La situazione di emergenza sanitaria in cui ci siamo trovati catapultati ha accentuato la necessità di utilizzare strumenti digitali per garantire, ove possibile, la continuità delle attività svolte prima della pandemia. La tecnologia e l’innovazione hanno permesso, permettono e permetteranno di garantire la resilienza operativa in periodi di forti criticità.
Telemedicina, e-commerce, e-learning e home-working sono solo alcuni dei termini con cui abbiamo imparato a familiarizzare in questa parentesi storica legata alla diffusione del Coronavirus. L’utilizzo delle piattaforme digitali (social, tool per videoconferenze) si è rafforzato notevolmente nella quotidianità della fase di transizione verso la “nuova normalità” che stiamo vivendo.
Ho trovato interessante un approfondimento di UNCTAD[1], pubblicato ad aprile 2020, in cui si sottolinea che la pandemia ha accelerato la transizione verso un’economia digitale (digital economy), accentuando, al contempo, il gap digitale. In particolare, nel nostro Paese è apparso evidente, come mai prima d’ora, che il divario digitale (digital divide), ossia il gap tra chi ha accesso alle tecnologie e chi (volontariamente o meno) ne è escluso, sia stato e permanga un fenomeno centrale di cui occuparsi.
Nel Report ISTAT “Cittadini e ICT | Anno 2019”[2], pubblicato nel dicembre 2019, si legge: “Nel 2019, in Italia, il 76,1% delle famiglie dispone di un accesso a Internet e il 74,7% di una connessione a banda larga. Tra le famiglie resta un forte divario digitale da ricondurre soprattutto a fattori generazionali e culturali. La quasi totalità delle famiglie con almeno un minorenne dispone di un collegamento a banda larga (95,1%); tra le famiglie composte esclusivamente da persone ultrasessantacinquenni tale quota scende al 34,0%”.
A far riflettere è stata la statistica relativa alle famiglie composte esclusivamente da over 65. Il gap, infatti, non è causato solo dall’impossibilità di accedere alla rete e alla tecnologia (il tema del digital divide socio-economico e infrastrutturale non sarà approfondito in questa riflessione), ma anche dalla mancanza di alfabetizzazione digitale tra i più anziani (digital divide intergenerazionale).
Per gli over 65, particolarmente colpiti dal COVID-19, il restare esclusi dai benefici del progresso tecnologico e dell’innovazione, a causa di una compromessa navigazione nel cyberspazio, accentuerebbe varie problematiche in un periodo già di per sé molto complicato e difficile.
Non solo l’esclusione dalle opportunità della società digitale inciderebbe negativamente sulla qualità della vita degli anziani, sulla salute e sulla sicurezza, ma, con buona probabilità, potrebbe anche contribuire ad aggravare i danni socio-economici che dovremo affrontare collettivamente.
Tra i potenziali benefici per la popolazione anziana si rilevano l’utilizzo dei servizi alla persona e alla cittadinanza, l’uso della telemedicina, un più ampio accesso alle informazioni, la comodità degli acquisti a portata di clic, il rinnovamento delle modalità di lavoro e il mantenimento delle connessioni sociali. Di seguito alcuni commenti.
- Utilizzo dei servizi alla persona e alla cittadinanza – Nonostante si possa accedere online a molti servizi per i cittadini, alcuni anziani non usufruiscono ancora di tale opportunità. Negli ultimi mesi si è reso necessario contingentare l’accesso in varie strutture erogatrici di servizi ed è apparso evidente agli over 65 il beneficio di poter gestire da remoto molte pratiche autonomamente, con l’eventuale supporto di un call center dedicato.
- Uso dei servizi di telemedicina – I servizi di telemedicina sono stati potenziati per venire incontro alle nuove esigenze della popolazione, pertanto vi è stato un concreto incremento nella possibilità di accedere a visite mediche “da remoto” per gli anziani. Tuttavia, resta il dubbio sull’effettiva possibilità di usufruire di questi servizi da parte loro. Al fine di minimizzare le visite di persona dal medico, ove possibile, la medicina da remoto è un’alternativa eccellente, poiché permette di evitare spostamenti e assembramenti in ambienti potenzialmente a rischio, pertanto è necessario che un numero sempre maggiore di anziani sia messo nelle condizioni di poterne usufruire senza criticità.
- Ampio accesso alle informazioni – Seppure le notizie principali, specialmente a carattere sanitario, siano veicolate tramite televisione, altre sono presenti (quasi) esclusivamente online. Essendo le informazioni presenti in rete potenzialmente di interesse anche per gli over 65, sarebbe necessario che potessero essere tutti in grado di recepirle, così avendo un più ampio accesso a esse.
- Comodità degli acquisti a portata di clic –La comodità di effettuare acquisti online in periodo di distanziamento sociale è evidente. Il rischio è che, anche in futuro, finché gli anziani non saranno a loro agio con la tecnologia né si sentiranno al sicuro a procedere con acquisti di beni non di prima necessità nei negozi fisici, essi possano decidere di non compiere nessuna spesa in assoluto, andando a ridurre i consumi con le relative conseguenze sull’economia.
- Rinnovamento modalità di lavoro – Alcuni anziani professionisti ancora attivi sul mercato del lavoro potrebbero avere la necessità di utilizzare il digitale per rinnovare la loro modalità di lavoro, e, se non in possesso di adeguate competenze ICT, potrebbero restare esclusi da alcune opportunità professionali proprio a causa della scarsa conoscenza del digitale.
- Mantenimento delle connessioni sociali – L’isolamento ha reso più forte l’esigenza per i più anziani di saper utilizzare adeguatamente gli strumenti tecnologici al fine di colmare la distanza con le persone care, ma non tutti hanno avuto l’opportunità di tenersi in contatto con familiari e amici attraverso, per esempio, le videochiamate.
Capgemini, nel report “The Great Digital Divide: Why bringing the digitally excluded online should be a global priority”[3], pubblicato a marzo 2020, sottolinea che le organizzazioni, sia pubbliche sia private, devono collaborare per assicurarsi che l’accesso ai servizi essenziali, una priorità globale, sia garantito anche alle persone sfavorite a livello digitale.
Si auspica di poter garantire al più presto un livello base di inclusione digitale per gli over 65, per evitare che una situazione già di per sé compromessa possa esacerbare ulteriormente la crisi, sia a livello micro (con effetti sul singolo anziano), sia a livello macro (con effetti sulla società nel suo complesso).
Investire sull’apprendimento delle competenze ICT da parte gli anziani, quindi, non sarà più da ritenersi “accessorio”, ma dovrà diventare a tutti gli effetti essenziale in questa fase delicata di ritorno a una nuova normalità, in cui rete e tecnologia saranno senza dubbio alleate preziose per la ripresa in senso lato. In tale cornice, sarà fondamentale aiutare il pubblico più maturo a diventare indipendente nell’utilizzo di internet, sensibilizzandolo sull’utilità e i benefici dell’utilizzo della tecnologia e informandolo adeguatamente sulla sicurezza digitale, al fine di non incorrere nei pericoli presenti sul web.
Poiché in Italia ci sono 14 milioni di over 65 e, secondo Eurostat[4], la percentuale (22,8%) di anziani nel 2019 è stata la più alta in Europa, si deve sperare che essi prendano confidenza con la tecnologia quanto prima. In particolare, a oggi la quota di internauti nella categoria dei 65-74enni raggiunge solo il 41,9%[5], una percentuale ancora troppo bassa.
di Chiara Poselle Bonaventura da EMBA Ticinensis
[1] https://unctad.org/en/pages/newsdetails.aspx?OriginalVersionID=2322
[2] https://www.istat.it/it/files//2019/12/Cittadini-e-ICT-2019.pdf
[3] https://www.capgemini.com/research/the-great-digital-divide/
[4] https://ec.europa.eu/eurostat/databrowser/view/tps00028/default/table?lang=en
[5] https://www.istat.it/it/files//2019/12/Cittadini-e-ICT-2019.pdf