Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha tenuto una conferenza stampa assieme al Ministro della Salute, Roberto Speranza, e al Commissario Straordinario per l’emergenza Covid-19, Paolo Francesco Figliuolo, per fare il punto sulla dibattuta questione del richiamo vaccinale con il diverso siero dopo la prima dose con AstraZenenca. Il Premier spezza una lancia sulla vaccinazione eterologa, ossia sulla seconda dose con un diverso tipo di vaccino. Lui stesso ammette di aver scelto questa soluzione per rafforzare la propria risposta immunitaria dopo aver ricevuto la prima dose con questo siero: riceverà la seconda con Pfizer o Moderna, su parere medico. “La cosa peggiore che si può fare è non vaccinarsi o vaccinarsi con una dose sola”.
Il Premier ha dichiarato che per chi ha meno di 60 anni c’è libertà di scelta. Dunque, firmando il consenso informato, ognuno potrà ricevere o meno la seconda dose con AstraZeneca o con un diverso siero. Opzione confermata dal Ministro Speranza: “nessuna obbligatorietà per i vaccini“. L’unico vincolo resta il consenso informato. Il Commissario Figliuolo ha chiarito l’immediata disponibilità della doppia scelta: è stata già fatta la pianificazione con le Regioni affinché siano assicurate dosi con l’eterologa per giugno e a breve anche per luglio: 990mila cittadini saranno vaccinati con mRna ed il ritmo della campagna resterà quello degli obiettivi del Piano, ossia 500mila somministrazioni al giorno.
L’obiettivo del Governo è di non rallentare la campagna vaccinale, per cui la libertà di scelta sembra la strada da seguire per evitare tentennamenti nella popolazione, soprattutto con una variante Delta alle porte che rischia di vanificare gli sforzi. Al momento, la variante è stata trovata anche in Italia in alcune decine di casi localizzati in Trentino-Alto Adige, Puglia, Campania, Veneto, Emilia-Romagna Lombardia e Lazio. Ma questo non significa smettere di guardare avanti e cogliere i frutti dei sacrifici compiuti, anzi.
Sullo stato di emergenza si deciderà invece quando saremo vicini alla scadenza. Al momento la data è fissata al 31 luglio 2021 ma è ovvio che non avrebbe senso far terminare per legge un’emergenza che di fatto è ancora fortemente sentita. Il punto è capire quale data segnale in calendario, ed anche in questo caso saranno i numeri sui contagi ad influire sulle decisioni di governo. E’ facile ipotizzare un doppio step, con un primo mini-slittamento a settembre, per poi valutare se ci sono le condizioni per rimuovere lo stato di emergenza (che ha tuta una serie di effetti di legge) oppure proseguire fino all’autunno inoltrato o a fine 2021.