dettagliate anche le sanzioni per i commercianti che non rispettano le regole: stop all’attività da cinque giorni a un mese.
Sanzioni
Chi non rispetta le norme sugli spostamenti non incorre più nelle sanzioni previsti dall’articolo 650 del codice penale, che prevede la detenzione fino a tre mesi e una multa di 208 euro. La sanzione amministrativa diventa più alta. Va da un minimo di 400 a un massimo di 3mila euro. La sanzione è più salata se il trasgressore è alla guida di un veicolo, ma non c’è alcuna confisca del mezzo. La ratio è quella di aumentare il potere deterrente.
In base all’andamento dei controlli, è decisamente più alto il numero degli spostamenti non ammessi rispetto a quello delle violazioni negli esercizi commerciali. Gli ultimi dati, riferiti alla giornata del 23 marzo, vedono effettuati 228mila 550 controlli, in conseguenza dei quali sono state 9mila 949 le denunce.
=> Chiuse tutte le attività non necessarie
Gli esercizi commerciali controllati sono stati 87mila 558, denunciati 103 esercenti e sospesa l’attività di 25 esercizi commerciali. Salgono così 2 milioni 244mila 868 le persone controllate dall’11 al 23 marzo 2020, 102.316 quelle denunciate, 2.348, mentre gli esercizi commerciali controlli sono 1 milione 61mila 357, e 2mila 380 i titolari denunciati.
Poteri e autonomie
Le misure previste possono essere modificabili o reiterabili fino al 31 luglio, giorno in cui finisce l’emergenza. Non significa che le restrizioni proseguiranno fino a fine luglio. Questa è la data per la fine dell’emergenza Coronavirus che era stata prevista il 31 gennaio, ossia sei mesi.
Fino a quella data, Regioni e Comuni possono in autonomia modificare le misure emergenziali applicabili previa comunicazione alla Presidenza del Consiglio entro 24 ore dalla delibera. In ogni caso, le eventuali restrizioni previste dalle ordinanze regionali (che possono essere più severe di quelle nazionali) non possono essere in contrasto con i decreti del Governo. Vengono dunque armonizzati i poteri di Governo centrale ed enti locali in relazione alle norme sull’emergenza Coronavirus.
Meglio definito anche il rapporto fra Governo e Parlamento, in considerazione dell’alto numero di Dpcm (decreti della presidenza del consiglio dei ministri): l’esecutivo andrà periodicamente a riferire alle Camere. Infine, il ministero dell’Interno ha fornito alle prefetture la circolare con tutte le regole applicative del decreto 22 marzo, che prevede le restrizioni sugli spostamenti, in particolare fra diversi Comuni, e la chiusura delle attività produttive non necessarie.