Caccia ai talenti

Pubblicato il 1 Ottobre 2016 in da redazione grey-panthers

Caccia ai talenti, la scuola li finanzia
Il progetto del governo per individuare 500 ragazzi da seguire negli studi universitari. Aiuti anche agli studenti meritevoli e in difficoltà economica. Sarà confermato il bonus cultura. Nella legge di Bilancio 450 milioni
01/10/2016Decrease text size Increase text size
Invia ad un amicoStampa
la Repubblica
Roberto Petrini

L’insegnante di matematica aveva notato da tempo quel ragazzino un po’ introverso, che stentava nell’esporre, ma quando aveva a che fare con i numeri viaggiava ad una velocità superiore al normale. Ne aveva parlato alla professoressa di filosofia ed insieme avevano deciso di coinvolgere il preside. La segnalazione era arrivata sul tavolo della struttura territoriale del ministero della Pubblica istruzione che aveva deciso di sottoporre il caso alle procedure di selezione per l’accesso al programma speciale per i giovani talenti: chi avesse superato l’esame sarebbe stato preso in carica dallo Stato per il suo intero percorso formativo.
Sembra una sequenza tratta da quei film di fantascienza che dipingono un futuro ipertecnologico e razionale, invece il pacchetto ricerca e università che sarà inserito nella prossima legge di Bilancio prevede anche questo: ogni anno, attraverso procedure di scouting, saranno individuati e valutati 500 liceali o studenti delle scuole medie superiori, al quarto o quinto anno, “plusdotati” o “giftet”, come si dice, per essere in qualche modo “adottati” dallo Stato, finanziati con un assegno mensile e seguiti da un tutor fino al compimento degli studi e oltre, scuole di specializzazione e master all’estero compresi. Si tratta di quella che viene considerata una scommessa sul futuro del nostro paese sui suoi “piccoli geni”.
L’intervento costa una decina di milioni e si inserisce all’interno del pacchetto sul capitale umano, definito in codice “student act”, che prevede un intervento complessivo per potenziare le capacità e i risultati dei giovani impegnati negli studi. Un investimento che in tutto viene valutato in 450 milioni da inserire nella prossima legge di Bilancio.
Oltre al “programma talenti”sono previsti anche interventi più tradizionali con aiuti e provvidenze per gli studenti meritevoli e per coloro che non hanno le possibilità economiche per investire sul futuro. Nel piano è previsto anche il rinnovo per il 2017 del bonus cultura da 500 euro per i diciottenni riservato quest’anno a otre 570 mila ragazzi, in partenza in queste settimane, dal costo di 290 milioni.
La misura centrale in cantiere riguarda tuttavia gli studenti universitari che provengono da famiglie a basso reddito e che hanno bisogno di sostegno economico per proseguire gli studi. In questo caso il merito non è una discriminante, si tratta semplicemente di garantire il diritto allo studio: per questo motivo si sta pensando alla completa abolizione delle tasse universitarie per gli studenti che provengano da famiglie dove il reddito Isee (quello che viene calcolato per accedere ai servizi sociali) sia intorno ai 15 mila euro annui. Una misura per la quale il governo dovrebbe inserire circa 100 milioni.
Il terzo pilastro è l’intervento per gli studenti universitari meritevoli, al di là delle condizioni economiche della famiglia. In questo caso sarà potenziato il programma di borse di studio e l’accesso gratuito alle alte scuole di formazione sulla base di una selezione che non si baserà soltanto sul libretto universitario ma su una valutazione più generale basata su colloqui e test. Per il diritto allo studio con merito è previsto lo stanziamento di 50 milioni.
Il programma “capitale umano” non si esaurisce con gli studenti ma investe anche l’attività dei giovani ricercatori universitari. Per questa categoria è in allestimento un meccanismo che garantisca un assegno destinato a finanziare piani di ricerca o pubblicazioni su riviste internazionali, di cira 5.000 euro. L’assegno, o grant, sarà concesso direttamente ai ricercatori, o a team di studiosi, che presenteranno un progetto, senza passare attraverso la mediazione delle gerarchie accademiche