Dal 2 ottobre è iniziato il collocamento del nuovo BTP Valore, un titolo di Stato che merita attenzione.
La nuova proposta del Tesoro BTP Valore ha una durata di cinque anni e offre cedole trimestrali al 4,10% nei primi tre anni e al 4,50% negli ultimi due, oltre a un premio fedeltà dello 0,50% per chi lo manterrà fino a scadenza. Dopo un periodo di scarsa popolarità dovuto ai bassi rendimenti, i BTP sono tornati prepotentemente alla ribalta, suscitando l’interesse degli investitori italiani.
Perché sottoscrivere BTP Valore?
Si tratta di uno strumento semplice e accessibile, con un taglio minimo di mille euro, una tassazione favorevole al 12,50%, nessun costo di sottoscrizione e la certezza di ottenere il capitale investito a scadenza. Inoltre, sarà sempre possibile liquidare l’investimento in qualsiasi momento ai prezzi di mercato.
Perché non sottoscriverlo?
Il rendimento netto del nuovo BTP, per chi lo manterrà fino a scadenza, è pari al 3,85%, in linea con altri titoli simili di pari durata già presenti sul mercato. Il BTP Valore, sia per chi aderirà al collocamento sia per coloro che ne hanno già altri in portafoglio, espone a un rischio specifico, ovvero il rischio di concentrare i propri risparmi su un unico strumento. Inoltre, fa capo a un emittente il cui debito ha raggiunto livelli che iniziano a essere difficilmente sostenibili. Proprio in questi giorni stiamo assistendo a un aumento della tensione sullo spread, il differenziale tra il BTP a dieci anni e il titolo di Stato tedesco con scadenza equivalente che viene ritenuto più sicuro.
Un altro aspetto importante da tenere in considerazione prima di procedere con la sottoscrizione è dato dall’analisi delle alternative presenti sul mercato. Ci sono molte altre opportunità d’investimento con rendimenti potenzialmente superiori, dai titoli societari a quelli governativi stranieri. Per chi volesse esplorare queste alternative, è possibile trovarne di interessanti nella tabella pubblicata nell’inserto “Plus24” del Sole24ore, in edicola da sabato 30 settembre.
Un piccolo risparmiatore, però, non sempre ha la possibilità di diversificare adeguatamente su un’ampia gamma di obbligazioni. Per ovviare a questo problema si può ricorrere a strumenti come i fondi o gli ETF che altro non sono che grossi panieri di titoli ai quali i singoli partecipano collettivamente, ognuno con una propria piccola quota del portafoglio. Certo, molti di questi strumenti non hanno dato grandi soddisfazioni agli investitori ultimamente. È però giusto ricordare che il contesto dei tassi, fino a poco tempo fa, era ben diverso dall’attuale. I tassi dei BTP erano a zero o addirittura negativi e i rendimenti deludenti degli ultimi mesi sono in gran parte dovuti al repentino rialzo dei tassi registrato negli ultimi mesi che ha comportato una forte riduzione dei prezzi di questi strumenti.
In conclusione, chi volesse procedere con la sottoscrizione del nuovo BTP Valore deve innanzitutto fare un’analisi su quanti BTP ha già in portafoglio, capire se l’investimento è coerente con i propri bisogni e i propri obiettivi ed infine valutare tutte le alternative presenti sul mercato.
La differenza tra BTP Valore e BTP Italia
Una cosa, però, è certa: chi lo acquisterà non dovrà temere la delusione che ha colpito i sottoscrittori del BTP Italia. Sottoscritto da moltissimi risparmiatori non più tardi di sei mesi fa, questo strumento indicizzato all’inflazione sembrava essere uno degli investimenti migliori che si potesse fare in un contesto di inflazione elevata. Tuttavia, il meccanismo complicato utilizzato per calcolare la cedola, ha causato moltissime delusioni a chi l’ha sottoscritto.
Il BTP Italia, infatti, paga delle cedole minime fisse maggiorate della variazione dell’indice Foi, un parametro che rappresenta l’indice Istat dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati al netto dei tabacchi. In Italia, l’inflazione è ancora elevata, ma la variazione di questo indice, su base semestrale, ha smesso di crescere, comportando rendimenti molto inferiori rispetto alle aspettative.
Che fare, quindi, per chi ha in portafoglio questi strumenti? Vendere e comprare il nuovo BTP Valore, che sulla carta offre rendimenti più elevati, o restare fermi? Come sempre, non esiste una risposta univa a questo dilemma. I due titoli non vanno messi in concorrenza perché rispondono a esigenze diverse. La storia recente ci ha insegnato che una parte del portafoglio investita in strumenti il cui rendimento è legato all’inflazione, deve essere sempre presente e mai del tutto sostituita dai titoli a tasso fisso.
In fondo, l’inflazione è una variabile economica complessa e, anche se sembra sotto controllo al momento, non possiamo essere certi che sia stata definitivamente sconfitta. Pertanto l’equilibrio tra titoli legati all’inflazione e titoli a tasso fisso rimane una strategia di gestione patrimoniale saggia per moltissimi risparmiatori.