Alternanza scuola-lavoro. In regione centomila percorsi
Due anni dall’introduzione della legge 107, Diana Cavalcoli, giornalista del Corriere, fa il punto sulla situazione in Lombardia sulla base del recente Report di Assolombarda. Di seguito sono ripotati alcuni stralci dall’articolo pubblicato sul Corriere della Sera/Cronache, 17 Febbraio 2017, p. 15. «Gli oltre 100 mila percorsi attivati sono eterogenei e nella maggior parte dei casi nascono dal basso. […] Emblematico l’esempio della provincia di Milano dove si concentrano le imprese e gli istituti scolastici in alternanza. Tra i progetti avviati l’ambito più gettonato è quello scientifico-tecnico (27,4%) seguito dal manifatturiero (14,9%) e in terza posizione dall’istruzione (12,2%)». Molte sono le difficoltà per chiudere un progetto formativo. «Stando all’esperienza delle scuole lombarde prevalgono il fai da te, il passaparola, la conoscenza diretta. E all’orizzonte ancora non si vedono gli effetti dei protocolli d’intesa firmati a ottobre da Regione, Usr Lombardia e partner come Confprofessioni e Fondazione Telethon. Ci vorranno infatti mesi perché possano incidere a livello numerico. Nel frattempo gli istituti sperimentano percorsi “a misura di Pmi». Tra le criticità del modello lombardo c’è il divario tra i licei, neofiti dell’alternanza, e i professionali dove la crescita in azienda che data 2003. «Gli istituti “tradizionali” scontano in particolare la diffidenza degli imprenditori verso gli indirizzi poco pratici». In proposito è citato il punto di vista di Maria Grazia Acerbis dei licei del viale dei Tigli a Gallarate secondo la quale “una soluzione è puntare per il classico sulle ore nei musei e per le scienze umane su periodi in case di cura o nelle associazioni di volontariato”. Quanto conta l’esperienza nell’attività di collaborazione scuola-impresa? Un esempio significativo sta nella sinergia territoriale, promossa nel 2011 dall’Unione degli industriali della provincia di Varese, grazie alla quale-riferisce Tiziano Barea, vicepresidente di Univa-i ragazzi, «negli ultimi due anni di superiori dedicano un pomeriggio a settimana al lavoro in azienda con la possibilità di effettuare un tirocinio nel periodo estivo. Il risultato si vede dal fatto che nell’80% dei casi vengono richiamati i giovani conosciuti in precedenza».